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Questione morale, questione marginale

 

Se ne è parlato molto e se ne continua a parlare, ma cosa è precisamente questa questione morale?

La risposta sembrerebbe semplice, ma non lo è affatto: c’è chi la minimizza, relegandola ad aspetto marginale della scena politica; c’è chi invece ne fa un vanto, la porta avanti con orgoglio.

Si tratta della constatazione del rapporto fra i partiti politici e la legalità, di un rozzo elenco di condannati, sotto indagini, prescritti, rinviati a giudizio, e via dicendo.

Inutile sottolineare che sta ad ogni singolo cittadino giudicare quanto la questione morale possa incidere nel voto; obiettivamente è però innegabile che la sua influenza vada ben oltre un aspetto che molti vorrebbero essere secondario.

Risulta impossibile non tener conto di un precedente penale di un politico (ad esempio, l’abuso d’ufficio), quando questo vien mandato a dirigere la cosa pubblica; chi può assicurarci che la suddetta persona non cada nella tentazione di delinquere nuovamente?

Ci sarebbero troppi casi da analizzare, vista l’enorme mole di scandali che da anni investono la nostra patria, tanto da anestetizzare la nostra mente; sembra quasi che la ruberia politica sia diventata una specie di tradizione folkloristica italiana, e porta quasi alla noia sapere che ci sono partiti “senza macchia”.

Passiamo piuttosto dai massimi sistemi all’analisi obiettiva di questa questione morale; chi è che ha le mani più “sporche”?

Fra imputati, condannati, inquisiti, rinviati a giudizio, vince la medaglia d’oro il Pdl, con 42 persone. Secondo posto per il Pd, che arriva a 12; terza e quarta posizione per Lega Nord e Udc, rispettivamente con 7 e 5 persone. Ultimo posto per l’Idv che vanta il primato di partito pulito.

Le chiacchiere stanno a zero, i fatti parlano da soli. C’è chi potrebbe chiedersi con quale pudore alcuni deputati del Pdl han potuto dare lezioni a quelli del Pd mentre esplodevano gli scandali del centro-sinistra.  

Cosa si sta facendo invece nel Pd per risolvere la questione morale? Non molto, sembrerebbe, quando la soluzione l’ha già adottata da tempo l’Idv, chiedendo il certificato penale di ogni candidato e sospendendo dal partito qualsiasi persona indagata (come è avvenuto per Di Pietro jr. e Porfidia).

Intato, mentre in Calabria è esploso un caso giudiziaro di dimensioni abnormi, a Napoli è stata scoperta una nuova Tangentopoli e a Palermo viene processato il comandante del Ros Mori per aver colluso con la mafia, stranamente l’attenzione mediatica si è soffermata per giorni sull’intercettazione di Cristiano Di Pietro, figlio di Antonio, reo di aver tentato di raccomandare un ingegnere (senza riuscirci tra l’altro). La sua iscrizione nel registro degli indagati è stata seguita con grande scalpore dalla stampa, mentre si è taciuto quando si è deciso di non rinviare a giudizio il figlio del leader dell’Idv.

Male, ci sono senatori che potrebbero provare una grande invidia, come il condannato Dell’Utri (Pdl) per frodi fiscali; neanche l’aver commesso il reato di “concorso esterno di associazione mafiosa” (primo grado di giudizio) gli ha portato l’attenzione dei media. Eppure il suddetto senatore si è impegnato molto per riuscire a guadagnarsi l’attenzione mediatica, ma a quanto pare solo al “raccomandato” Cristiano Di Pietro è stata concessa questa opportunità. D’altronde non abbiamo mai sentito parlare in Italia di una porcata del genere: Di Pietro jr. viene intercettato e il massimo che riesce a fare è tentare di raccomandare una persona? Come osa questo incensurato rovinare la reputazione italiana? Imparasse dal senatore Ciarrapico (Pdl), che può vantare ben 5 condanne per truffe varie.  Questi giovani, una vergogna.

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