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Ragazzo morto in discoteca nel Salento: il buonsenso di stare zitti

Dopo tante polemiche sullo "sballo" senza regole dei giovani, l'autopsia rivela che il povero ragazzo deceduto all'uscita di una discoteca del Salento era malato di cuore. L'episodio era diventato un caso mediatico perché paragonato a quanto accaduto al Cocoricò di Riccione dove un minorenne era morto per assunzione di droghe. Ecco perchè a volte è necessario usare prudenza e buonsenso prima di parlare.

Ho atteso volutamente oggi prima di scrivere un articolo sulla vicenda del ragazzo diciannovenne deceduto in discoteca a seguito di un malore avuto all'uscita del noto locale "Guendalina" nel Salento la notte tra sabato e domenica scorsi.
Ho atteso come prudentemente e intelligentemente ha fatto il Questore di Lecce prima di assumere qualsiasi decisione circa l'opportunità o meno di chiudere temporaneamente la discoteca dove è avvenuto il decesso.

Questo perché la dinamica e alcuni elementi riscontrati nell'immediatezza del tragico evento hanno suscitato più di un dubbio agli osservatori più attenti sulle possibili cause del decesso del ragazzo.
Purtroppo il buonsenso di attendere i risultati dell'autopsia non lo hanno avuto in molti. Giornalisti, politici e commentatori elevati ad esperti dal "megafono dei social" hanno preferito rispondere all'esigenza frenetica di confezionare la polemica da servire in pasto al "popolino", sfruttando l'onda emotiva di quanto accaduto al "Cocoricò" di Riccione qualche settimana fa (dove un minorenne era morto per assunzione di extasy) e in barba a qualsiasi etica del proprio ruolo professionale e pubblico.


In sostanza i primi dati che arrivano dall'autopsia affermano che Lorenzo Toma, il ragazzo deceduto nel Salento, era affetto da una malattia cardiaca congenita (cardiomiopatia ipertrofica) che può causare anche malore e morte improvvisa. L'autopsia eseguita dal dottor Alberto Tortorella all'ospedale Vito Fazzi di Lecce rivela quindi come il ragazzo fosse purtroppo un soggetto a rischio dal punto di vista della salute. Gli effetti della malformazione cardiaca di cui era affetto, mai rilevata evidentemente nelle normali visite mediche, possono essere favoriti nella loro gravità anche dall'assunzione di alcol e in condizioni di forte stress ma tali eventualità non sono necessariamente determinanti alla comparsa del malore.
Per capire, comunque, se l'eventuale assunzione di bevande alcoliche o di altre sostanze possa essere stata una concausa del malore bisognerà attendere gli esami tossicologici i cui risultati arriveranno tra sessanta giorni.

Che dire dunque? Innanzitutto che è stato fatto un gran baccano parlando di chiusura di discoteche, gioventù bruciata dallo sballo sfrenato e, addirittura, come ha dichiarato l'ormai ex sindaco di Gallipoli, Francesco Errico, di "genitori che dovrebbero smettere di procreare perchè incapaci ad educare". Sicuramente il primo cittadino della località italiana più incline al "divertentismo" giovanile, proprio perché il problema del cosidetto "sballo" ce l'ha in casa, avrebbe potuto usare meno impulsività e aprire, magari tra qualche giorno e con parole più adeguate, un dibattito serio sull'educazione dei giovani al sano divertimento. Così la "città più bella del mondo", come lo stesso Errico la descrive nel suo profilo Twitter, si sarebbe resa protagonista anche di un programma di informazione ed educazione culturale da affiancare all'accoglienza (spesso disordinata) di migliaia di giovanissimi che la raggiungono ogni anno per passare le vacanze tra lidi, concerti e discoteche.

Il caos mediatico prodotto dall'episodio del Guendalina invece non ha tenuto conto del dolore della famiglia del ragazzo nè della scrupolosa valutazione delle informazioni raccolte e ha mancato totalmente l'appuntamento con la sensibilità. Ma soprattutto sono mancati la prudenza e il buonsenso di stare zitti, almeno per un po'.

Viviamo in una società frenetica che ha paura di rimanere indietro. Ognuno si sente in dovere di esprimere giudizi, di commentare, di parlare. E' la corsa al protagonismo mediatico.
Dovremmo tornare ad imparare dagli antichi, dalla filosofia di Socrate o dallo "scetticismo pirroniano" col quale si faceva della "sospensione del giudizio" la bandiera della vera saggezza.
Iniziamo a dubitare di più di ciò che ascoltiamo e vediamo, impariamo a porci domande e ad attendere prima di dare per forza risposte. Vivremo tutti in una società migliore e più rispettosa del prossimo.

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