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Referendum elettorale: che fare?

Il signor Calderoli, firmando quella sua legge che altro nomignolo non poteva avere se non "porcellum", ci ha messo nei guai, e doppiamente. Una prima volta perchè ha fatto svolgere le elezioni con una legge che lui stesso ha definito "porcata", ed una seconda per la questione referendum.

Leggo Pancho Pardi, di cui ho sempre avuto stima, sbracciarsi e gridare ai quattro venti di non andare a votare, boicottare il referendum. Detto da uno che proviene dai girotondi, ma ancora di più, dal social forum fiorentino, dall’idea che si debba partecipare, è quantomeno strano.

Il motivo è molto semplice: raggiunto il quorum , una vittoria del sì non porterebbe ad una nuova discussione della legge elettorale, ma alla sua applicabilità, facendoci cadere da un porcellum alla brace. Il referendum si propone non come abrogativo della legge, ma come abrogativo di tre sue parti, andando a porre dei cambiamenti assurdi a una legge assurda già in partenza.

In pratica con una vittoria del Sì, ed un porcellum rafforzato, un qualsiasi partito, che superi lo sbarramento del 4%, e che ottenga la più alta soglia di voti (non la maggioranza dei voti), si porterebbe a casa il 55% dei seggi. Quindi, per fare un esempio, un partito come Forza Italia, che alle elezioni del 2006 era il primo partito con il 23% dei voti, potrebbe governare da solo.
Ciò implica che il Pdl potrebbe governare da solo, senza Lega, con una maggioranza ancora più coesa, pur non rappresentando la maggioranza del paese.
Lo stesso vale per il Pd, ma dubito che possa risorgere all’improvviso e divenire il partito più votato d’Italia (sento ridere dal fondo della platea)

.

A fare riflettere è che le stesse cose le scrive Paolo Guzzanti. Ormai anti berlusconiano, si sa, ma del tutto concentrato sul suo centrodestrismo (a dimostrazione che si può essere di destra anche senza essere berlusconiani).


Fa riflettere, allo stesso tempo, che Franceschini parli di andare a votare e votare Sì.

A notare il problema è stata la stessa Corte Costituzionale, per quanto non interpellata ufficialmente, sottolineando semplicemente il rischio dell’eventuale legge partorita dal referendum: "L’impossibilità di dare, in questa sede, un giudizio anticipato di legittimità costituzionale non esime tuttavia questa Corte dal dovere di segnalare al Parlamento l’esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l’attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi (...)"

Sia Pancho che Guzzanti vanno avanti e mostrano un futuro prevedibile: referendum che raggiunge il quorum, sì che passa, legge porcellum rafforzata, il governo, in un modo o nell’altro cade volontariamente, elezioni anticipate, vince il Pdl da solo e cambia la costituzione, facendo approdare l’Italietta a un bel presidenzialismo senza alcuna garanzia democratica, che lasci il parlamento in un ruolo di secondo ordine.


Lasciamo da parte questo scenario probabile, ma ugualmente non accertabile. E pensiamo.
Cosa fare quel giorno, qual è l’azione veramente democratica?
Mi ci sbattezzo non riuscendo a capire come possa esserlo il NON andare a votare. Secondo Pardi: "Far mancare il quorum non è manifestazione di indifferenza. E’ difesa attiva della democrazia.". Io non riesco a dire la stessa cosa, e tuttavia mi accorgo di avere le mani legate.

Rimane Di Pietro. Per quanto uno dei suoi delfini, Pardi, appunto, si sbracci e gridi di non andare a votare, lui dice di sì, si deve andare a votare, e si deve votare sì. Ma, ovviamente, mette dei paletti: "Per noi vige l’equazione: si al referendum = eliminazione dell’attuale legge elettorale che, ricordo, gli stessi autori hanno definito “porcellum” (...) Ribadisco il sì ai quesiti referendari poiché rispetto le 850 mila firme dei cittadini, ma vorrei sapere dalle altre forze politiche le loro intenzioni sulla riforma della legge elettorale vigente. Se l’intento è partire dal referendum per cambiare il “porcellum”, l’Italia dei Valori è pronta a votare sì. Se l’intenzione è quella di usare strumentalmente le firme dei cittadini per avviare un processo di revisione che si concluda con un “porcellum II la soluzione finale” e con l’eliminazione dei partiti di opposizione, allora questo non lo accetteremo."

E pensare che io sono proporzionalista convinto...

Commenti all'articolo

  • Di Fabiano (---.---.---.200) 13 maggio 2009 17:04

    Confesso che sono parecchio confuso.
    Qual’è la realtà?
    Qualcuno ci può mostrare esattamente tutti gli scenari che si verranno a prefigurare in modo che ciascuno si possa fare un’opinione obiettiva?

    • Di sborgus (---.---.---.109) 13 maggio 2009 18:15

       Ciao Fabiano, a questi indirizzi trovi una analisi dettagliata delle questioni poste dal referendum (inclusi possibili sviluppi a livello politico-istituzionale) e una simulazione di come sarebbe andata l’anno scorso se si fosse votato con la legge interamente modificata dal referendum.

      http://www.termometropolitico.it/in...;

      http://www.termometropolitico.it/in...

