Possiamo chiamarla Classe Politica?

Certo che no! La politica è studio, conoscenza, risoluzione del problema o dei problemi. Se si guarda l’economia politica si vede come le problematiche hanno un approccio ed un aspetto del tutto ideologico e di riflesso delle cose. Nello studio della scienza politica esiste una differenza, molto ma molto profonda tra: «lo sviluppo economico e la condizione economica» che ogni politico dovrebbe conoscere sapere divulgare in generale alle genti. Quello che si vede oggi, fra i vari attori in campo – partiti politici, sindacati, banche, industriali ed istituzioni – sono solo reali sacrifici contro le promesse di lavoro.
Questo processo di putrefazione degli attori in campo avviene in tutti i Paesi Europei. Ascoltare i politici oggi è divenuto arduo, ed anche i nuovi della politica che urlano e strepitano, inneggiando alla vera democrazia, in tono e prospettiva piccolo borghesi. Se si facesse un referendum - anche i più democratici sono, pur di negarlo, anti-democratici - questo sancirebbe a grande maggioranza la morte della democrazia, sia sostanziale che formale. Si può affermare con tranquillità che essa resta un rito o il rito elettorale, che svolge la sua azione di persuasione sulla classe lavoratrice, che la si vorrebbe sempre convinta della libertà. Quando gli attori in campo vanno uniformandosi, senza più nessuna necessità di distinguo etico pragmatico, ed è impossibile nascondere che ogni politico esiste solo per la difesa dell’ interesse del capitalismo.
Della democrazia ne resta solo la maschera ideologica sulla dittatura borghese nella difesa di questo sistema, fatto di illusioni, sacrifici, malattie, ingiustizie ecc. Platone diceva che: "Una delle punizioni che ti spettano per non aver partecipato alla politica è di essere governato da esseri inferiori". Tutto quello che i politici nel loro agire fanno consapevolmente è quello di escludere e discriminare ogni forma di reale opposizione e dissenso, che critichi apertamente il capitalismo e la borghesia.
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