Proposta di riforma

Sembrerebbe il momento giusto per le riforme. Dopo avercele sentite richiedere per anni dalla Comunità Europea, oggi le sentiamo invocare a gran voce dagli industriali, dalla Banca d’Italia e da altri ancora.

Approfittando di questa contingenza, di riforme se ne potrebbe chiedere una in più, e precisamente l’istituzione di corsi di formazione per cittadini. Insomma si potrebbe chiedere di utilizzare lo stesso meccanismo previsto dalla legge Biagi per l’accesso al mondo del lavoro, anche per l’accesso alla comunità civile.

In verità la scuola poco o nulla fa per la formazione del futuro cittadino perché essa è inesorabilmente ancora figlia della riforma Gentile, la quale, arbitrariamente, ha suddiviso la cultura in due parti: quella umanistica e quella scientifica.

Ed invece l’uomo è molto più complicato: esistono l’economia, il diritto, le lingue parlate, l’informatica, la ragioneria, la medicina e tante altre forme di sapere difficilmente inquadrabili nella bipartizione gentiliana.

Per questo motivo la conoscenza della res publica, dei suoi principi e dei suoi meccanismi, delle sue funzioni e delle sue Istituzioni, latita nell’attuale formazione scolastica, al punto che la cosiddetta educazione civica non ha mai assunto la dignità di materia e non esistono né programmi né testi scolastici adeguati.

A questo punto, dopo tanti anni (la riforma Gentile è del 1923), forse è meglio rassegnarsi alla persistente dittatura culturale dell’idealismo italiano e cercare un rimedio empirico, all’inglese: istituire corsi di formazione per cittadini. Chissà che non sia la mossa giusta per far fare un grande passo in avanti a questo Paese, dove, ad esempio, molti continuano a pensare che l’ordine pubblico possa essere affidato a soggetti non istituzionali ed altre castronerie di questo tipo.