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Quota 100 | Il secondo mostro del sonno della ragione fiscale

Non solo Superbonus, nel lustro che ha messo una pietra al collo dell'Italia. Ecco la stima dei maggiori costi di Quota 100, anch'essa figlia della logica malata del moltiplicatore maggiore di uno.

La Ragioneria Generale dello Stato ha pubblicato il mese scorso il Rapporto 2024 su “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario“. Sono 521 pagine, ma non spaventatevi: non ho avuto modo né tempo per analizzarle tutte ma porto alla vostra attenzione un numero, relativo all’adozione della cosiddetta Quota 100 da parte del governo giallo-verde.

Dalle Salvaguardie a Quota 100

Scrive la RGS a pagina 222 del documento, che le salvaguardie aggiuntive a quelle già previste e scontate nei risparmi di spesa della riforma Monti-Fornero,

[…] hanno riguardato circa 90.000 soggetti per un onere cumulato in più di dieci anni in circa 5 mld, che in generale hanno trovato copertura finanziaria all’interno della spesa pensionistica mediante misure compensative riguardanti la deindicizzazione delle pensioni più elevate e/o la riprogrammazione di limiti di spesa già stanziati. Tali interventi normativi si sono sostanziati nella gestione di una fase transitoria nel periodo necessario affinché le diverse generazioni di assicurati potessero maturare i nuovi requisiti previsti dalla riforma del 2011, in sostanza fino al 2017/2018, e interessando situazioni specifiche individuate dal legislatore.

Quindi, per tradurre, tali interventi sono risultati sostanzialmente indolori sugli aggregati di spesa previdenziale. Lo stesso non si può certo dire per la cosiddetta Quota 100 e i suoi trascinamenti:

Risulta quindi evidente, sia per le numerosità interessate sia per i relativi oneri, che le salvaguardie hanno comportato effetti finanziari di gran lunga inferiori, e in ogni caso comunque compensati nell’ambito della spesa pensionistica, rispetto a quelli derivanti da misure generalizzate di riduzione dei requisiti nell’accesso al pensionamento anticipato, come l’introduzione del nuovo canale per l’accesso al pensionamento anticipato 62/38 per chi matura i requisiti nel triennio 2019-2021 (articolo 14, D.L. 4/2019) e la non applicazione di taluni adeguamenti agli incrementi della speranza di vita dei requisiti per l’accesso anticipato alla pensione indipendente dall’età anagrafica (articolo 15, D.L. 4/2019), i quali hanno, viceversa, comportato incrementi di spesa pensionistica e peggioramenti nella sostenibilità del sistema e delle finanze pubbliche.

Segue la quantificazione del maggiore esborso derivante da Quota 100, blocco dell’adeguamento alla speranza di vita dell’accesso anticipato alla pensione e, in misura minore, dalla riapertura del cosiddetto canale Opzione Donna in termini più ampi di quanto previsto in origine dalla riforma Monti-Fornero, per il periodo 2019-2023, per effetto di trascinamenti di spesa:

Le misure di flessibilità nell’accesso al pensionamento introdotte dal D.L. 4/2019 hanno, quindi, comportato in cinque anni di applicazione, di cui uno il 2019 molto parziale in quanto le disposizioni sono state applicate solo per una parte dell’anno, circa 32,3 mld di oneri, con un corrispondente incremento di debito, cui vanno aggiunti gli effetti ulteriori di contrazione della crescita economica prodotti da tali misure che hanno comportato la riduzione dei livelli occupazionali e della conseguente crescita potenziale.

Tradotto: nel periodo 2019-2023, Quota 100 e l’allargamento di Opzione Donna sono costate oltre 32 miliardi di euro, che si sono scaricati sul debito. Oltre ad aver ridotto, a parità di ogni altra condizione, l’offerta di lavoro con conseguente riduzione del potenziale di crescita.

Due mostri in un lustro

Commento? Mi pare si possa dire che questi ultimi anni di follie di finanza pubblica hanno prodotto due mostri, distintamente identificabili. Il maggiore è il Superbonus, che ha drogato la crescita in modo effimero consentendo a legioni di analfabeti disfunzionali di immaginare il moto perpetuo e rivendicare di aver scoperto l’unica pietra filosofale.

L’altra misura è, appunto, Quota 100. Anch’essa figlia naturale del pensiero magico dei moltiplicatori maggiori dell’unità e degli esborsi che si ripagano. Ricorderete (mi auguro) il dibattito di quel periodo: ogni pensionato sarebbe stato rimpiazzato da più di un nuovo assunto. Eccolo, il moltiplicatore magico che, se ci pensate, in questa versione è in realtà il demoltiplicatore della produttività.

Una società labour intensive per editto, così neo-umanista da lottare contro l’alienazione della società dell’automazione. Ricordate anche la sollecitazione rivolta all’epoca alle aziende pubbliche affinché adottassero in un solo esercizio i piani di assunzione previsti su più anni. Questa l’avevate scordata, dite la verità.

Ecco, ora fate un esperimento del pensiero: pensate a quali e quante cose si sarebbero potute fare, con questi importi. Oppure, mettetela in questi termini: pensate quale risparmio di interessi sul debito pubblico avremmo conseguito, se queste due follie non avessero avuto luogo. Lo so, sono controfattuali, quindi lasciano il tempo che trovano. Ma sono maledettamente tangibili. Pensate al Servizio Sanitario Nazionale.

Un paese che, nel giro di cinque anni, riesce a produrre due misure del genere, e poi magari anche a lamentarsi per la cosiddetta “austerità”, è un paese perso nella follia che lo sta uccidendo, prima ancora che lo faccia la demografia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Gregorio Scribano (---.---.---.38) 14 agosto 15:50
    Gregorio Scribano

    Se non ci sono le risorse per pagare le prossime pensioni, non è possibile penalizzare solo i lavoratori di oggi pensionandoli con quattro soldi a 70 anni!
    Se la cinghia deve essere tirata la si deve ‘tirare’ a tutti, anche ai pensionati di ieri e dell’altro ieri,
     quando si andava in pensione a 60 anni e con un assegno previdenziale uguale all’ultima busta paga!

  • Di paolo (---.---.---.43) 17 agosto 13:43

    Dopo aver drogato la fiscalità generale, consentendo a piene mani evasione ed elusione, brandendo condoni-fake a gogò. Dopo avere drenato soldi pubblici a favore delle lobby bancarie, delle armi e dell’energia spunta qualche testina che suggerisce di dare una stretta alle pensioni (escluse ovviamente quelle "speciali" dei soliti noti). In un paese dove si annidano sacche di privilegio allucinanti tutto si giustifica con il superbonus e quota 100, raccontati alla cazzo di cane. 

    Al peggio non c’è mai fine.

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