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Rapimento Torsello: Kash smentisce le spiegazioni di Gino Strada (Emergency)

Sabato 10 marzo abbiamo pubblicato la prima parte del botta e risposta tra Gabriele Kash Torsello (il fotoreporter italiano rapito in Afghanistan nel 2006) e Cecilia Strada (presidente di Emergency). Quest'ultima aveva risposto alle domande che Torsello aveva fatto in una lettera aperta: le domande riguardavano alcuni risvolti del suo sequestro, a detta del giornalista poco chiari. Dopo i chiarimenti di Cecilia Strada, segue la replica del fotoreporter.

La redazione di AgoraVox Italia.

Ciò che tu (Cecilia Strada, ndr) affermi corrisponde, più o meno, alla versione dei fatti che voi (Emergency-Peacereporter) avete indirizzato ai media, e quindi al pubblico.

Sì Cecilia, a proposito di film, te la racconto io un’altra storia. Nel 1994 ho visitato per la prima volta una zona ostile, il Kashmir, dove le ambulanze venivano fatte saltare in aria, i medici minacciati di morte, torturati, arrestati e qualcuno anche ammazzato, perché curavano i pazienti feriti da armi da fuoco. Era un luogo dove le Ong Internazionali non potevano entrare. La gente veniva sentenziata sul posto solo perché aveva la barba lunga, o perché non erano chiusi in casa quando scattava il coprifuoco.

Questa prima esperienza nella Valle del Kashmir (territorio in disputa tra India e Pakistan) mi ha permesso di capire che spesso la vita che vediamo, e che ci viene raccontata, è come un film in cui lo spettatore raramente vede cosa accade intorno al set cinematografico, ma solo la sequenza di scene che il regista vuol far vedere oscurando e nascondendo il backstage.
 
Tutto ciò sta cambiando, ora si riprende anche il fuori scena per far capire – agli spettatori - ciò che accade durante le riprese del ‘film’.
 
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Foreigners are not allowed
Photo © Kash Gabriele Torsello 2005 Tribal Area Pakistan/Afghanistan Border
 
Se per te, e chi ti sta attorno, la mia ricostruzione dei fatti accaduti prima del sequestro appartengono ‘a un altro film’ ti racconto il backstage limitandomi a replicare alle tue ultime risposte. Dopo passeremo anche ai fatti accaduti durante e dopo il sequestro.
 
Ciò che tu affermi corrisponde, più o meno, alla versione dei fatti che voi (Emergency-Peacereporter) avete indirizzato ai media, e quindi al pubblico. E’ questo il motivo per il quale avrei voluto incontrare Gino Strada di persona, proprio per raccontare la mia versione dei fatti, perché sembrerebbe che voi non ne siate a conoscenza.
 
Non ho mai avuto la possibilità di incontrare il fondatore della cara Emergency che ‘mi avrebbe salvato la vita…’ neanche una ‘banale’ email di risposta. Avete scelto di tagliarmi fuori da ogni forma di dialogo il giorno in cui mi sono permesso di contraddire Gino Strada quando rivelò dettagli del riscatto alla stampa mondiale. Su questo ultimo punto avrò modo di approfondire più in là, ora torniamo all’oggetto di questa comunicazione.
 
La vicenda che tu descrivi nella prima risposta “…c’era uno straniero deficiente che fuori dal palazzo del governatore faceva foto dove non si potevano fare foto, che era sicuramente uno straniero ma che era vestito da afghano...” e che ti risulta “..che questa sia stata la prima volta in cui abbiamo avuto notizia del fatto che c’era un italiano nella regione..”, si riferisce al 26 settembre 2006, quando ci fu un attacco Taliban all’ingresso dell’edificio del Governatore dell’Helmand. Quel giorno ero l’unico reporter presente e ovviamente ho fotografato. Le varie forze di sicurezza, che man mano arrivavano nel luogo dell’esplosione, non mi permisero di avvicinarmi ai pezzi di carne umana spappolata per terra, ma comunque ho documentato il fatto.
 
Questa notizia fu anche riportata dalla vostra Peacereporter, e sai perché? Perché Rahmatullah, il responsabile del vostro ospedale a Lashkar-Gah, con il quale ero già in contatto, mi chiamò dopo aver saputo della presenza di “uno straniero… che fotografava” sul luogo dell’attentato. Così accettai l’invito di rivederlo nel suo ufficio per scambiare due chiacchiere e trasmettere le foto sul mio server utilizzando la vostra connessione internet che inizialmente mi era stata concessa rispettando le regole, ovvero facendo controllare cosa e dove trasmettevo.
 
Inoltre, in questa occasione, Rahmatullah mi chiese copia delle foto che, guarda caso, furono anche pubblicate da Peacereporter in quel periodo (cerca nell’archivio di Emergency se non ti risulta…).
 
Il primo contatto con il personale di Emergency è avvenuto il 22 settembre 2006 (quattro giorni prima da quanto risulta a te). Rahmatullah e Marina, l’infermiera, vennero a trovarmi nella mia stanza d'albergo, ci scambiammo i numeri di telefono e mi invitarono a visitare l’ospedale (clicca qui per ulteriori info). 
 
