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Putin, la guerra e noi

Sulla questione della guerra in atto è così tutto scontato da lasciarla continuare fino al suo "naturale" esaurimento? Ci sarà questo esaurimento delle forze in campo e un afflosciamento della voglia di combattere? E fra quanti anni? Non lo sappiamo, intanto da più parti (anche la nostra) si soffia sul fuoco. I ragionamenti su questo tema sono prematuri e qualcuno suggerisce di riparlarne la prossima estate, dopo un autunno, un inverno e una primavera di offensive ucraine o russe. Troppo tardi: così faremmo veramente vincere Putin.

Questo scritto si divide in due parti: una che funge da premessa e una da parte conclusiva. Le due parti potrebbero anche essere lette separatamente l'una dall'altra. Tuttavia, l'una è veramente significativa per arrivare alla conclusione, obiettivo di questo articolo, e spiegare che non è sufficiente odiare il nemico per amare colui che si professa amico, esattamente come il nemico del mio nemico non è necessariamente mio amico (checché ne dicano gli strateghi on e offline). Cominciamo a fare chiarezza.

Io credo che Vladimir Putin sia un reazionario che, assieme ad altri reazionari (Trump, Biden, Johnson, Truss, Orban, Draghi, Modi, Macron...) non abbia fatto altro che rinsaldare l'asse della reazione mondiale, per la felicità di tutte le classi dominanti. Inutile riaffermare il suo risaputo negazionismo climatico, inutile rivedersi le sue perle reazionarie quando parla di donne, natalità, nazionalismo.

Uso con un certo ritegno la parola reazionario, per lo più presente ormai nell'oggettistica del museo delle ideologie politiche, ma vista l'età media e i trascorsi politici di molti di voi che mi leggete, vado sul sicuro. E poi il termine restituisce veramente con forza il senso di ciò che sto dicendo. Il passato è una forza che, spesso non ci piace, ma è veramente potente. Non ho usato, peraltro, il termine fascista perché avrebbe provocato un eccessivo scandalo e polemiche. Da tutte le parti politiche, proprio perché a tutti conviene rimestare infinitamente sulle parole.

Sostengo che Vladimir Putin sia un reazionario non perché abbia invaso l'Ucraina, ma per tutto quello che ha fatto e detto da quando è salito al potere. Basta leggersi le interviste rilasciate in cui traspare la sua visione del mondo, i video postati su YouTube in cui pontifica sui fallimenti dell'Urss e del socialismo, sull’Occidente, come se quest’ultimo fosse un tutt’uno, eccetera. Basterebbero queste poche cose per delinearne la personalità. Lo spirito della mia lettera al Cremlino nel 2014 fu quello, velato d’ironia, di dire qualche verità e qualche iperbole mischiate. Diverse centinaia di persone lessero la lettera, ovviamente nessuno rispose.

Aggiungo, invece, al suo (di Putin) ruolino reazionario anche il fatto che abbia finanziato i movimenti di destra più o meno estrema in Europa occidentale creando problemi non solo alle istituzioni europee, di cui mi scusino i benpensanti, mi preoccupo meno, ma a tutta la sinistra e ai sinceri democratici continentali che hanno sofferto, a causa di ciò, di una forte diminuzione di agibilità politica, dell'inquinamento del dibattito pubblico, e così via. Questi finanziamenti non sono una novità: per semplicità ricordiamo il caso Le Pen e Salvini. Le banche russe chiedevano indietro i soldi prestati alla Le Pen, ricordate? Qui e qui ulteriori informazioni in proposito. E ricordate che, nell'estate del 2019, ci fu l'uscita della notizia dei soldi russi a Salvini? A una settimana esatta dalla visita di Putin in Italia e poco più dal viaggio americano di Salvini! Un messaggio piuttosto chiaro al nostro caro legaiolo. Perché Putin avrebbe finanziato questi personaggi? Per indebolire il fronte avversario, per seminare confusione al suo interno, ovviamente. Perché avrebbe altrimenti dovuto farlo? Anche perché i signori sovranisti hanno promesso qualcosa a Putin (ricordiamo i viaggi di Salvini a Mosca), qualcosa che poi non sono riusciti a mantenere. E Putin si è vendicato scaricandoli.

E l’Occidente, perché è così interessato a sostenere l’Ucraina? Per questioni economiche (dall’agricoltura alle materie prime, fino all’allargamento del mercato), geopolitiche (rubare spazio ai contendenti), demografiche (per frenare il crollo demografico cui sta andando incontro l’Europa). La guerra, tuttavia, è interessante per stabilire delle gerarchie all’interno del blocco occidentale, con l’Europa indebolita e quindi al carro degli Stati Uniti.

Tuttavia, e qui inizia la parte che a molti piacerà di meno, io non vivo in Russia, non sono cittadino di quel paese, non ho nemmeno le competenze per giudicare cosa succeda veramente in Russia, al di là della manipolazione informativa occidentale. La guerra in Cecenia è ben lungi dall'essere stata chiarita (dove furono coinvolti 400000 soldati russi, non 100000 come in Ucraina, ma tra poco se ne aggiungeranno 300000), quasi nulla sappiamo del ruolo avuto dall'Arabia Saudita; abbiamo prove tangibili riguardo il coinvolgimento di organi dello Stato russo nell'uccisione di giornalisti scomodi per Putin o di coloro che volano dalle finestre (anche se tutti noi abbiamo dei legittimi sospetti). Se ne avete scrivetemene all’indirizzo e-mail. Peraltro, noi che viviamo in un paese come l’Italia ne sappiamo qualcosa di misteri, attentati, strane morti, anche non legate al mondo della politica. Vero? Eppure nessuno ci toglie l’epiteto di “grande democrazia”. Inoltre, non ho le competenze al contrario di molti di voi che attaccano Putin o lo sostengono a spada tratta e senza dubbio alcuno. Come ho detto due frasi fa, non sono russo e devo piuttosto preoccuparmi di ciò che succede a casa mia, se le scelte della mia classe dirigente siano o meno opportune, anche sul piano internazionale e se vada, in caso di degrado sistematico della situazione politica italiana, auspicato un ricambio generale della classe dirigente. Qui, non a Mosca, per quanto mi compete.

Voglio essere ancora più chiaro: se le scelte della mia classe dirigente, sia sul piano interno sia su quello internazionale, portano a una sempre maggiore precarietà, miseria, mancanza di lavoro e imbarbarimento della vita sociale, beh, allora c'è un problema e va denunciato chiaramente. Anche perché, torno a dirlo per i più sordi, non risolvo questi problemi facendo la guerra a Putin. Secondo voi, vincendo noi in Ucraina e umiliando Putin (che giammai si farà umiliare) che cosa ci guadagna il cittadino italiano? Ruberemo il gas russo e lo regaleremo agli italiani? Ruberemo il tesoro di Putin e lo daremo ai nostri poveri? Non credo proprio. Se vince l'occidente e quindi la sua classe dominante, quest'ultima si sentirà più forte e imporrà i suoi diktat all'interno con più risolutezza che mai. I diktat li stiamo già assaporando tutti, sono di tipo economico, ma anche etico, con un sempre più scoperto obbligo a dare ragione al manovratore. Chiunque questi sia.

Che cosa propongo, allora? Propongo che bisogna trattare, senza alcun indugio, con Putin “il mostro, il fascista, il sovietico del KGB, il comunista”, e rendere operativi gli accordi di Minsk II o una loro riedizione che chiameremo in un altro modo. Ma riconoscere l’esistenza e l’alterità delle due ucraine è un passaggio obbligato che non si può nascondere sotto il tappeto, come se nulla fosse.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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