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Raffaele Lombardo: vita, mafia e miracoli...

Un siciliano in Sicilia, fa notizia? No. Un mafioso in Sicilia, fa notizia? Nemmeno. Ed in realtà, di Mafia e mafiosi in giro anche al di fuori della Regione di elezione, ce ne sono e tanti. A volte fanno notizia. A volte fanno “semplicemente” parte del tessuto nazionale. Ed internazionale.

La parola “Mafia” è continuamente utilizzata anche senza ragioni logiche, appellando con questo nome qualsiasi evento o persona che in realtà, non facendo parte della reale organizzazione così denominata, si macchi di qualsiasi atto risalente ad una qualsiasi piccola o grande organizzazione malavitosa, fino a coprire – addirittura – le grandi organizzazioni malavitose estere, come la Yakuza giapponese o la “mafia” – infatti – cinese. Chissà, forse qualche vero mafioso stringe i denti dalla rabbia, quando la parola Mafia viene accomunata a qualche azione camorrista o ‘ndranghetista. Ma che volete: è il prezzo della fama. Mondiale. 

Vi parlerò oggi, di uno dei personaggi siciliani di spicco e più controversi degli ultimi anni: l’attuale – per poco ancora? – Presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo. Ora nuovamente inquisito per collusione con la Mafia e voti di scambio. Mafiosi.

Fece scalpore nel 2008, la pubblicazione sul web di un pesante file .zip che conteneva tutti – o quasi – i nominativi, con tanto di generalità e “desiderata” in cambio del proprio voto. La cartella zippata fece un rapido giro per la Rete e venne scaricata da un po’ di internauti che forse, la conservano gelosamente sul proprio PC. Non si sa mai. Tutto può servire, prima o poi…

Lombardo, siciliano doc, inizia la sua scalata politica nei primi anni ’70 nel Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana. Assume di anno in anno, nuove nomine, nuove conoscenze politiche – e non solo – ed assurge via via a compiti sempre più prestigiosi, arrivando a divenire nel ’98 e dopo esser stato prosciolto dalla prima accusa di collusione con la mafia, vicesegretario del Centro Cristiano Democratico Siciliano.

Clamorosa la notizia – si era nel 1997 – dell’acquisto da parte di Raffele Lombardo e per una cifra realmente irrisoria, di un intero archivio di documenti e libri di vario genere appartenuti agli eredi di Giovanni Verga. Per tacitare le voci che gridavano allo scandalo, Lombardo decise allora di donare tutto il pacchetto da poco acquistato, “generosamente” al Comune di Catania. Come dire: “’Sta roba è mia, voi me la tenete”… Ma vuoi mettere la bella figura?

Passano circa dieci anni, fitti di impegni istituzionali, fratellanze politiche poi rinnegate, scalate al potere, e qualche défaillance strada facendo, ed ecco Raffaele Lombardo che, con una maggioranza schiacciante – ottiene il 65% delle preferenze alle elezioni per la presidenza della Regione siciliana. Siamo nel Febbraio 2008 e l’alone di intoccabilità di Lombardo fa pensare a molti che vi sia qualcosa di “trascendente” nel neo eletto Presidente, che da subito e grazie al suo Movimento indipendentista MpA (Movimento per l'Autonomia) che stringe via via accordi anche a volte bizzarri o controversi, diviene a tutti gli effetti il padrone di casa della Regione più chiaccherata, indefinita ed indefinibile di una Italia già mai unita e semmai da ricomporre. Prima o poi.

Ora: tirando fiato e somme, e di qualsiasi Regione nazionale siate, come è mai possibile dubitare che un personaggio politico siciliano, radicalizzato nel territorio natio fino a diventarne Presidente, e fino a decidere in pratica le sorti di ogni singolo cittadino residente, non abbia mai e poi mai avuto a che fare con l’organizzazione tradizionalmente nata nella regione fulcro di un Sud fatto di pallottole, scioglimento nell’acido di corpi di vario genere, e pilastri di autostrade dove – si vocifera – in ognuno sia contenuto il corpo di qualche morto ammazzato fra faide di “famiglia” ed affari non meglio identificati? Sarebbe come dire che a Milano c’è il sole tutto l’anno, in Padania non abbiano mai visto la nebbia ed a Roma il Colosseo non esista.

