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Quando a sinistra si usa il metodo Boffo

Non c’è altra definizione per parlare dello schifo che il Fatto Quotidiano ha mandato in stampa nei giorni scorsi pur di attaccare l’Unità, un giornale (di sinistra) concorrente.

La cosa, in fondo, non può stupire se ci si ricordasse ogni tanto che Marco Travaglio, che oggi fa il vicedirettore del Fatto e che è stato assunto a icona pop del giornalismo d’attacco antiberlusconiano, è in realtà un signore dagli antefatti che di sinistra hanno poco o niente.

A forza di frequentare gli ambienti berlusconiani - sia pure per contestarli, sia chiaro - alla fine deve averne assorbito, lui o chi gli sta vicino o magari chi tira le fila da dietro - l’idea di considerare legittima la prassi diffamatoria.

Partiamo dai fatti del Fatto. Titolo: “L’ombra di Valter Lavitola sull’Unità: nuovi soci, incroci pericolosi“. A firma di un certo Marco Lillo che si vanta di fare "giornalismo investigativo".

Contenuto: un intreccio di acquisti e cessioni di quote all’interno di una società - la Partecipazioni editoriali integrate srl - che detiene il 14% scarso dell’azionariato della NIE, l’editrice dell’Unità. In poche parole una quota di minoranza che non ha alcuna possibilità di influire sulla linea del quotidiano.

Ma “l’ombra di Lavitola” - l’intrallazzatore ricattatore sotto inchiesta per un numero imprecisato di reati legati alle trame maleodoranti che accompagnano Berlusconi ovunque vada (in questo caso a Panama) - l’ombra di Lavitola, dicevamo, si proietterebbe sul quotidiano fondato da Gramsci.

Avrebbe cioè, se le parole hanno un senso, possibilità e capacità di offuscare minacciosamente il lavoro e la linea politica dei giornalisti e del nuovo direttore Landò. O, peggio, di inquinare pesantemente i nuovi assetti proprietari emersi dal faticoso processo di ricapitalizzazione che ha visto l’imprenditore Matteo Fago prendere il posto che una volta era stato di Renato Soru.

E proprio Fago risponde oggi sulle pagine de l’Unità: “Caro Direttore del Fatto Quotidiano... nell’articolo riportate delle percentuali di partecipazione degli azionisti della Nie spa che sono TUTTE errate. Ciò mi stupisce non poco perché sono dati pubblici facilmente desumibili da una visura camerale e qualche semplice operazione di aritmetica elementare. Scrivete che Monteverdi ha il 17% (sbagliato), Fago il 30% (sbagliato), Mian ossia Gunther il 25,9% (sbagliato), Soped il 2,5% (sbagliato), Chiara srl 1,5% (sbagliato). Poi ci deve essere anche qualche problema tra chi fa i titoli in prima pagina e chi nelle pagine interne perché in prima dite che la Pei ha il 14% (corretto) ma poi all’interno dite che ha il 20% (sbagliato). Sorprendente per un giornale che si chiama il Fatto”.

I dati corretti sono noti “Matteo Fago 51,06%, Gunther reform holding 18,18%, Partecipazioni editoriali integrate srl 13,98%, Monteverdi srl 12,36%, Soped 1,75%, Renato Soru 1,56%, Chiara srl 1,10%, Eventi Italia srl 0,01%”.

Facile intuire che con il 51% Fago, e non altri - non la Partecipazioni editoriali integrate né tantomeno il fantasma di Lavitola - ha il pieno controllo della NIE.

All’interno della Partecipazioni editoriali integrate srl sono avvenuti i cambiamenti societari a cui il Fatto allude. E l’ad dell’Unità, Fabrizio Meli, lo sottolinea nel suo comunicato “La modifica societaria riguarda quindi esclusivamente Pei, che non è nemmeno rappresentata nel Cda”.

