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Referendum e consultazioni: ambiguità dei tigì italiani

Sotto accusa i tigì italiani nell'ambito della divulgazione delle date del referendum e dei temi oggetti delle votazioni imminenti

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A pochi giorni dalla tornata referendaria non sembra smorzarsi la tensione in atto oramai da tempo. L'interesse è rivolto al raggiungimento del quorum per la validità della consultazione popolare, e qui il ruolo dei notiziari italiani sembra essere di tutt'altra natura rispetto invece a quello che dovrebbero avere dei normali tg il cui unico compito è quello di informare correttamente. 

Gli appelli per andare a votare si sprecano in questi ultimi mesi ed a lanciarli sono quasi tutti gli esponenti delle forze politiche italiane e dai vari comitati pro e contro il referendum abrogativo; diversamente i tg, in particolare Rai Uno, Rai Due e Rete Quattro, sembrano essere al quanto disarcionati nella diffusione dell'evento referendario imminente. 
 
La prima rete nazionale - accusa il popolo del web - ha sbagliato addirittura nella divulgazione delle date in cui si deve andare a votare: il 13-14 giugno. Queste sono le date diffuse, uno sbaglio clamoroso considerato che le date ufficiali, da mesi, sono il 12-13 giugno. Una semplice svista? Per molti invece appare una faziosità belle e buona. Roberto Zaccaria, deputato PD ed ex Presidente della Rai, accusa tg2 tg4 di aver ignorato i temi referendari nell'ambito delle loro edizioni serali, che da sole possono essere viste da oltre 25 milioni di utenti, quota necessaria per determinare il quorum.
 
Il PDL invece invita a non strumentalizzare i temi referendari come arma di propaganda ulteriore contro il Governo, facendo un appunto, inoltre, sul fatto che - secondo loro - c'è un rischio altissimo di infiltrazioni mafiose nello sviluppo di energie alternative quali, per esempio, quella relativa alle pale eoliche.
 
Anche Veltroni invita, a mezzo facebook, a votare 4 volte SI esprimendo il timore che non si raggiunga il quorum necessario che invaliderebbero le consultazioni. Per cui tutti a votare. Crediamo, però, che tale invito del PD dovrebbe essere rivolto in prima istanza a quei "Democratici" che fanno parte del comitato del NO - sull'acqua pubblica - e che rappresentano una buona maggioranza (vedi quest'articolo).
 
In conclusione riteniamo che la politica italiana, almeno la maggior parte di essa e dei partiti maggiori, non abbia le idee molto chiare sui temi referendari e che i numerosi interessi che gravitano attorno all'energia nucleare e alle altre fonti alternative decretino una sorta di limbo d'informazione che di sicuro non piace al popolo.
 
Eduardo Parente

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