Referendum e risparmio | Il Cnel dei miracoli
Egregio Titolare,
Il Cnel pare essere come il cavallo di Riccardo III, qualcosa che valga addirittura un regno.
di Luigi Oliveri
L’abolizione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro prevista dalla riforma della Costituzione appare essere uno dei motivi più forti per il Sì. E’, infatti, indubitabilmente un abbattimento degli odiosi “costi della politica”, una riduzione necessaria della spesa. Di quelle che non possono non giovare all’economia del Paese ed alla sua irresistibile ripresa.
Le affermazioni sono, naturalmente, suggestive. Sebbene la riforma della Costituzione tocchi 47 articoli, quasi un terzo della sua struttura, così presentata l’abolizione del Cnel sembra da sola un’argomentazione decisiva per salutare con favore la riforma, non solo per i suoi effetti di modifica della Costituzione vigente, ma soprattutto per l’influenza rilevantissima sull’economia ed i conti pubblici.
È il caso, però, caro Titolare, di verificare meglio. Non si vorrebbe che l’abolizione del Cnel si rivelasse, invece, un abbaglio e un buco nell’acqua, come è stato nel caso della disastrosa riforma delle province (anch’esse intaccate dalla riforma della Costituzione, che, si badi, non le abolisce, si limita a non menzionarle più, che è altra cosa).
Quanto proviene dal "fronte del sì" desta certamente l’impressione dell’impatto fortissimo che l’abolizione del Cnel possa avere: da ultimo, come si è appreso sulla cronaca, il ministro Maria Elena Boschi ha paventato il rischio che la vittoria del No possa determinare l’eliminazione del bonus da 80 euro, che, come è noto rappresenta una spesa in deficit di 10 miliardi l’anno (ah, scusi, egregio Titolare, si tratta di una riduzione delle tasse, vero, colpa mia).
Che abolendo il Cnel si possa finalmente riuscire a reperire in via definitiva e stabile i 10 miliardi e rendere fisso il bonus?
Per saperlo, occorre una complicata verifica: accedere al portale internet del Cnel e dare un’occhiata al bilancio di previsione del 2016. Leggendolo, si apprende che, effettivamente, l’abolizione del Cnel sarà un passo senza ritorno sulla strada del risanamento del bilancio pubblico. Infatti, la spesa totale del Cbel, pensi caro Titolare, è di ben 13,8 milioni di euro! Rapportati alla spesa pubblica complessiva, di 824 miliardi di euro, rappresenta la rilevante percentuale dello 0,0017%.
Ma ancor meglio percepibile è il clamoroso effetto finanziario ed economico dell’abolizione del Cnel sul portafoglio di ognuno di noi: rapportando la spesa ai 60 milioni di abitanti, si pensi che ciascuno potrebbe risparmiare la bellezza di 23 centesimi l’anno, cioè 0,0006 euro al giorno. In realtà il risparmio sarebbe leggermente inferiore, perché la spesa del personale del Cnel, circa 2,65 milioni non diminuirebbe.
Presa come misura a sé l’abolizione del Cnel, caro Titolare, sarebbe certamente meritevole di apprezzamento, perché comunque reciderebbe il cordone ombelicale con un ente che oggettivamente non ha mostrato capacità di produrre alcun valore utile.
Ciò che non funziona è lasciar apparire questa abolizione, rimanendo seri, come una concreta lotta allo spreco. Qualcuno dirà che da qualche parte bisogna pur cominciare e che anche 13,5 milioni sono importanti. Se, però, per una volta si iniziasse a contenere la spesa pubblica su aggregati molto più rilevanti, ad esempio come bonus o riduzioni di imposte patrimoniali finanziate in deficit, forse sarebbe molto più efficace.
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