Progetto Excelsior, il salto più alto del mondo

Tra il 1959 e il 1960, con la scusa di testare il sistema “Beaupre”, il paracadute a più stadi, e il comportamento di un corpo in caduta libera da altezze considerevoli, l'aviatore statunitense della United Air Force Joseph William Kittinger II si gettò prima da 23, poi da 22, e infine da 31 chilometri di altezza. In orizzontale è una distanza raggiungibile da chiunque, in altezza significa stare nello spazio - anche se tecnicamente si è ancora abbondantemente nell’atmosfera terrestre - circondati da un cielo eternamente notturno e con una palla azzurra sotto i piedi. E' il progetto Excelsior, ideato e diretto dallo stesso Kittinger che con questi test è stato antesignano di altri tentativi più celebri come quelli di Patrick de Gayardon (più modesto) e dell'iPhone.
Tre lanci. Il primo il 16 novembre 1959 da ventitré chilometri. Fu un bel folle volo. Il primo paracadute si aprì troppo presto impigliandosi nel collo di Kittinger il quale inziò a roteare furiosamente, perse conoscenza e precipitò per 15mila metri prima che il paracadute principale si aprì automaticamente a tre chilometri di altezza. Tre settimane dopo, l'11 dicembre, il secondo lancio, senza intoppi, cinquecento metri più in basso del precedente. Poi, il 16 agosto 1960, il suo ultimo tentativo, quello da record: trentunomilatrecentotrentatrè metri.
Durante l'ascesa a bordo dell'Excelsior III, una specie di piccola mongolfiera con l'elio al posto dell'aria calda, Kittinger si trovò davanti a un grosso problema: la sua mano. Mentre il pallone aerostatico saliva, l’aviatore la vide gonfiarsi all’inverosimile a causa di un piccolo squarcio nel guanto che fece incontrare improvvisamente la pressione esterna (bassissima) con quella del suo corpo. Non disse niente alla squadra che lo stava seguendo qualche chilometro più in basso: doveva farcela a tutti i costi. Saranno stati novantuno interminabili minuti di ascesa. Arrivato all’altezza giusta per il lancio dovette aspettarne altri dodici a settanta gradi sottozero per raggiungere il punto atterraggio sopra il deserto del Nuovo Messico, circondato, come lui stesso asserì, da un "silenzio unico".
Raggiunto il punto di atterraggio saltò dalla gondola e precipitò in caduta libera (ma con l'ausilio di un paracadute) per quattro minuti e trentasei secondi toccando i 988 chilometri orari grazie ad una resistenza dell'aria quasi nulla. A cinque chilometri dalla terraferma il paracadute principale si aprì e planò dolcemente sul deserto. Atterrato e raggiunto dalla squadra che lo attendeva, la prima cosa che Joseph fece fu accendersi una sigaretta.
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