Lasciandosi poi andare a qualche frecciatina criticando pesantemente l'operazione "giornalistica" del Fatto: "Operazione tanto più odiosa in quanto portata avanti da quanti con ruoli diversi, direttore, vicedirettore, editorialisti vari e manager, hanno lavorato per anni proprio per l'Unità, percependo stipendi assai elevati e lasciando deficit altrettanto elevati e questo quando i tanto dal Fatto stesso oggi vituperati contributi pubblici erano pari al doppio di quelli attuali". Beccati questa.

Come se non bastasse nella Chiara srl, sorpresa, ci troviamo quote di proprietà di Antonio Padellaro e Furio Colombo. Si potrebbe forse insinuare, applicando il metodo infamatorio del Fatto, che l’ombra di Lavitola si stende cupa anche su di loro?

Insomma Il Fatto non sa riportare i fatti, anche quando sono facili da reperire e da appuntarsi. Ma sa infangare, nel più puro stile sallustiano. Il metodo Boffo: infanga, infanga, infanga qualcosa resterà.

Una prassi che definire “da fasci” è poco.

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.230) 30 dicembre 2013 19:13

    l’unita’ e’ la macchina del fango per eccellenza, di cosa sitamo parlando? basta guardare come ha attaccato a testa bassa prima (ed eravamo tt contenti) silvio poi adesso il nuovo nemico del pd, grillo. 

    travaglio e’ di dx e nn ne ha mai fatto mistero, il problema identitario non ce l’ha lui ma chi si crede di sinistra e invoca magistrati, giustizia, manette etc etc, e magari fa’ scrivere sulle proprie testate gente come travaglio solo perche’ gli viene bene x attaccare i propri avversari politici. semmai l’incoerenza e’ loro visto che travaglio scrive battendo sugli stessi tasti da vent’anni oramai.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 30 dicembre 2013 19:28
      Fabio Della Pergola

      Calma giovane! Quanto ad attaccare a testa bassa non c’è nessuno che può dare lezioni, né a Berlusconi che dà di stupidi a chi vota comunista né a Grillo che da anni manda affan chiunque non sia lui stesso.

      Ma qui non si tratta di polemiche politiche anche accese. Qui si insinua una vistosa falsità, sapendo bene che è una malignità. Quando mai un mestatore come Lavitola potrebbe gettare davvero ombra sull’Unità ?! Ma il Fatto lo insinua in un titolo che sarebbe da querela immediata. Con una richiesta per danni da togliergli la voglia di scherzare per anni. Gente infame!

      Guarda caso proprio ora che la proprietà è cambiata e il socio di maggioranza ha detto chiaramente che non avrebbe mai votato Renzi. Sarà un caso...

  • Di (---.---.---.230) 30 dicembre 2013 19:59
    manco tanto giovane....ho vissuto abbastanza per vedere cambiare banderuola e linea politica diversi giornalisti e testate prestigiose a seconda delle convenienze. 
    l’unita’ e il giornale si assomigliano parecchio , sono truppe cammellate al servizio del partito.
    e le falsita’ sono all’ordine del giorno per entrambi. con grillo molti si son resi conto che la disinformazione non e’ solo a dx, infatti per molti 5s che provenivano dall’area "antagonista" ritrovarsi nemici del popolo e’ stata una bella sorpresa, sotto il fuoco incrociato dei giornali che avevano letto avidamente fino al giorno prima . la misitificazione dei fatti non si fa’ solo sbagliando le cifre , ma anche instillando piccole menzogne o denigrando l’avversario senza entrare nel merito delle proposte etc.


    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 30 dicembre 2013 23:45
      Fabio Della Pergola

      E se non sei manco tanto giovane allora dovresti sapere che se il partito abbraccia Renzi e il nuovo azionista di riferimento della editrice dell’Unità dichiara "Renzi non lo voterò mai" http://espresso.repubblica.it/attua... forse c’è qualcosa su cui vale la pena tenere gli occhi aperti invece di spargere m. a piene mani.

      Quanto a Grillo è difficile entrare nei contenuti per criticarlo, perché basta leggere il Programma per sapere che di contenuti c’è poco e nulla.

  • Di (---.---.---.172) 31 dicembre 2013 00:55

    come mai un giornale che perde lettori a flotte chiami a se flotte di azionisti........? Sarebbe la stessa cosa se i finanziamenti pubblici cessassero di foraggiare anche la malainformazione “de sinistra”?

