Reddito di cittadinanza e lavoro: la verità che le istituzioni non vogliono vedere
Il famoso reddito di cittadinanza, lo strumento tanto amato e tanto odiato da imprenditori, politici e lavoratori, uno strumento di integrazione sociale e contro l’abbandono delle minoranze che lottano quotidianamente per una vita dignitosa, Questo dovrebbe essere il senso del reddito di cittadinanza.

Mettendo da parte l’etica morale di alcune persone che ne fanno un vanto nel percepirlo e nel contempo lavorare in nero, quel lavoro in nero sottopagato a pochi euro all’ora, per orari disumani e contro ogni qualsiasi contratto nazionale, di qualsiasi categoria si voglia.
Nell’ultimo periodo si è parlato molto, si è inneggiato allo scandalo dei poveri imprenditori che non trovano manovalanza nei campi e nelle industrie, ma è mai possibile che l’Italia, anzi, il SUD ITALIA (come inneggiano ormai migliaia di testate giornalistiche) sia una mandria di sfaticati? Io ci vivo in quel Sud Italia, si proprio in quello che dicono dove non abbiamo voglia di lavorare, dove hanno fatto un’analisi che al Sud, nella regione Campania nello specifico, il numero di percettori di questo bonus è pari al numero di percettori di tutto il Nord. Di sicuro chi ha fatto questa analisi non si sarà basato solo sui numeri, ma avrà valutato le condizioni sociali, i salari medi, il numero di “imprenditori” che hanno regolarmente assunto i dipendenti, e poi dopo hanno applicato un contratto adeguato alla mansione, ed ancora dopo hanno pagato (se hanno pagato) le ore realmente lavorate, e non quelle trascritte su un foglio A4 modificato a destra e a manca per far risultare il totale pattuito con una stretta di mano.
Una stretta di mano, di quelle che al Sud ha ancora un valore, un valore morale, un valore di integrità tra 2 persone che non verranno meno alla parola data, ma non è così, spesso ci si ritroverà a lavorare ore in più, giorni in più, ci si ritroverà volenti o nolenti al bivio “o lavori come dico io o sei fuori” “se non ti sta bene quella è la porta” “qui si lavora così adattati, lo sapevi quando hai accettato il lavoro” ; esattamente quel bivio dove da un lato si hanno figli, famiglia, casa, spese quotidiane, mensili, bollette e varie. Una leva gratuita che si mette nelle mani dell’imprenditore senza scrupoli di turno.
La colpa è anche di chi accetta queste condizioni, e soprattutto non denuncia queste condizioni disumane, forse per paura, forse per il dubbio nel riuscire a ritrovare un lavoro che già è stato tanto atteso, forse per i figli, forse per le spese universitarie, forse per non gravare ulteriormente sulle spalle dei propri genitori forse per mille motivi che possono alienare nella testa di chi tutte le mattine seppur a nero, va a lavoro con il sorriso.
L’analisi andrebbe fatta su quanti di questi percettori rinuncerebbero al sussidio al ricevimento di un’offerta di lavoro regolare, con le ore congrue al contratto, con la retribuzione commisurata alle ore realmente lavorate, con gli assegni familiari realmente versati e con tutti gli strumenti offerti dallo stato; quella è un’analisi corretta.
Dietro ogni “furbetto” c’è un imprenditore ancora più furbo, che si nasconde, si nasconde dietro ad un dito, basterebbe poco per guardare oltre quel dito, per dire “scusi, ma quanto le ha offerto il suo titolare? A quali condizioni?” e le stesse regole valgono per chi il lavoro lo rifiuta, non ho mai visto un imprenditore accettare un lavoro a condizioni svantaggiose, non ho mai visto un “paladino del lavoro” che offra un lavoro pagato più del minimo stabilito dalle tabelle salariali.
Il lavoro c’è, ma non esiste punto di incontro tra domanda e offerta, da un lato abbiamo gli imprenditori che vogliono pagare poco perché altrimenti non “ci escono con le spese” dall’altro abbiamo chi non vuole essere sfruttato, sottopagato e bistrattato.
Sia chiaro, i nostri concittadini che vivono al nord non sono esulati da quanto scritto in precedenza, anzi spesso anche loro si trovano nelle stesse identiche condizioni, anche loro devono stringere mani viscide proteggendosi con la loro dignità ed integrità, ma hanno tutele, che qui al sud non si conoscono.
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