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Quanto manca alla pensione? Tutti i numeri sui vitalizi parlamentari

Dopo il 14 dicembre 2010 e dopo il 14 ottobre 2011, anche questa settimana, con buone probabilità, il Governo Berlusconi IV dovrà presentarsi alla Camera per verificare ancora una volta la fiducia da parte dei deputati. E mentre l’entourage pidiellino si attiva per conteggiare le truppe e serrare i ranghi, una frase rimbalza tra i telegiornali e i quotidiani ogni volta che viene toccato il suddetto argomento : “Se cade il Governo si torna alle urne”.

Un monito per le opposizioni, poco preparate ad una campagna elettorale-lampo e più propense ad un “governo tecnico”, una minaccia per gli indecisi della maggioranza, che non hanno la sicurezza di una rielezione per la prossima legislatura. E a detta di diversi analisti politici, è proprio la minaccia dello scioglimento delle camere a scoraggiare alcuni dissidenti del centro-destra a staccare la spina, soprattutto tra quelli che non hanno ancora maturato il diritto al vitalizio. Ma come si ottiene questo assegno vitalizio? E quanti sono i parlamentari che ancora devono maturare il diritto a riceverlo?

La disciplina del trattamento economico dei Parlamentari italiani è riportata nei regolamenti di Camera e Senato, i quali stabiliscono che deputati e senatori devono versare mensilmente l’8,6% della propria indennità lorda (1.006,51 euro per i deputati e 1.032,51 euro per i senatori), che verrà accantonata per il pagamento dei vitalizi al raggiungimento del sessantacinquesimo anno di età (ma il limite di età è ridotto di 1 anno per ogni anno di mandato effettivo oltre il quinto, fino al limite di 60 anni).

Il diritto a ricevere questo vitalizio si acquisisce dopo essersi seduti tra i banchi di Montecitorio o di Palazzo Madama per almeno 5 anni (la durata massima di una legislatura). Tale importo può variare da un minimo del 20% ad un massimo del 60% dell’indennità parlamentare, in relazione agli anni effettivamente passati in Parlamento. Per quanto riguarda il Senato, questa specie di pensione non viene erogata qualora l’avente diritto rivesta ancora l’incarico di Parlamentare italiano o di Parlamentare europeo, di Consigliere regionale o qualsiasi altra carica incompatibile con il ruolo di Parlamentare, mentre alla Camera il vitalizio viene sospeso nei casi in cui il titolare del vitalizio riceva un’indennità pubblica pari o superiore al 40% di quella parlamentare derivante da altre cariche pubbliche successivamente ricoperte.

Secondo i dati riportati dal sito www.openpolis.it, che da qualche anno monitora i rappresentanti degli Italiani nei vari organi elettivi istituzionali, ad oggi i parlamentari che ancora non hanno diritto a ricevere il vitalizio parlamentare sono in totale 350, per la precisione 247 Deputati (39,2%) e 103 Senatori (32,7%).

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Ragionando in termini assoluti, il partito ad avere il maggior numero di deputati senza diritto a questa sorta di pensione è il Partito Democratico, con 84 deputati su 206 (40%), seguito dal Popolo delle Libertà con 77 onorevoli su 215 (35%). In proporzione al numero di eletti però appare evidente che la quota più consistente di rappresentanti senza vitalizio risulta essere la Lega Nord (36 su 59, 61%), seguita da Italia dei Valori con 12 deputati su 22 (54%). Anche Popolo e Territorio di Moffa e Scillipoti, meglio noto con il precedente nome Iniziativa Responsabile, risulta tra quelli con più “novizi” con 12 Deputati su 25 per una percentuale pari al 48%. Più veterani invece tra i banchi di Futuro e Libertà e Unione di Centro, che al loro interno contano rispettivamente il 30% e il 18% di deputati senza vitalizio. La maggior parte dei deputati (238 su 247) raggiungerà il numero di giorni utili a conseguire la pensione il 3 aprile del 2013, e cioè il giorno in cui la XVI Legislatura avrà la sua fine naturale.

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I numeri che vengono fuori dall’analisi del Senato della Repubblica appaiono, in proporzione, molto simili a quelli della Camera dei Deputati. I Gruppi Parlamentari con il più alto numero di senatori senza vitalizio sono ancora una volta quelli che fanno riferimento ai due partiti più grandi, il Popolo delle Libertà e il Partito Democratico, 37 su 130 il primo (28%), 34 su 106 il secondo (32%). Ma in termini relativi, i gruppi con più senatori che, qualora le Camere venissero sciolte questa settimana non avrebbero accesso alla pensione, sono Italia dei Valori (58%), Lega Nord (48%) e il gruppo composto dall’UCD, SVP e altre autonomie con il 41%.

di Roberto Mincigrucci

Questo articolo è stato pubblicato qui

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