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Piccolo spazio pubblicità

Prendo spunto da questa foto (pubblicata sul manifesto in data 22 gennaio) per una riflessione in libertà su qualcosa che non sono solito fare! Le decisioni interne del PD e in generale quelle della politica istituzionale sono cosa che oramai da anni ho lasciato da parte, preferendo di gran lunga, dedicare il mio tempo in direzione ostinata e contraria, come ostinata e contraria è sempre più chiara la mia scelta di fare riferimento al buon senso per vivere la mia vita.

Ultimamente, mi capita sempre più spesso di fermarmi a osservare le espressioni dei visi e sopratutto la direzione degli sguardi dei miei interlocutori! E in maniera empirica, oramai ho una mia (del tutto personale naturalmente) maniera di decidere se fermarmi nella conversazione oppure semplicemente andarmene a cercare qualcos'altro da qualche altra parte.

È oramai e definitivamente chiaro per me, che l'impossibilità di sostenere lo sguardo negli occhi dell'altra persona è sinonimo della più completa mancanza di intenzione al confrontoMi spiego meglio. Ogni qualvolta che mi trovo a parlare con qualcuno e lo sguardo di questo qualcuno se ne va da tutte le parti, meno che in direzione dei miei occhi, il risultato è solo una perdita di tempo.

 

Da più parti e oramai da secoli, il linguaggio del corpo è studiato e approfondito per capire chi si ha di fronte e di conseguenza pianificare strategie e comportamenti adeguati.

 

Ora, se il frutto delle mie osservazioni si limitasse agli incontri che posso fare al bar o dal fornaio, be' tutto questo non avrebbe senso, nè sentirei l'esigenza di condividere le mie riflessioni. Purtroppo però la cosa più interessante è invece, che anche e sopratutto nel mondo della politica e delle istituzioni, quello che affermo è diventata prassi comune.

 

Guardarsi negli occhi e sapere ascoltare con lo sguardo fisso, o viceversa saper parlare con lo sguardo fisso nell'interlocutore è cosa di altri tempi, e di altri tempi quindi è diventato anche, di conseguenza, l'andamento dei risultati!

 

Sempre di più imperano scontri verbali e conflitti sguaiati, sempre di più il livello del confronto è diventato livello dello scontro. La riflessione mi porta quindi a consolidare (per il vivere quotidiano in questa società) la scelta di cercare altrove confronto, solidarietà, aiuto, professionalità, nelle mie faccende personali.

 

Se questo non ha portato a un sostanzioso cambio societario, ha per lo meno portato a un sostanzioso cambio delle mie relazioni, naturalmente in un "tutto di guadagnato"Nella nostra "democrazia societaria", sempre più è difficile avere gli strumenti per definire dove sta il nemico.

 

Alla fine il grosso guaio della democrazia, per non parlare della monarchia, è che mai si trova o ci sarà l'unanimità delle decisoni, e questo perchè chi la pensa diversamente, quasi mai, si mette nelle condizioni di proporre alternative oneste (guardando appunto negli occhi).

 

Viceversa se il potere incontra qualcuno che dell'onestà ne fa' uno dei valori più importanti, è il potere stesso a voltarsi dall'altra parte. L'unico momento in cui non si voltano dall'altra parte è quando sono inquadrati da una telecamera (motivo in più per approfondire la possibilità dell'abbandono del mezzo televisivo).

 

A congedo voglio ritornare quindi sulla profonda simbolicità che la foto qua sopra ha nel suo DNA.

Siamo di fronte a due che dovrebbero essere alleati, e che del confronto dovrebbero fare la loro missione, non a caso sono politici e vengono pagati da noialtri contribuenti, profumatamente per confrontarsi e trovare soluzioni.

 

Ora, non che abbia ancora speranze sulla classe politica e dirigente del mondo,piuttosto invece come forma di resilienza, quello che mi sembra funzionale è continuare ad offrirmi ed ad offrire spunti di riflessione per non mollare la presa e la speranza, sul fatto che un giorno il cittadino "inerme", si renda conto che cosi tanto inerme non lo è. Come sempre è la matematica che la fa da padrone.

 

Per quanto si sforzino per farci credere che il potere sia in mano altrui, l'unica e grossa verità, è che il potere sta nei numeri e che se numericamente parlando, si decidesse di non dare più il nostro voto, non solo chi è morto per avere questo diritto, si sentirebbe orgoglioso di noialtri (per coerenza ideologica con la parola Rivoluzione), ma saremmo anche in grado di affermare che questa stessa rivoluzione (di cui tanti si riempiono la bocca) non solo è possibile ma anche molto, molto ma molto vicina.

 

 

 

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