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 31 dicembre 2013 01:32
      Fabio Della Pergola

      Mi pare che le flotte di azionisti siano... uno. Che si è accollato il 51% delle quote in una situazione di bilancio che non è certo rose e fiori. Gli altri hanno quote di minoranza.

      Sarebbe la stessa cosa se cessassero i finanziamenti pubblici ? Bella domanda. Retorica. Cioè che insinua naturalmente una risposta maligna. Che però vale solo se i finanziamenti pubblici fossero eterni e crescenti. Cosa che non è, come chiunque sa bene (a parte forse il commentatore), dal momento che sono decrescenti e limitati nel tempo. Per l’Unità sono 3,6 milioni nel 2012, erano 6,8 milioni nel 2003, come si può leggere su Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Un... (in cui fra l’altro c’è una notizia falsa: il quotidiano che più beneficia dei finanziamenti pubblici non è affatto l’Unità ma l’Avvenire con oltre 4,3 milioni nel 2012).

      Quindi, perché non ci si occupa piuttosto delle palettate di fango del Fatto Quotidiano e delle imperscrutabili motivazioni occulte che l’hanno portato ad agire come un bullo di borgata ?

  • Di (---.---.---.252) 31 dicembre 2013 12:34

    Ma perchè tutto questo interesse nel difendere l’organo d’informazione del PD, partito ormai tutt’altro che di sinistra?!

  • Di (---.---.---.119) 31 dicembre 2013 12:44

    perche forse l’Unità vuole rinnovarsi e questo rinnovamento fa paura.... altrimenti perchè tanto casino per un giornale che fallisce?

  • Di (---.---.---.152) 5 gennaio 2014 00:43

    Dopo il nostro articolo che svelava l’ingresso (attraverso la Pei Srl) della professoressa Maria Claudia Ioannucci, ex senatrice di Forza Italia e amica di Valter Lavitola, nel capitale della Nie Spa che edita L’Unità, è scoppiato un finimondo. I giornalisti della testata (ai quali va la nostra sincera solidarietà in un momento così difficile) hanno avuto il coraggio di affidare al comitato di redazione un pacchetto di cinque giorni di sciopero. Se l’editore Matteo Fago non troverà il modo per risolvere il problema, favorendo l’uscita della Ioannucci dal capitale e la sostituzione dell’amministratore della società Nie, Fabrizio Meli, lo sciopero potrebbe partire il 3 gennaio.

    Ieri sono usciti ben quattro comunicati sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci: uno del Cdr, uno dell’amministratore della Nie (e anche della Pei della Ioannucci) Fabrizio Meli, uno dell’editore Matteo Fago e uno della Nie. Tutti lanciano accuse al Fatto e annunciano azioni legali. La sostanza è che l’amministratore dell’Unità, Fabrizio Meli, ha nascosto alla redazione che la professoressa Ioannucci era diventata socia della Nie. Nonostante fosse stato proprio lui a cederle le sue quote nella Pei Srl, che partecipa alla stessa Nie.

    L’editore Matteo Fago nel comunicato tiene a precisare le quote attuali del capitale della Nie Spa: Matteo Fago 51,06 per cento; Gunther Reform Holding (Maurizio Mian, ndr) 18,18 per cento; Pei Srl (Claudia Ioannucci, ndr) 13,98 per cento; Monteverdi Srl (gruppo Soru, ndr) 12,36 per cento; Soped 1,75 per cento; Renato Soru 1,56 per cento; Chiara Srl 1,1 per cento ed Eventi italiani Srl 0,01 per cento”. Poi aggiunge che Il Fatto ha pubblicato “percentuali di partecipazioni degli azionisti della Nie Spa che sono tutte sballate”. Quelle percentuali (Matteo Fago 30,2 per cento; Gunther 25,9 per cento; Pei 19,94 per cento; ecc…) non sono state inventate dal Fatto ma copiate da un atto del Cerved, la maggiore banca dati in materia camerale, sulla base dell’ultimo elenco soci della Nie depositato in camera di commercio il 24 settembre, prima dell’acquisto a ottobre da parte di Ioannucci della Pei. Solo dopo, come risulta da un successivo elenco soci del Cerved depositato il 19 novembre del 2013, la quota di Pei (Ioannucci) scende al 13,98 per cento e quella di Fago sale al 51 per cento, probabilmente a seguito dell’aumento di capitale.

