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Quando il cricket significa integrazione

 

Palla, mazza, wickets, stumps, bails, pitch tutti nome che non danno l’idea di questo gioco.

E soprattutto dello spirito del gioco. Ma partiamo dall’inizio. Anzi partiamo dall’integrazione. Oggi si fa un gran parlare di integrazione. Si parla sempre più spesso di multiculturalità. Di multietnicità. Sempre più frequentemente si parla, si scrive e si assiste in tv a dibattiti, convegni, talk show che affrontano il tema dell’integrazione di popoli nel nostro Bel paese. A torto o a ragione c’è il fronte di quelli che dicono che gli immigrati ci rubano il lavoro, gli spazi, gli affetti, lo spirito. Altri sostengono che gli immigrati sono una grande ricchezza, risorsa e potenzialità per il nostro paese sempre piu’ votato alla ricerca delle nuove professioni, nuove fonti alternative di energia, nuovi modelli economici di sostentamento. L’informazione, quella ritenuta ufficiale, continua ripetutamente a parlarci di escort, che notoriamente non sono delle ruote di scorta, di veline che notoriamente non sono le istruzioni sugli articoli delle prime pagine del giornale, di card del tifoso, che notoriamente non è il tracciato dell’elettrocardiogramma fatto allo stadio mentre il nostro beniamino sta segnando nella porta altrui.

Poco o nulla si fa per parlare ad esempio di questo gioco. Non tanto perché è praticamente impossibile sostituire nell’immaginario collettivo un pallone di grandi dimensioni, circa 70 cm di circonferenza con una palletta, di circa 23 cm. Ma perché si ignorano tante cose.

La prima è che il cricket è uno sport diffusissimo e popolarissimo in tanti paesi. India, Pakistan, Bangladesh. Si ignora ad esempio che le partite possono durare dalle sei ore a dei giorni interi. Si giorni interi. Giorni durante i quali ci si siede e si mangia insieme, si prende il tè, si parla. Troppo difficile per noi che siamo abituati a scaraventare il nostro motorino o peggio la nostra autovettura di seconda o terza mano nella quarta fila della strada che passa dietro all’Olimpico. Fregandocene degli altri. Di quelli ad esempio che tirano giù tutti i santi e le madonne perché non riescono a transitare. Non sapendo piu’pearltro da qualche anno a questa parte a che ora del giorno e della notte si gioca. Ma poi vuoi mettere l’emozione che crea un lacrimogeno che ti sibila all’altezza del volto e stare seduti su un prato aspettando il secondo tempo della partita di cricket ?

Tutte cose che chiaramente non ci interessano, sono superate, non sono fighe e quant’altro. C’è chi però, come il comitato provinciale dell’AICS, ha pensato bene di organizzare una partita di cricket. Quando ? Domenica prossima. Dove? A Viterbo. Presso il campo da baseball G. Massini nel quartiere S. Barbara. A sfidarsi la SRI Lanka Libertas Club di Viterbo e la SSC Libertas Tuscia Cricket Club. Questa partita si inserisce in un ambizioso progetto presentato dall’AICS alla quale hanno aderito da subito molte associazioni come ad esempio Viterbo con Amore, il mensile Grandangolo, la federazione Cricket italiana. Scopo del progetto è quello di fare informazione e comunicazione sui modi di vita, del loro rapportarsi con il nostro paese degli immigrati provenienti da questi paesi che lavorano un’intera settimana. Lavorano piu’ di noi. E poi la domenica vanno a giocare a cricket. Solo 22. Gli altri guardano, parlano si confrontano. Prendono il tè insieme. “Favorire lo scambio culturale per lo sviluppo armonico della società moderna”. Questo recita il comunicato stampa. Questo è il concept. Come attuarlo ? Con la realizzazione di questi eventi. Che sicuramente non andranno in prima serata su RAI Uno, troppo impegnata ad aprire pacchi e regalare impropabili sogni. Mi verrebbe da dire Win for Life. Ma forse è meglio dire Life fo Win. Ci saranno le telecamere di Sky comunque. Quelle del canale 936. Si cercherà di far venire fuori lo spirito del gioco.

Un gioco che deve la sua unicità, proprio al fatto che dovrebbe essere giocato non soltanto secondo le relative leggi, ma anche e soprattutto con fair play. Regole del gioco, non scritte, ma solo affidate al buon senso dei giocatori. Ne volete qualcuna? Rispetto dell’avversario. Non rivolgergli parole offensive. E’ addirittura vietato avanzare verso un arbitro con passo aggressivo. Questo gioco, già mi piace. Questa domenica sarò a Viterbo. Con mio figlio. Non l’ho mai portato allo stadio. Conoscerà questo gioco prima del calcio. Forse lunedi’ avrà un amichetto in più. Magari dello SRI Lanka.

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