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Primo giorno di scuola. Cronache dal manicomio

Edilizia scolastica a pezzi, scuole disorganizzate, supplenze non assegnate e professori sempre diversi. Ecco cosa succedeva il primo giorno di scuola un anno fa.

Primo giorno di scuola, suona la campanella. Il preside arringa i nuovi iscritti sui loro doveri, attento a non esagerare per evitare di spaventarli. Poi entrano le altre classi. Cerco di farmi largo tra la ressa per leggere i quadri orari affissi nel padiglione centrale: prima ora, palestra. Quando arrivo la professoressa non c'è ancora. Ritrovo i miei compagni di classe; alcuni di loro non li ho più visti da giugno. Ci salutiamo e scambiamo qualche battuta, poi arriva la prof. "Scusate il ritardo: sono andata a cercare il registro, ma non c'è. Mi hanno dato questo". E sventola con la mano un foglio di carta con l'elenco dei nomi e alcune annotazioni della segreteria. "Per ora dobbiamo accontentarci. Iniziamo l'appello". Così ci chiama uno per uno e segna in calce al foglio il nome dell'unico assente.

Per la legge quando un professore entra in classe rappresenta lo Stato. Ieri mattina, uno Stato misero e fatiscente. Neanche il tempo per i saluti rituali che subito la prof ci mette in guardia dai nuovi pericoli della scuola: "Non bevete l’acqua dai rubinetti del bagno, è piena di ruggine. Poi non andate nel campo affianco la palestra, è inagibile". Lo dice con l’aria imbarazzata di chi è costretto, suo malgrado, a farsi ambasciatore di un paese che commisera. Quel campo era appena stato risistemato; i lavori erano durati fino alla fine dello scorso anno scolastico. Era stato ripavimentato ed erano stati installati due nuovi canestri: è già inagibile, senza che nessuno possa averlo usato.


Il primo giorno di scuola è così: può riservare sorprese. Il primo giorno di scuola scopri che il supplente tanto bravo di cui ti eri onorato di essere studente fino a tre mesi prima non ha riavuto la cattedra per via di graduatorie (dette “ad esaurimento”, che si sottintende nervoso del povero insegnante) in cui i migliori e i capaci vengono scavalcati, senza criterio di merito, dai più “anziani”. Il primo giorno di scuola i bidelli fanno la conta dei banchi e delle sedie: a volte non bastano. L'anno scorso alla scuola elementare Torricella Nord, nella periferia di Roma, mancavano cinquanta banchi, cinquanta sedie e due cattedre. La scuola ha provato a chiedere allo Stato, ma non ha risposto nessuno. Soltanto Ikea si è fatta viva: banco “Vika Curry” e seggiole rosse, 19,90 euro a stanza. Il primo giorno di scuola il nuovo professore precario adotta a scatola chiusa un libro che un altro professore precario, che quel libro conosce e in cui si identifica, ha scelto per lui, con cui si identifica, ma che non conosce. Il primo giorno di scuola gli studenti non trovano tutti i professori perché alcune supplenze non sono ancora state assegnate. Il primo giorno di scuola il supplente che sostituisce il titolare della cattedra, gravemente malato, spera che il professore che sta rimpiazzando non muoia prima di gennaio, altrimenti perderà il lavoro e sarà un altro collega a prendere il suo posto.

Il primo giorno di scuola, all’ultima ora, due bidelle bussano alla porta dell’aula: "Stiamo distribuendo i cancellini per la lavagna", dicono. Al posto dei cancellini, però, le loro mani stringono stracci da spolvero. Un’immagine rappresentativa della nuova scuola italiana: le pezze.

Bentornati in classe, ragazzi, ma non bevete dai rubinetti. Lo Stato, non potendovi assicurare un futuro, preferisce avvelenarvi. 

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