Ma a te non risulta e non risulta neanche al Corriere della Sera quando il 4 novembre 2006 pubblica: “Gino Strada, il fondatore di Emergency, ricorda come è cominciata: «Noi ci siamo trovati coinvolti per un fatto banale; Gabriele Torselloè passato dall' ospedale di Lashkar-Gah il giorno prima di essere rapito. E visto che siamo gli unici civili occidentali nell' area di Helmand ha indicato noi ai rapitori come riferimento.”
 
E non risultava neanche al resto dei Media, perché chi aveva il monopolio dell’informazione sul “Sequestro Torsello” era la vostra agenzia stampa Peacereporter, il cui direttore, Maso Notarianni, il 16 ottobre 2006 dichiarava al R.O.S. di Milano che: “A proposito del motivo per cui il Torsello ha chiamato proprio il personale di Emergency nella persona del Rahmatullah, devo dire che circa un mese fa il Torsello era stato a Lashkar-Gah prima di dirigersi verso Musa Qala, dove aveva fatto un reportage sugli effetti dei bombardamenti NATO su quella città. Prima di andare via aveva scambiato il numero di telefono con il personale di Emergency tra cui proprio il Rahmatullah. Voglio aggiungere che la struttura di Emergency è l’unica struttura civile e occidentale del sud dell’Afghanistan e per questo punto di riferimento di chi si reca in quei luoghi…
 
Tu, Cecilia Strada, Presidente di Emergency, il 9 febbraio 2012 continui a sostenere che non so di visite in albergo…” e allora visto che vi ostinate a non credermi (e a non confrontarvi con me) te lo racconto con le parole dell’uomo di fiducia di Gino Strada, lo stesso Rahmatullah Hanefi: “…mentre eravamo con gli italiani e stavamo giocando a palla a volo nella foresteria, venne un autista di Emergency e disse che la polizia locale aveva arrestato un italiano. Iniziammo a contattare i networks ma tutto il personale di Emergency in Helmand era al suo posto. Mi fu quindi chiesto di interessarmi della cosa, così andai nel dipartimento di polizia dove mi dissero che avevano portato un italiano, ma dal momento che aveva tutti i documenti in regola era stato rilasciato ed era alloggiato allo Spin Ghar Hotel… io e Marina andammo a trovare il giornalista italiano nell’albergo, si chiamava Gabriele, indossava dei vestiti afghani, aveva una barba lunga e i capelli arruffati…”. Questa è parte di una testimonianza ufficiale, firmata anche con le impronta delle dita del vostro ex-responsabile dell’ospedale di Lashkar-Gah.
 
Riguardo alla mia domanda specifica sull’utilizzo della vostra connessione internet e l’autorizzazione a fotografare, affermi che “Il primo approccio con te non è stato che tu ci hai chiamato in ospedale dicendo: Ciao vorrei vedere il vostro ospedale”. In effetti il primo approccio è stato diverso, fu lo staff locale a contattarmi e a invitarmi a visitare il vostro ospedale, e solo giorni dopo chiesi ufficialmente l’autorizzazione al Responsabile del programma di Emergency in Afghanistan, il dott. Marco Garatti, il quale, dopo essersi consultato con i dirigenti di Milano, respinse le mie richieste.
 
E infine, alla mia ultima domananda riguardo al perché il vostro responsabile della sicurezza insistette così tanto a farmi prendere quell’autobus, rispondi “A me risulta un’altra storia che tu volevi farti un tuo viaggio e che tu abbia chiesto un aiuto logistico nell’acquisto dei biglietti”.
 
E da quando siete un’agenzia viaggi? Se avessi voluto chiedere supporto logistico per il viaggio, vi avrei chiesto un ‘passaggio’ su quell’aereo che partiva proprio in quei giorni da Lashkar-Gah per trasportare vostro materiale e/o personale a Kabul.
 
Sì Cecilia, non siete un internet-point e decidete voi a chi far fotografare il vostro ospedale, ma per cortesia smettetela di prendere in giro la gente. Mi riferisco agli appelli pubblici di Gino Strada quando dichiara che“..basterebbe guardare e intervistare i pazienti del nostro ospedale di Lashkar-Gah…” per rendersi conto degli effetti dei bombardamenti nell’Helmand.
 
E come se non bastasse il fondatore di Emergency si lamenta ai microfoni di RAI3 “…si svolge una campagna militare di bombardamento…in totale assenza di informazione, non c’è un giornalista…”.
 
E’ vero, ci sono pochissimi giornalisti che si addentrano in luoghi chiusi e vietati alla Stampa ma è anche vero che voi collaborate a tale censura.
 

 
Leggi anche: Botta e risposta tra Gino Strada (Emergency) e il fotoreporter Gabriele Torsello (rapito in Afghanistan nel 2006)
Questo articolo è stato pubblicato qui

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