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Piccole storie di ordinaria follia: lo Sportello INPS per i disabili

Stringe il cuore chiudere l’anno con una piccola storia di ordinaria follia, una storia fra il comico ed il grottesco che ha coinvolto, come sempre, l’amico Gino del vostro cronista. Natale è appena passato, abbiamo tutti promesso di essere più buoni e sono già nell’aria i botti dell’ultimo dell’anno, le luci colorate dei giochi pirotecnici, il cin-cin dei bicchieri di spumante con le bollicine. Sarebbe meglio sorridere ed essere allegri, fare a tutti gli auguri con un abbraccio per un anno nuovo, diverso e migliore di quello che sta per finire. Purtroppo al vostro cronista non è dato scegliere la materia su cui scrivere.

Questa volta Gino, come spesso gli accade, è alle prese con il mostro della burocrazia pubblica, un Leviatano orrendo, minaccioso e putrido. Nel secolo della Rivoluzione Industriale si è posto per l’umanità il problema della tutela del lavoratore dalla sopraffazione del capitale e delle sue macchine (vi ricordate quel film con Chaplin che fa la pausa-pranzo prigioniero degli ingranaggi di un grande macchinario?); oggi il problema è cambiato, è diventato quello di proteggere il cittadino dalle vessazioni e dalle angherie della pubbliche burocrazia.

Gino ha un figliolo disabile; disabile ed in cerca di lavoro. Una legge dello Stato gli consentirebbe di avere alcuni “ausilii” nei concorsi pubblici (ad esempio un maggior tempo per fare i quiz) ed in effetti ha potuto accertare che altri disabili ne usufruiscono. Pertanto nel mese di giugno ha cercato di aver riconosciuti questi benefici dalla famosa Commissione Medica Provinciale. Ed è così iniziata l’avventura.

Per fare la domanda ha dovuto chiedere al medico di famiglia una certificazione sulla disabilità del figlio e la ha ottenuta dopo due visite mediche specialistiche nel civico ospedale. Si è poi messo al computer, è andato su Internet e la macchina gli ha stampato la domanda, essendo questo l’unico modo consentito dal Leviatano per rivolgergli la parola. Insomma non è l’interessato a fare la domanda come meglio gli aggrada, ma è lo Stato stesso che se la fa da solo come dice lui. Per di più, nel farla utilizza tre suoi certificati medici. Possiamo dire è stato il cittadino a produrre una istanza?

Nella domanda lo Stato si è ben guardato di chiedersi che fosse il Responsabile del Procedimento; ed il mistero ancora perdura. Una volta al figlio di Gino scrive un Pubblico Ufficio, una volta scrive un altro Pubblico Ufficio, spesso e volentieri ciascuno all’insaputa dell’altro: il Responsabile del Procedimento è come l’araba fenice di metastasiana memoria.

Entrando nel merito della vicenda, è di solare evidenza che, per accertare una disabilità, occorrono delle visite mediche che rilevino in maniera scientifica ed inoppugnabile le menomazioni che la malattia ha comportato per l’interessato; per la logica, ma non per la nostra burocrazia. Il figliolo di Gino si è visto convocare dalla Commissione Medica per ben tre visite mediche differenzi, una a luglio, una poi fatta a novembre ed una ancora da fissare.

Il primo problema è accertare se potrà l’una delle visite contraddire l’altra. Su questo punto il nostro amico Gino non è riuscito ancora a capirlo. Comunque sia di ciò, nelle due visite mediche nessuna visita medica, scusate l’involontario gioco di parole, è stata fatta al figliolo di Gino: alcuni signori seduti attorno ad un tavolo si sono limitati a prendersi le certificazioni mediche che lo Stato aveva utilizzato per scriversi da solo la domanda. L’esito, vi direte? Ebbene a nessun accertamento segue nessuna valutazione sulle menomazioni del figliolo di Gino. I signori della Commissione Medica devono evidentemente appartenere a quelli che Platone chiamava “i cosiddetti pitagorici” perché rispondono solamente a numeri: la percentuale di disabilità, gli articoli della legge 104 accordati e così via.

Questo quando rispondono. Nel caso del figliolo di Gino, dopo sei mesi, hanno risposto solamente alla prima delle tre visite mediche dallo stesso Stato stabilite, e precisamente alla prima. Per la seconda, che doveva riguardare specificatamente i benefici di cui alla legge 104 per i pubblici concorsi, ad oltre un mese dalla visita medica, non si ha alcuna notizia. Per la terza le cose stanno ancora peggio: è ancora in mente dei perché non è stata ancora fissata. Alla fine, dalla domanda che lo Stato si è fatto da solo, il figliolo di Gino dovrebbe avere una specie di provvedimento-spezzatino in tre tempi. Ed a questo punto il figliolo di Gino si è ritrovato con un concorso dell’ISTAT che scade il prossimo dieci gennaio (il ragazzo ha conseguito un diploma universitario in scienze statistiche).

La prima mossa di Gino è stata quella di telefonare al call center nazionale dell’INPS per avere notizie della pratica, atteso che era assicurata dallo Stato ampia assistenza per via telefonica. Purtroppo il nostro Stato talora non mantiene quello che promette: il call center nazionale non aveva alcuna possibilità di intervento sulla pratica, anzi non ne conosceva più di tanto.

Ecco perché, proprio fra Natale e Capodanno, Gino si è ritrovato di primo mattino insieme al figlio alla Sede INPS dove esiste uno Sportello per i disabili. Raggiunto il suo turno, ha potuto parlare con un impiegato che, utilizzando una connessione telematica non molto diversa da quella del call center nazionale, ha dato la stessa risposta: non poteva far nulla per la pratica. Consigliava di parlare con un funzionario di grado superiore al primo piano. Anche il funzionario di grado superiore al primo piano si collegava telematicamente ed arrivava alla stessa conclusione del call center nazionale e dello Sportello del piano di sotto.

Cosa avrebbe scritto il Sommo Poeta sui cittadini che si rivolgono per qualsiasi cosa al pubblico Leviatano ? Non lo sapremo mai, ma presumibilmente avrebbe fatto scrivere sulle porte di tutti i Pubblici Uffici Lasciate ogni speranza, o voi che entrate !

* * *

Tanti auguri di Buon Anno al paziente lettore di questa piccola storia di ordinaria follia.

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