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Pregiudizio antistorico dello scientismo

Pregiudizio antistorico dello scientismo

Per i tipi di Einaudi è uscito il volume “Per un umanesimo scientifico. Storia di libri, di mio padre e di noi” di Giulia Boringhieri. Nel volume si ricostruisce tra l’altro - a detta del prof Giulio Giorello che ne fa la recensione in un elzeviro sul “Corriere della Sera” del 1° Luglio 2010 - la nascita delle Edizioni Scientifiche Einaudi, collana nata contro Croce. E nell’articolo sono riportati giudizi di intellettuali di epoche diverse, che inneggiano alla supremazia del metodo scientifico su quello storico-umanistico e sottolineano contestualmente l’arretratezza a cui ridusse la cultura italiana l’idealismo di Croce e Gentile.
 
In un appunto intitolato Anticroce Felice Balbo affermava che Croce aveva fatto terra bruciata di studi condotti con metodi scientifici o fenomenologici, isolando l’Italia dagli sviluppi nati dall’intreccio di arte, letteratura e scienza.
Giulio Einaudi (luglio 1947) commentava: "L’esigenza Anticroce è senza dubbio essenziale per un rinnovamento e una modernizzazione della cultura italiana”.
E il prof. Giorello continua: “Non c’è religione della libertà (con buona pace di Croce) che abbia una minima consistenza senza il continuo confronto con la critica e la creatività proprie dell’impresa tecnico – scientifica, che forgiano la potenza rinnovatrice di una società, eliminando privilegi e pregiudizi”.
E così continua: “Era il nucleo di un Nuovo Illuminismo, come lo chiamavano (...) L. Geymonat e N. Bobbio, che trasferivano tale atteggiamento di rigore logico ed empirico all’analisi di istituzioni e valori (...) Questo nuovo umanesimo scientifico rappresentò così un pugno nello stomaco per l’atavico conservatorismo italiano, di destra, di centro o di sinistra che fosse”.
Ma il prof. Giorello ha visto per caso, in un sessantennio di fantastico sviluppo della scienza e della tecnica, eliminati privilegi, pregiudizi e - aggiungo io – la miseria non in questo paese, che egli giudica non a torto conservatore, cattolico e anti moderno, ma in tutto il resto del pianeta, anche dove la Scienza ha fatto passi più ampi e trovato meno resistenze conservatrici? Non credo.
E allora parliamo di Filosofia.
L’idea che Croce abbia avversato la Scienza e le scienze è un vecchio pregiudizio di natura positivistica, materialistica, scientistica e astrattamente illuministica, che non è più di moda.
Croce, proprio per salvare il concetto di natura dei naturalisti-scienziati dalla falsa nozione di fatto bruto, materiale, inerte, esterno alla coscienza ed estraneo alla conoscenza l’ha assimilata allo spirito, l’ha dissolta come inerte res extensa e ridotta nel circolo vitale della creazione spirituale, come processo storico in divenire.
Basta leggere l’inizio del saggio crociano La natura come storia senza storia da noi scritta contenuto nell’opera La storia come pensiero e come azione . Vi si legge: <<Alla natura,intesa come il complesso degli esseri inferiori all’uomo, si vuole volentieri rifiutare, così nel pensiero comune come nella dottrina, la storicità: rifiuto che non si spiega se non in quanto riflesso di concezioni religiose, o di un poco francescano dispregio per gli esseri naturali o della falsa credenza che questi siano meccanici e non viventi, o di altrettali motivi, ma che, logicamente è ingiustificabile, non potendosi concepire una parte della realtà (...) che non sia storia, come non si può concepire, quando alla natura pur si attribuisca una storicità, che la sua storia si svolga meccanicamente e non spiritualmente>>.
Croce riscatta la natura vivente dal concetto meccanicistico impostole dagli scienziati i quali ne coartano la vita e la riducono in formule mnemoniche e meccaniche. La quale constatazione non è, né vuol essere la negazione della scienza, ma l’alta considerazione che le si deve, come di un momento integrativo dei rapporti dell’uomo con il mondo esterno, come una funzione di ordine pratico non soltanto utile, ma indispensabile al dominio della natura ed alla conversione delle forze di essa ai nostri comodi umani, come un momento appunto della instauratio regni hominis.
Questo non è negare, bensì affermare la scienza, darle sicurezza e solidità, distinguendola dall’arte, dalla storia, dalla filosofia, da cui la separa il metodo, e come espressione della universale unità dello spirito umano.
Tuttavia se questo pregiudizio anti-crociano ritorna puntualmente, mi sorge il sospetto che molti cattedratici non abbiano letto le sue opere, ma preferiscano continuare a ripetere vecchi giudizi dei maestri di cui hanno preso il posto ed alla cui cerchia ideologica appartengono, assecondando le norme diplomatiche di un quieto vivere universitario.

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