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Quale democrazia?

Quotidianamente ci lamentiamo (spesso a ragion veduta) della pervasiva illegalità che si manifesta dappertutto, dalle Università, alla politica, fino ad arrivare al malcostume diffuso di chi posteggia con arroganza nei parcheggi riservati ai disabili, ma non ci indigniamo per lo sfregio inferto alle regole democratiche della nostra comunità, insulto del massimo livello, in quanto riguarda il cuore delle nostre istituzioni: la legge elettorale, che per ben due volte è stata giudicata incostituzionale dalla Suprema Corte. Il cosiddetto “Porcellum” sotto il regno di Napolitano fu bocciato il 4.12.2013, mentre “l’Italicum” fu bocciato sotto Mattarella il 25 gennaio 2017. E’ evidente che tutti i governi succedutesi dal 2013 in poi sono illegittimi, in quanto hanno ricevuto la fiducia da parlamentari eletti con un sistema non costituzionale. Il primo provvedimento che andava preso dal Presidente Napolitano doveva necessariamente essere quello di sciogliere le Camere e andare a nuove elezioni, con la legge emendata dalle parti giudicate incostituzionali.

Credo che ambedue i Presidenti, Napolitano e Mattarella, quali supremi custodi della Costituzione, avessero il potere e forse il dovere di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni, per far tornare nella legalità i rappresentanti del popolo, mentre si limitarono ad invitare i partiti a trovare presto un accordo, che naturalmente non è arrivato e il cosiddetto “Rosatellum” è una terza ipotesi di nuova legge elettorale, quasi sicuramente incostituzionale. Il punto fermo credo sia questo: vi è una patologia grave istituzionale che riguarda la più importante delle leggi dello Stato, il cuore della democrazia, e questo blocco va superato non dai partiti, che l’hanno creato, ma da un atto solenne del Presidente della Repubblica che insedi una Commissione dei più noti costituzionalisti indipendenti che formulino una nuova legge elettorale da sottoporre all’approvazione del Parlamento. Si coinvolgerebbe tutto il Paese in una discussione salutare su una legge dove i cittadini elettori possano trovare la possibilità di scegliere con le preferenze, con il proporzionale, senza le coalizioni che non sono altro che ammucchiate che il giorno dopo si scannano per spartirsi i poteri, con il divieto durante la legislatura di passare da un partito ad un altro, divieto di pluricandidature e abolizione delle liste bloccate. Non so se tutto ciò è possibile, ma qualsiasi cosa è meglio dell’immobilismo e della illegalità.

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.227) 11 ottobre 2017 21:16

    Per capire l’assetto politico istituzionale odierno dell’Italia credo sarebbe opportuno iniziare dalla sua storia recente, da 70 anni fa, quando alla fine della seconda guerra mondiale si formarono i due blocchi: occidentale e orientale. Per il blocco occidentale capeggiato dagli USA era prioritario che l’Italia, in una posizione strategica sul Mediterraneo, rimanesse stabilmente nelle sue fila. Solo che in Italia vi era uno dei più forti partiti comunisti d’Europa, per questo gli USA scelsero la DC come suo argine, per cui prese a sostenere quel partito in ogni modo possibile e, simmetricamente, l’URSS sostenne il PCI. Il nostro Paese fu quindi da subito, anche prima della proclamazione della Repubblica, teatro di un braccio di ferro tra superpotenze che rese del tutto subordinate le ragioni della democrazia. A decidere per i cittadini doveva essere il referente del blocco occidentale: la DC, il cui mandato prioritario era impedire che il Partito Comunista prendesse il potere e portasse il Paese fuori dall’Alleanza Atlantica. La DC svolse egregiamente la sua funzione, grazie ai finanziamenti americani, ma grazie anche ad un sistema di potere clientelare che non disdegnava nemmeno la contiguità con la criminalità organizzata pur di mantenere il consenso. E quando vi fu il rischio del sorpasso del PCI, e Aldo Moro si ripropose di coinvolgere quel partito nel governo, Moro fu rapito e ucciso, e formazioni "rivoluzionarie" rosse e nere gettarono il Paese nel caos. Il ruolo ambiguo avuto dalla rete clandestina della NATO: Stay Behind - Gladio, nella destabilizzazione di quegli anni testimonia che nel momento in cui la forza politica della DC e del suo blocco di potere rischiava di non essere più sufficiente a garantire la permanenza dell’Italia nel blocco occidentale, vi erano altri mezzi già pronti per assicurarla. Alla caduta del Muro, venuta meno l’esigenza prioritaria di mantenere l’Italia nel blocco occidentale, non vi fu più il bisogno tassativo di un referente politico che la garantisse, i vecchi partiti vennero spazzati via dalle inchieste giudiziarie e i furfanti furono allontanati dal potere.
    Questa premessa è necessaria per capire come si sia andato strutturando in Italia un assetto istituzionale per cui non le istituzioni ma i partiti sono gli effettivi detentori del potere; non la volontà del popolo ad esprimere democraticamente le istituzioni bensì sono i capi dei partiti a farlo. E assieme ad un assetto istituzionale che prescinde dalla Costituzione, e ad un sistema politico che di fatto ha riformato la Costituzione a sua misura, si è affermato un metodo di raccolta del consenso che è diventato il costume politico prevalente: le clientele pagate con risorse pubbliche e cattiva amministrazione, l’uso per fini di parte del patrimonio pubblico, la collusione con i poteri illegali, l’abitudine a giudicare secondario l’interesse del Paese rispetto alle esigenze del Potere: interno o estero che sia.
    Quelli che avevano costruito il vecchio edificio partitocratico sono stati sfrattati, ma l’edificio è rimasto in piedi, e altri lo hanno occupato.
    Gli italiani sono nati all’interno di questo sistema, si sono assuefatti ad esso, ed oggi non si scandalizzano più di tanto se quelli che formalmente sono i loro rappresentanti si comportano come tanti soldatini agli ordini delle segreterie politiche; non si rendono nemmeno conto dello scandalo che rappresenta il fatto che ormai il Governo detenga il potere Legislativo oltre quello Esecutivo, e che entrambi i poteri siano nelle mani dei partiti. La maggior parte di essi non si rende conto di vivere in un vero e proprio regime oligarchico in cui gli oligarchi detengono il potere in nome loro e più frequentemente in nome di qualche lobby.
    Oggi i partiti di potere sono impegnati ad approntare gli strumenti per continuare a proteggersi dalla volontà popolare, dopo che nel 2013 un quarto degli elettori ha mostrato tale insofferenza e disgusto nei loro confronti da votare per il partito di un comico(!). Quello che stanno facendo è garantirsi il potere di nominare i cosiddetti rappresentanti del popolo, affinché rispondano a loro e non al popolo o alla propria coscienza, e tentare di limitare gli effetti dello sdegno dei cittadini, che rischia di travolgerli. Questo è interesse comune di tutti i partiti di potere, di destra e di sinistra, sempre che per essi abbia senso questa distinzione. Dunque si sono accordati tra loro su una legge elettorale conveniente, hanno dato ordine al Governo di porre la fiducia (strumento incostituzionale) e ai parlamentari di votarla compatti senza nemmeno discuterla. E lo stupro della Costituzione continua.

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