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 Home page > Tribuna Libera > Poche gocce a Sapri e i soliti posti si allagano

Poche gocce a Sapri e i soliti posti si allagano

Come le retrovie italiane sul fronte del Don nel ‘42, a certe latitudini di un Belpaese, sonnecchiano talvolta anche ridenti cittadine in cui il buonsenso se ne sta nascosto per paura del senso comune. Sapri, cuore del Golfo di Policastro, città della Spigolatrice, piccola gemma dei mari meridionali a rendere merito a Cicerone in non-è-chiaro quale opera, è una di queste. 

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SAPRI © Sabina Greco

Una goccia di acqua in più a bagnare le sorti paesane in un pomeriggio o una mezza nottata ed ecco che insieme agli scarti viene a galla una questione sorta negli anni che furono e mai risolta definitivamente: strade, abitazioni, negozi che si allagano, attività che si paralizzano, pattume che galleggia su corsi d’acqua improvvisati, danni che si contano. E in aggiunta, cronico corteggio, già le prefiche di un’antica Roma, le lamentazioni pure insanabili del popolano abbandonato… tutto il tempo senza far niente… solo a caccia di voti e preferenze… a rimpallarsi le colpe… era prevedibile… si sapeva… dire che si fa di proposito sarebbe più onesto… questa è la nostra classe dirigente… che vergogna! 

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SAPRI © Sabina Greco

Mi spiega il veterano - non sono esperta - che la colpa è dei tombini e delle griglie di scarico a cui si negano l’adeguata e continua manutenzione e pulizia, così impedendo alle acque piovane di defluire quanto necessario e procurando, invece, che si spandano in superficie insieme agli ovvi olezzi dei rifiuti di scarico. Una stessa manutenzione ordinariamente curata che, al di là di un dovere già imposto, è per il piacere di essere garante e custode dell’oggetto in affido da sola a risolvere e a prevenire adeguatamente i soliti e arcinoti inconvenienti urbani della pioggia che avanza. 

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SAPRI © Sabina Greco

Ma a Sapri, il dovere trascurato, il piacere è ben altro affare. Qui, alle prime avvisaglie di un tempo inopportuno, si chiudono le scuole, si vieta la sosta nelle aree notoriamente soggette ad allagamento e prossime allo sbocco dei canali e s’intombano i cittadini nelle loro abitazioni. Del resto, tombini e griglie di scarico, senza vanto e gloria, non accendono i riflettori e non lisciano il fascino patinato. Meglio affidare denari e sorte alle avvenenze di spigolatrici scolpite e ben tornite o alle Archistar della Barceloneta che cesellano un lungomare ancora in forma rivestendolo di belvederi, pista ciclabile, padiglioni del mare, giardini e costole galleggianti. A chi interessa, se d’altro canto, insieme ai tombini intasati e le strade allagate, le dimore che ivi si affacciano, come anche nelle retrovie, oltraggino la vista per la triste fatiscenza (qui), che floridi commerci di un tempo si siano spenti poco a poco (qui), che il prezioso istituto agrario alle sue spalle non abbia più nulla da consegnare al territorio (qui) o un diritto alla salute, dai padri in una lunga battaglia già difeso (qui), sia oggi irriso (qui). 

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SAPRI © Sabina Greco

Nella mia incompetenza non ho idea se la soluzione alla trasgressione delle acque indomite in riva a una baia sia la cura o le condotte, ridurre le emissioni o il MOSE veneziano in miniatura, ma ho pur sempre il privilegio di sedere in futuro su una panchina, i piedi in ammollo fino al polpaccio, il naso ora inebriato da fragranze amabili e delicate, in mezzo a lusinghe da Archistar, gustando l’intima consolazione che almeno lei, l’Archistar, la vita se la gode al caldo in inverno.

 

Sabina Greco

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