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 Home page > Attualità > Politica > Piccole storie di ordinaria follia – Le fabbriche di sogni

Piccole storie di ordinaria follia – Le fabbriche di sogni

Dopo essersi sorbito lunghe trasmissioni televisive sul debito pubblico e sui guai economici del Paese, con tanto di allegato richiamo ai disperati che non riescono più a raggiungere la fine del mese senza entrare in bolletta, Gino, il compagno di sempre del vostro cronista, nonché protagonista involontario di storie fuori dall’ordinato raziocinio, si è recato di buon ora all’edicola per acquistare il più venduto quotidiano nazionale, che non è né Il Corriere della Sera Repubblica: è la Gazzetta dello sport.

Purtroppo il tentativo non è andato a buon fine: era il giorno di un gioco molto in voga, qualcosa come il Fantascudetto, e tutte le copie erano già state vendute. Lo stesso nelle altre edicole.

A questo punto si è recato al tabacchino per acquistare una ricarica per il suo telefonino. C’era solamente una cliente, che fumava con accanimento mentre la signorina faceva passare alla macchinetta una montagna di bollette di un qualche tipo di gioco.

Fanno ventitrè euro - ha detto la signorina alla fine del tormentone.

Bene. E queste sono quelle di mia sorella - ha replicato la signora che fumava uscendo dalla borsetta un’altra pila di bollette. E mi dia anche tre gratta e vinci di questo tipo ed altri due dell’altro e …. .

Stanco di aspettare, Gino ha lasciato la fila che, nel frattempo, si era formata dietro di lui ed è ritornato a casa. Entrambi gli obiettivi li aveva mancati.

La signora che fumava, era invece riuscita a comperare ventitré euro di sogni per sé, più quelli per la sorella; siamo, come si suole dire, in bolletta, ma, forse, si tratta delle bollette del Super Enalotto.

Un tempo le fabbriche di sogni erano il totocalcio (per il pubblico maschile), i fotoromanzi (per il pubblico femminile) ed il cinematografo (per tutti indistintamente). Oggi, almeno come fabbriche di sogni, sono decisamente démodé e sono state rimpiazzate da altre più moderne e più sparluccicanti di luci colorate.

Franco Cassano, nel suo L’umiltà del male, editore Laterza, pagine 94, Euro 14,00, un libro da non perdere, ci dice quanto in appresso:

«La società dei consumi, proprio come il Grande Inquisitore di Dostoevskij, è indulgente nei riguardi di tutte le debolezze dell’uomo : suscita i desideri e i sogni degli uomini, li asseconda, li forma e li soddisfa come nessuna società perfetta sarebbe mai capace di fare. Essa vive bene nella mediocrità e guarda con scetticismo se non con timore tutti quelli che vorrebbero metterla a dieta seguendo le tabelle della perfezione spirituale. Il mercato, che moltiplica non solo i pani, ma anche tutte le altre merci, non solo non resiste alle tentazioni, ma le suscita, le coltiva e le allarga sistematicamente, conducendo una lotta nascosta, ma estremamente “popolare” contro tutti coloro che lo criticano in nome di alti principi morali. Esso ride alle spalle delle nobili figure e vuota le piazze che un tempo erano affollate per ascoltarle, riempiendo i centri commerciali, dove l’unica etica da rispettare in modo ferreo è quella di pagare il biglietto. Lì i sogni sono in vendita e l’imperativo è: divertirsi da morire».

Gino non è più convinto che la mano invisibile del mercato, di cui parlava Adam Smith, sia sempre una buona cosa; e che siano tanti gli irrimediabili casi di miseria conclamata, di cui parlano gli esperti di economia e di finanza alla televisione.

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