Certamente, sarà (?) la Magistratura – trita frase di rito che noi giornalisti siamo chiamati ad usare in casi come questi – a far chiarezza sulle accuse dirette attualmente a Raffele Lombardo sia per ciò che riguarda la collusione con la mafia, sia i famosi voti di scambio di cui, come scrivevo prima, molti hanno avuto la fortuna di poter leggere nome per nome, e desiderata per desiderata.

Un paio di anni fa, per lavoro, seguii dal di dentro alcune riunioni dell' MpA della sede di Roma. La cosa più "divertente" fu proprio sentire, dalla voce di uno dei “sottopancia” di Lombardo la frase: “Nel MpA non si fanno favori… Tutti devono fare il proprio se vogliono entrare a far parte attivamente del MovimentoDa sbellicarsi dalle risate se non fosse stato tragico il tutto, nella relatà dei fatti. Quel giorno evitai di ridere, sapevo che sarebbe arrivato un giorno in cui di quei voti di scambio si sarebbe finalmente potuto parlare in modo diverso.

In quei file c’è di tutto: dalle richieste di passare in alto in graduatorie in fase di esami per impieghi pubblici, ad altre come quelle per posti di lavoro addirittura creati ad hoc o a migliorie urbane in paesini arroccati in qualche posto dimenticato da Dio o in qualcuno dei troppi Enti inutili spesso proprio situati nella Regione Sicilia e mai davvero né censiti a dovere né accorpati di conseguenza.

Lombardo della Sicilia conosce ogni aspetto. È il suo dovere/diritto di Siciliano facente parte della più alta dirigenza del suo Paese natio. Come si può pensare infatti, che certi fatti ed anche certi misfatti che comunque, palesemente portano la sua firma, non debbano essere passati al vaglio dalle Famiglie che notoriamente controllano più o meno silenziosamente la Regione?

Facciamo un esempio, che forse non tutti conoscono. La Sicilia, è la regione del sole e del mare. Sul mare infatti, dalla costa continentale alla costa siciliana e per un percorso di ben 3.300 metri, dagli anni ’70 si mette su l’affare Ponte sullo Stretto. Si crea difatti per la bisogna (di chi?) la Società Ponte sullo Stretto s.p.a. che da allora fino ad oggi, ha prodotto unicamente qualche centinaio di inutili – per la totale improduttività per la nazione – posti di lavoro, una quantità enorme di voti di scambio e contatti ferventi, anche se nascosti, con le cosche mafiose più di rilievo in Sicilia. Che a seconda dei periodi storici, della convenienza, e delle gestioni che si sa, cambiano anche nella malavita, hanno utilizzato il Ponte come una sorta di tavolo di trattative che non trova mai né la parola “fine” né la determinazione, in un senso o in un altro, di un progetto palesemente creato ed usato per scopi diversi da quelli propagandati. Così vanno le cose, quando a gestire il territorio, non sono le Istituzioni ma le organizzazioni malavitose. A pensarci bene, che si chiamino Istituzioni o organizzazioni malavitose, appare poco chiara quale sia la differenza, ma non volendo scadere nella facile polemica da bar, andrò oltre… 

E che dire del sole? Il sole siciliano appare essere persino diverso da quello – eppure è lo stesso – di cui si possa beneficiare in qualsiasi altra Regione d’Italia. E da quel sole, il nostro Don Raffaele che tutto gestisce, vede e controlla, ricava onori e guadagni, beneficiando per “puro caso” di finanziamenti – si parlava di circa 5 milioni e mezzo di euro – per un progetto di energia fotovoltaica che interessava l’intera Regione.

