• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Home page > Tempo Libero > Cinema > Perfect days

Perfect days

Wim Wenders ha 78 anni, ci regala un film di quiete, che predispone alla calma, al vivere semplice. Ha “creato” il protagonista Hirayama il cui viso e gesti comunicano pace, dall'apparente età di 50-60 anni, ma in questo caso l'attore è Koji Yakusho che di anni ne ha 67, benissimo portati.

 Dev'essere allora una calma dell'età adulta, la più augurabile forse. Wenders ci ha portati a Tokyo questa volta, non è più la Berlino e il suo cielo né la Parigi del Texas: un dedalo di strade, un groviglio architettonico moderno ben congegnato, dove tutto è ben funzionante, dove pare che la cortesia tra le persone predomini, e forse un po' di solitudini. Insieme all'altro film di questi giorni, Viaggio in Giappone con Isabelle Huppert, ci fa desiderare di andare almeno una volta nel Paese del Sol Levante. Tutto è così ben funzionante e pulito: Hirayama concorre nella sua mansione a tenere coscienziosamente, accuratamente pulite The Tokyo toilets, così è scritto sulla sua tuta, perennemente sereno cortese paziente silenzioso, chiunque incontri.

Sorride a ogni nuovo giorno nell'aprire la sua porta e partire col suo furgoncino verso il lavoro, che svolge impeccabile. Ha un'abitazione piccola ed essenziale, per la doccia e la sauna và ai bagni pubblici, và in biblioteca per il prestito libri, ogni sera legge sul suo tatami prima di addormentarsi. E fà bei sogni, sereni anch'essi, ma in bianco e nero. Spruzza ogni mattino dell'acqua sulle sue piantine raccolte nei parchi. Ecco, i parchi, gli alberi suoi amici che tanto osserva e fotografa con la sua macchinetta fotografica strettamente analogica o tradizionale, le cui foto sono da far sviluppare e stampare. E' legato alle sue (le mitiche) audiocassette che ascolta nel furgoncino: è musica rock o soul degli anni 60 e 70.

Dei suoi anni precedenti nulla sappiamo ma tant'è, lui stesso lo dice alla nipotina che improvvisamente gli fa visita ed è fuggita da casa: c'è un'altra volta e c'è adesso. I suoi sono Perfect days in una vita perfettamente uguale: ha incontri umani sporadici, routinari o di necessità, di percorsi ben collaudati che non lo sorprendano. Ed è un po' questa la cosa che impensierisce - ma così ha disegnato Wenders il nostro Hirayama (a cui cmq. un po' ci si affeziona) – un uomo solo che non coltiva amicizie, non ha lunghi discorsi da tenere e nemmeno scambi profondi con altri esseri umani. L'unico “avvenimento” nella sua vita tranquilla avviene in chiusura, è una piacevole inaspettata sorpresa: un uomo sconosciuto più talkative o più comunicativo gli si avvicina per strada una sera, inventa con lui discorsi non importanti, giocano perfino a calpestarsi le rispettive ombre, per vedere se un'ombra sovrapposta all'altra cambia di intensità. E giocare, comunicare, avere scambi, è salutare, serve!

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità