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Più libri, più liberi: dalla Fiera romana poco coraggio, deja-vu e qualche storia

Si è conclusa ieri, la fiera della piccola-media editoria a Roma, con dieci anni tutti sul groppone, – accantonate, senza dimenticarle, le difficoltà economiche palesate nel novembre scorso - espone oggi fragilità e qualche tiepido guizzo.
 
Le presenze ai vari eventi restano discontinue, talune iniziative di ‘settore’ come quelle scientifico-specialistiche, garantiscono sale (anche da 300-400 persone) piene con un servizio di sicurezza che ce la mette tutta, lasciando l’impressione di non avere sempre la situazione sotto controllo. Altre iniziative, però, non riescono a convincere i visitatori a entrare e seguire ciò che i protagonisti hanno da dire. La stessa - nota - trasmissione Fahrenheit attira pubblico, ma nessun pienone, i tavolini attorno si riempiono ma la circolazione nell’area resta più che buona (bene per la gestione spazi-presenze, meno bene come segnale di ‘minore interesse’ verso finestre collettive di potenziale confronto-ascolto anche entro popolarità ormai consolidate).
 
L’immobilità degli stand è un evidente segnale dell’aria che si respira (non solo a Roma, in termini editoriali in senso stretto ma anche culturali nell’attuale realtà italiana): qualcuno tenta diversivi riempiendo l’interno di palloncini monocolore, qualcun altro aggiunge incensi a qualificare le specifiche delle pubblicazioni curate. Specialmente tra sabato e domenica, dentro ad alcuni stand si svolgono brevi registrazioni video e interviste. I movimenti restano quelli delle masse che s’attorcigliano tra gli alveari.
 
Osservando il flusso tra gli stand è impossibile non notare i numerosi cartellini identificativi appuntati tra giacche, camicie e maglioni: tra operatori editoriali, editori, personale interno della Fiera, relatori, autori e ‘stampa’, è difficile quantificare quanti sono – effettivamente – i visitatori anche potenziali acquirenti-lettori-curiosi. L’impressione non è del tutto positiva, quanto meno per colpo d’occhio.
 
Nemmeno i discorsi tra corridoi e bar, rassicurano: diversi visitatori consigliano di ‘fare un salto’ per passare qualche ora tra sconti e magari rischiando d’incrociare un autore o un volto più o meno noto; in pochi però hanno precise intenzioni rispetto all’acquisto o alla vicinanza con una casa editrice o un genere. E sono ancora meno quelli a ‘caccia di cose che convincono’ per cui valga la pena di leggere: qualcosa lo si prende anche, alla fine, ma spesso per intervento occasionale o stimolato dal cartello più grande o la folla più fitta in loco. Non mancano i passeggini, perfino i cani. Per chi non è di Roma, il clima mite e qualche raggio di sole è stato sicuramente un valido intermezzo a evitare l’asfissia (e forse qualche punta di noia e apatia).
 
Cosa funziona.
Il tipico alveare del Palazzo dei Congressi, rischia facilmente di congestionarsi ma quest’anno i momenti di grande affluenza sono stati veramente pochi, c’è dunque tutto il tempo per passare da uno stand a un altro, senza fretta, sbirciando, valutando offerte e promozioni.
 
L’area ‘caffè letterario’ (dietro la quale resta l’unico accesso al primo piano) non è ampia ma permette una discreta gestione del flusso di visitatori rispetto a chi intende fermarsi e seguire ciò che accade tra il piccolo palco e i tavolini per gli spettatori.
 
Interessanti i contenuti extra, specialmente i video messi a disposizione su Youtube dov’è possibile ‘guardare in faccia’ alcuni partecipanti (tra editori, autori, collaboratori di settore, giornalisti…) e forse, ascoltando voci, trarne qualche osservazione personale. Un esempio: l’intervento di Cristiano Armati.
 
 
Cosa s’inceppa.
Al primo piano si concentrano gli eventi nelle varie sale congressi, peccato però che in questo modo tutti gli espositori relegati tra i corridoi laterali rischiano di finire persi, per notarli ci vuole il programma della Fiera o la curiosità di chi, uscendo da un evento, segue la scia di stand oltre l’unico accesso al primo piano.
 
A differenza di edizioni passate e della struttura stessa del Palazzo, è stata resa disponibile un’unica scala per accedere al primo piano, una scelta molto dibattuta e non sempre intuitiva che ha notevolmente penalizzato gli espositori ‘di sopra’ quanto chi provava ad interessarsi a iniziative nelle differenti sale a disposizione.
 
Restano troppo stretti i corridoi laterali verso il fondo del piano terra, la stanza adibita a servizio caffetteria e ristorazione finisce ‘in faccia’ ad alcuni stand. Nel complesso un piano terra con zone claustrofobiche.
 
 
Link
Il sito della fiera.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.8) 12 dicembre 2011 10:34

    Sono stato in fiera negli ultimi due giorni - giornate festive e notoriamente più affollate - e ho notato meno gente rispetto agli anni scorsi. L’incedere tra i corridoi era agevole e comodo, niente a che vedere con i momenti di calca a cui mi ero abituato nelle precedenti edizioni mentre curiosavo tra gli stand da appassionato divoratore di libri. Comunque, come sempre è un evento ben organizzato, che merita maggiore attenzione da parte dei media, del pubblico dei lettori e degli aspiranti tali.

  • Di (---.---.---.244) 12 dicembre 2011 23:26

    pubblico e acquisti in calo..... decisamente un’altra aria in fiera

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