"Generosamente" Raffaele Lombardo, fece completamente suo quel progetto. In tutti i sensi. Lo tolse proprio dalle mani dei poveri e citrulli cittadini, che attesero per un paio di anni risposta alle loro richieste di poter aderire al progetto. Arrivando a telefonare infinite volte a quei numeri telefonici distribuiti attraverso tanti bei dépliants che fornivano informazioni su quanto fosse bello, giusto e conveniente sfruttare un sole così caldo e potente per creare Energia. Col passare del tempo, a quei numeri telefonici nessuno più rispose.

L’intero progetto fu “casualmente” posto nelle gentili mani di donna Saveria Grosso bionda consorte – guarda caso – del Presidente Lombardo – già inquisita nel 2011 per abusi edilizi - ed in tempi davvero record: meno di due mesi. Non hanno davvero nemmeno il problema “etico” di far sembrare i propri raggiri qualcosa di diverso…

E leggete cosa scrissero all’epoca i funzionari che subito diedero esito positivo alla domanda presentata dalla First lady siciliana: «Titolare dell'omonima aziendale agricola che opera dal 1999 nell'ambito delle colture agrumicole, esercita, inoltre, attività consulenziali nell'ambito dell'intermediazione finanziaria. Essa è coniugata con l'onorevole Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia». Non vi è sfuggita una lacrima leggendo le parole poetiche utilizzate per Donna Saveria? La First Lady voleva quindi “seminare” impianti fotovoltaici sul suo terreno agricolo. E le hanno detto sì!

Questo invece è tratto da un articolo pubblicato sempre nel 2009 dal settimanale L’Espresso:

Il programma di spesa prevede la realizzazione nella tenuta di Ramacca, in provincia di Catania, di un impianto integrato per la produzione di energia solare, per una potenza pari a 992 kwh, su una serra di 20 mila metri quadri. L'Irfis sarà la capofila di un pool di banche che copriranno con quasi 3 milioni, il 50 per cento del costo. Ma come farà la first lady a restituire il credito? Anche qui entrano in scena gli incentivi. Il piano economico lo spiega chiaramente. L'impianto - che sarà realizzato da Spes engineering, affiliata della rete franchising di Enel.si - verrà gestito da un "Spv", società veicolo previste dalla legge sul "conto energia". All'impresa agricola della Grosso toccheranno incentivi pari a 0,431 euro per ogni kwh prodotto. La stima è di oltre 1 milione e mezzo di kwh annui che faranno incassare alla Spv della famiglia Lombardo oltre 730 mila euro l'anno. Un bel business. Che l'Irfis ha condiviso con entusiasmo. Anche perché l'istituto è al centro di un delicata partita che vede il governo Lombardo contrapposto a Unicredit, nel controllo del pacchetto di maggioranza. Lo scenario vede la Sicilia pronta a cedere lo 0,5 per cento delle azioni detenute in Unicredit, in cambio del 76 per cento dell'Irfis, controllato da piazza Cordusio attraverso il Banco di Sicilia. Il sogno autonomista è utilizzare la licenza bancaria dell'Istituto per creare una banca siciliana”.

Soldi. Pubblici. Compromessi. Mafiosi (?) Insomma, oggi che siamo alla parte finale – ma non ne abbiamo certezza – di un capitolo di politica siciliana che parla degli ultimi quarant’anni di storia del Paese, si ricomincia dall’inizio: con un’ennesima inchiesta su Raffaele Lombardo, siciliano forse mafioso – ce lo diranno i Magistrati e bla bla – creatore di “miracoli” che ha fatto seminare campi agricoli con la sola energia del Sole siciliano, che ha stretto intese con tutti i partiti politici nazionali, che ne ha creato uno che è stato più una barzelletta che un capitolo della storia politica nostrana e che oggi, se davvero si dovesse dimettere dall’incarico di Presidente della Regione Sicilia, avrà comunque tracciato un altro atto di questo Paese bislacco, contraddittorio, corrotto e un po’ mafioso, camorrista e ‘ndranghetoso, dove però si vuol sempre far pensare alla gente, che certe cose, certe parole, si dicono sempre sottovoce. Che non è bene parlarne. Non si sa mai...

 

 

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