      Ciao!

    • Di Riciard (---.---.---.241) 13 maggio 2009 19:41

      Leggere i due link, e le simulazioni sarebbe stato interessante, ma in realtà uno "non esiste" mentre all’altro manca un grafico.

      Ad ogni modo gli scenari possibili sono quelli descritti. O meglio quello è un possibile scenario se il referendum raggiungesse il quorum e vincesse il sì. Gli altri sono facilmente individuabili.
      Se il referendum raggiunge il quorum e vince il no rimaniamo con questa legge elettorale, probabilmente si attiveranno lega, Idv e Pd per cambiarla, idem se il quorum non viene raggiunto.

    • Di sborgus (---.---.---.94) 13 maggio 2009 22:27

      L’articolo del primo link è reperibile anche su AgoraVox al seguente indirizzo:

      http://www.agoravox.it/21-giugno-Re...

      Nel secondo link mancava un’immagine, ma ora dovrebbe funzionare. In ogni caso lo scenario era pressoché identico al secondo, tranne che assegnava un seggio in più (155) alla lista PdL (comprensiva, in questa ipotesi, del Mpa) e uno in meno (135) alla lista Pd/Idv.

    • Di Riciard (---.---.---.241) 13 maggio 2009 23:28

      Beh, grazie mille, allora ;)

    • Di Lord_Paramount (---.---.---.100) 25 maggio 2009 21:51

      Questo articolo in cui difendi il voto ti fa onore, nonostante tu sia un sostenitore del no, ed è una questione che si aggiunge a quella - molto più tecnica- proporzionale versus maggioritario.
      Si pensi soltanto al perché dell’esistenza delle voci SI e No nella scheda che ci viene consegnata. Se l’interpretazione dell’art.75 Cost. fosse quella per cui il No può legittimamente riversarsi nell’astensione, allora non avrebbe nemmeno senso prevedere il No sulle schede di voto. Ma solo allora si potrebbe dire che l’astensione consapevole è accettabile. Se non che la Costituzione fa una scelta diversa, e la fa in nome di un altro valore: la segretezza del voto. Se ci fossero solo Si nelle schede, si saprebbe con certezza che chi va a votare è d’accordo con una certa idea politica piuttosto che con un’altra. Dunque il No è il vero voto negativo, il vero voto che responsabilizza l’elettore, e l’astensione è il non voto di chi non è interessato. Purtroppo la disposizione costituzionale, messa in mano agli italiani, ha prodotto effetti deplorevoli: chi è per il No vuole in realtà fare il furbetto incamercando i voti di chi non andrebbe cmq a votare.

  • Di Lord_Paramount (---.---.---.100) 25 maggio 2009 22:05

    Nel merito invece, si dimentica un dettaglio di non poco conto.
    Tutti sostengono che approvato il referendum si andrebbe dritti al voto con la legge fuoriuscente. E’ semplicemente una previsione sbagliata: l’unico a volere il voto immediato può essere solo Berlusconi. Ma Berlusconi non ha la maggioranza assoluta dei voti in parlamento, non può scegliere di sciogliere le Camere se il resto del parlamento è di opposto avviso.
    La lega, dal canto suo, non rimarrebbe immobile di fronte a quell’esito, come del resto nessun parlamento è rimasto immobile di fronte all’approvazioni di referendum elettorali negli anni passati. Il referendum dà sempre l’indicazione di fondo, ma nel merito il parlamento può sempre intervenire per legiferare nel modo che ritiene più opportuno, pur seguendo le direttive referendarie.
    In questo senso, con l’approvazione del referendum sarebbe semmai sicuro un ritorno al Mattarellum, ossia alla legge precedente a quella di Calderoli, emanato proprio a seguito di un altro referendum elettorale in cui i sì vinsero, nel 1993. In quell’occasione l’indicazione referendaria fu quella di passare al maggioritario: il parlamento vi passo "a modo suo", con una legge per 3/4 maggioritaria e per 1/4 proporzionale.
    Si può insomma sostenere con una certa sicurezza che, in caso di vittoria dei sì, l’effetto non sarebbe quello di consegnare tutto il potere ad un unico partito, ma semmai, sarebbe quello di far preservare gli attuali equilibri di potere presenti in parlamento, pur nel dovere di tornare al maggioritario. Guardacaso, proprio quello che il Mattarellum garantirebbe.
    Cosa ci avremo guadagnato? Un ritorno al territorio da parte dei candidati, non più collocati nelle anonimissime liste di circoscrizione ma obbligati a conquistarsi il singolo seggio sul collegio scelto per la corsa elettorale. Con l’impossibilità per poche, influenti persone, di candidarsi in più circoscrizioni per poi determinare, con la scelta discrezionale del luogo della propria elezione, l’elezione o meno di altre persone.

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