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Quando fuggire la morte è un crimine: l’orrore dei respingimenti

Nel 2011 in molti Paesi si celebrerà, come al solito, la giornata della memoria, si commemora la liberazione del lager di Auschwitz da parte delle truppe russe alla fine della seconda guerra mondiale. Si fa memoria di un fatto così atroce da non essere quasi pensabile non solo per ricordare le vittime, in primo luogo gli ebrei, ma anche slavi, zingari, omosessuali, handicappati, dissidenti politici; poi perché la storia non si ripeta: perché non accada più. Il ricordo dovrebbe avere questa grande funzione educativa, essere monito, una missione che si rivela sempre di più davvero impossibile.

Quando fuggire la morte è un crimine: l'orrore dei respingimenti

I lager non sono scomparsi dopo quelli tedeschi, le persecuzioni per i diversi non si sono esaurite e spesso chi è stato vittima diventa carnefice, come gli stessi Israeliano nei confronti del popolo palestinese, o le tribù africane in perpetua lotta tra loro, o come la recente pulizia etnica trionfalmente condotta a due passi dall’Italia, nella ex Jugoslavia.

 

No, la storia non pare essere maestra di vita.

Proprio per questo può ancora accadere come per gli ebrei portati nei campi di concentramento in convogli blindati senza cibo, né acqua, che degli esseri umani siano stipati in capannoni, con poco cibo, poca acqua, condizioni igieniche insostenibili e in balia di aguzzini.

Non è un film, sta accadendo ora (ma chissà quanti casi non sono mai saliti alla ribalta) in Libia.

I prigionieri non sono colpevoli d’altro che di essere scappati da una terra in piena guerra l’Eritrea per cercare una salvezza. Sono finiti in Libia, passaggio necessario, per l’Europa e lì sono rimasti sino ad ora prigionieri senza alcuna colpa, torturati senza aver nulla da rivelare, col terrore di rimanere in quelle mani sanguinarie e col terrore di essere rimandati in patria.

Questo ci riguarda non solo in quanto esseri umani, ma anche in quanto italiani.

In primo luogo per via della disastrosa strategia dei respingimenti, non se ne parla quasi più, qui si parla di intercettazioni, di politici mafiosi, di politici inutili ecc. ecc. ma delle cose importanti della vita e della morte non si parla. I respingimenti voluti dalla Lega come contentino per ripristinare la sua immagine visto che appoggia tutte le sciagure immorali di questo governo e non ottiene il federalismo, in nome del quale accetta ogni nefandezza, sono crimini. Respingere questa gente vuol dire o farla morire in mare, o farla morire in Libia o farla morire nella sua terra d’origine.

Lo ripeto i respingimenti sono crimini verso l’idea stessa di umanità, il concetto cristiano dell’ama il prossimo tuo come te stesso. Altro che crocifissi nelle classi! Quanti crocifissi nel mondo e i chiodi li piantiamo noi che sosteniamo queste politiche o che non urliamo abbastanza contro queste nefandezze.

E poi la Libia ci riguarda perché, dopo Bush, Berlusconi ha dovuto accontentarsi di altri alleati, Putin (splendido esempio di democrazia), il bielorusso dittatore “schifato” da tutti gli altri governi europei e l’esibizionista Gheddafi, esibizionismo che condivide con Berlusconi.

Alcuni politici, alcuni giornali si stanno muovendo per liberare questi poveri cristi, ma il problema resta finché restano le dittature, le disparità economiche, forze “politiche”(ma politico è un nome tropo nobile per questa gente) come la Lega e politici che come Gheddafi e Berlusconi badano più alla propria immagine che al governo.

Le discriminazioni, le ingiustizie avvengono ovunque, ma dove per caso a governare sono i buffoni fa ancora più male.

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