    La sostanza non cambia: una senatrice di Forza Italia amica di Lavitola è il terzo socio del quotidiano fondato da Gramsci, con il 13,98 (non con il 19,94 per cento). Nessun intento da parte nostra di sminuire il ruolo di Fago, che ha ragione a rivendicare la sua quota del 51 perché l’ha pagata, come dimostra il fatto che già in un precedente articolo e in prima pagina abbiamo dato conto della situazione aggiornata. Comunque il Cdr ritiene “inconciliabile con la storia e le battaglie della testata la presenza nell’azionariato di Claudia Ioannucci ex senatrice di FI la cui vicinanza personale e professionale con Lavitola ha provocato danni al giornale”. Il Cdr bolla come “gravemente diffamatorio il titolo del Fatto che accosta il nostro giornale e il suo fondatore Antonio Gramsci a Lavitola”. Mentre l’amministratore Fabrizio Meli annuncia querele della Ioannucci al Fatto “e a quanti hanno accostato e accosteranno il suo nome a quello di Lavitola”. Possiamo dare un suggerimento a Meli su una persona che accosta un po’ troppo i due nomi: è Maria Claudia Ioannucci. Ai pm di Napoli il 19 settembre 2011 ha dichiarato “Lavitola è divenuto, oltre che mio cliente, uno dei miei più cari amici”.

    da Il Fatto Quotidiano del 31 dicembre 2013

    http://www.ilfattoquotidiano.it/201...

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 5 gennaio 2014 01:41
      Fabio Della Pergola

      Il commentatore può inserire qui anche l’intera pagina del Fatto Quotidiano, pubblicità compresa, ma la questione non cambia di una virgola: la vicenda dell’ingresso di Ioannucci nel capitale NIE (con l’1,4% non è messa in discussione da nessuno). E nessuno ha contestato, se non nei numeri, l’articolo del Fatto.

      Quello che è chiarissimamente messo in discussione è il metodo insito nel titolo "L’ombra di Lavitola sull’Unità" è indiscutibilmente un titolo infamante e diffamante che insinua senza dire né tanto meno dimostrare niente se non che il Fatto ha attaccato l’Unità per impedire la fase di transizione verso le novità prospettate dal nuovo socio di maggioranza (con il 51% che l’1,4% non può certo contrastare). Con una metodologia tipica del "metodo Boffo".

      Se non si capisce la differenza tra notizia e diffamazione si prenda pure la tessera de Il Giornale, perché si è fatti della stessa pasta.

      A questo mio articolo ne ho aggiunti altri due che chiariscono la questione:

      qui http://www.agoravox.it/Il-Fanghetto...
      e qui http://www.agoravox.it/L-importante...

  • Di (---.---.---.186) 5 gennaio 2014 15:43

    bè se tutto sto casino era per il titolo mentre l’articolo a parte alcune cifre era veritiero, si è montata una fuffa per niente. ogni giornale ha il suo stile nel titolare e il fatto è sempre stato un titolatore ad effetto.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 5 gennaio 2014 16:32
      Fabio Della Pergola

      Mi dispiace la superficialità con cui si liquida questa vicenda. E’ evidente che non se ne coglie il punto. Ma tutta la comunicazione mediatica via stampa, televisione e web funziona proprio così: prendere piccoli spunti di realtà, non più significativi di tanto, per attribuire loro un significato ben diverso - che non è una questione di stile, è questione di comunicare contenuti "alterati" - sapendo che la gente guarda o ascolta per lo più i titoli, ma raramente approfondisce.

      Si tratta appunti di "metodo Boffo" che distrugge le persone o tenta di demolire gli avversari.
      Non ci si stupisca poi del successo dei populismi più infami.

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