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Priebke: dove seppellirlo?

Non c’è molto da dire su un personaggio come Priebke o sul suo complice Karl Haas, morto anche lui in tardissima età, nel 2004. A differenza del secondo, che collaborò con i servizi segreti americani e (anche se nessuno lo ricorda) con l’Ufficio Affari riservati del nostro Ministero dell’Interno, Priebke si limitò a collaborare con Odessa (l’organizzazione di solidarietà degli ex ufficiali delle Ss), ma non sembra che abbia mai offerto la sua opera a qualche servizio segreto.

La Chiesa (che ha qualcosa da farsi perdonare in tema di salvataggio di criminali di guerra nazisti) ha giustamente rifiutato le esequie in uno dei suoi ambienti, trattandosi di persona che non ha mai espresso alcun pentimento per quel che ha fatto. Ora si pone il problema di dove seppellirlo.

La comunità ebraica romana non lo vuole a Roma, comprensibilmente, ritenendo offensiva una sua tomba qui dove ha partecipato tanto alla retata dell’ottobre 1943 quanto al massacro delle Ardeatine. L’Argentina, in un tardivo sussulto di dignità, non vuol saperne di riaverlo; non sappiamo che ne pensano in Germania.

Credo che la cosa vada vista da un’angolatura diversa e si debba riflettere su una scelta del tutto opposta a quella che istintivamente è quella di ogni ebreo e di ogni antifascista: e se lo seppellissimo proprio a Roma, presso le Fosse Ardeatine a perenne ricordo del crimine cui ha preso parte? E con una lapide adeguata, che lo qualifichi esattamente per quel che è stato tecnicamente: il boia delle Ardeatine, mai pentito. Un monumento al suo perenne disonore di uomo e di soldato.

Ovviamente, occorrerebbe studiare una sistemazione che eviti fisicamente che possa trasformarsi in un luogo di pellegrinaggio dei nazisti (ci mancherebbe!). Perché non prendere in considerazione questa idea? Poi, forse, sarebbe meglio regolarsi diversamente, ma perché non pensarci un attimo?

Ovviamente, questo richiede che la cosa non sia sentita come una profanazione di un luogo sacro non solo alla memoria della comunità ebraica romana, ma di tutti gli antifascisti italiani, ma, al contrario, come un modo di rafforzare l’impatto emotivo in chi visita le Fosse Ardeatine.

Ai fini dell’effetto educativo e di conservazione della memoria, il risultato potrebbe essere anche maggiore di quel che non sia oggi.

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