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Post elezioni: la quiete dopo la tempesta o solo il preludio a una nuova tempesta?

“Odo augelli far festa” recitava Leopardi nella poesia “La quiete dopo la tempesta”. Nel post voto nazionale, udiamo gli “augelli” grillini e leghisti far festa, con buone ragioni, altri tacere in osservanza della quaresima, altri ancora andatisi ad appollaiare su qualche esile ramo fingendo di trovarsi ancora sul tronco.

 

Passata almeno in parte la buriana dei giorni trascorsi tra l’indigestione di cifre, dati e grafici, col seguito dell’immane messe di commenti, alcuni acuti e puntuali, altri interessati o smaccatamente partigiani, altri ancora tali da dover rendere grazie all’inventore del telecomando, si possono iniziare a mettere i classici puntini su qualche “i” con un po’ di calma.

Iniziamo con una sintesi stringata dell’oggettivo panorama politico post-voto: i grillini sfiorano il consenso di un terzo dell’elettorato (votante) pescando a destra e a manca soprattutto al sud; la Lega ex Nord quadruplica le percentuali di voto delle precedenti elezioni politiche; Forza Italia è costretta a respirare la polvere sollevata dal sorpasso leghista; la compagine di Fratelli d’Italia fa buon viso a cattiva sorte trovandosi incalzata dalla Lega persino in contrada romanesca; il PD renziano la finisce peggio del peggior pronostico; Liberi e Uguali eguagliano a stento la percentuale del solo SEL, ottenuta nelle precedenti elezioni; i rivoli del resto della sinistra fingono di gioire delle briciole di consenso; tacciono le schegge della destra di esplicita ispirazione fascista. Sorvoliamo, per decenza, sulle “performance” delle liste-condominio tra le quali merita una citazione, però, il movimento di Vittorio Sgarbi, quel “Rinascimento” che ottiene l’apprezzamento, alla Camera, di “ben” 772 (sì, settecentosettantadue) voti. Nonostante ciò, dovremo rassegnarci a essere infastiditi da detto personaggio, divenuto ugualmente parlamentare per colpa di Forza Italia.

Grillini e leghisti gorgheggiano i loro canti di vittoria, ma in questi ultimi giorni si stanno rendendo conto, finalmente, che hanno solo incrementato i reciproci voti senza aver “vinto” un bel niente. Nessuno di loro può vantare una maggioranza parlamentare, neppure risicata. Certo, si dirà, a causa di una legge infida, studiata per altri fini e altri risultati; ma tant’è.

Ecco, allora, i Di Maio e i Salvini appellarsi senza provare vergona, prima timidamente, poi con sempre più insistenza, ai “novelli responsabili” per trovare i numeri necessari a far accomodare le loro onorevoli natiche sulle vermiglie sedute di pelle delle poltrone governative. Il più attivo sembra Di Maio che pare abbia ordinato, all’uopo, un rifornimento eccezionale di “vinavil”. Sembra che sia stato particolarmente gradito l’appello rivolto dal presidente Mattarella alla responsabilità di tutti per assicurare un governo all’Italia. Parte la caccia, dunque, agli emuli dei Razzi e degli Scilipoti, un tempo tacciati a buona ragione, questi due, di opportunismo e trasformismo, degenerazione estrema della politica. Ma, “mutatis mutandis”, ora i traditori del voto popolare sembrano trovare accoglienza calorosa in casa grillina e leghista, alla faccia dei precedenti anatemi. Stavolta, però, non basta un drappello di “responsabili”; ne servirebbe un nutrito battaglione.

Sarà opportuno urlare ora ai grillini “Coerenza, coerenza!”, ma risulterà una battaglia persa. Le dichiarazioni post voto di Di Maio hanno un sentore d’imbroglio da vecchiume della politica. Altro che, come costui ha dichiarato, “Siamo entrati nella terza repubblica”. Da toni e comportamenti sembra più la riedizione della prima repubblica, quella della peggior Democrazia Cristiana. Intanto Grillo, con l’intento di favorire i suoi, inizia a cancellare il grillismo, ma la “transizione” appare più un passaggio solo caratteriale, virando dall’indisponente al patetico.

Salvini sembra, dal canto suo, incapace di uscire dalla propaganda elettorale adottando l’atteggiamento arrogante che fu già di Renzi, e rischia di fare la stessa fine perché inizia a farsi evidente la frattura con Forza Italia da un lato e Fratelli d’Italia dall’altro, senza i quali, seppure ridimensionati, lui smetterebbe di cantare. Persino Brunetta, che si era fatto piccolo piccolo nel dichiarare a denti stretti la “vittoria” del centro destra unito, glissando sul sorpasso leghista, oggi tenta di risollevare il capo.

In questo quadro d’insieme, col PD e le sinistre fuori gioco, e sperando che vi restino senza abboccare al canto degli “augelli” grillini o leghisti divenuti sirene infide, non resta che una via percorribile, Mattarella o meno: il ricorso anticipato alle urne magari con una legge elettorale concepita dal M5S insieme alla Lega, dato che hanno i numeri parlamentari per l’approvazione. Insomma, ciò che sta accadendo in questi giorni somiglia tanto a una bonaccia annunciatrice di una nuova tempesta. Staremo a vedere.

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