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Perché è sbagliato proporre un referendum sull’Euro

Oggi, chiunque vi proponga un referendum sull’Euro, o è un pazzo, oppure si sta consapevolmente prendendo gioco di voi e della vostra giustificata rabbia. Le due cose possono anche verificarsi contemporaneamente. In breve: pur considerando corretta l’analisi che vorrebbe un’Italia fuori dalla moneta unica, urlare alla piazza e al mondo che si vuole fare un referendum su questo argomento è molto pericoloso. 

Visto che se ne tornerà a parlare, è meglio subito chiarire alcune cose sull’ipotetico referendum per uscire dall’Euro che molti imbonitori in perenne campagna elettorale stanno iniziando a rivendere sul mercato delle opinioni.

Sia ben chiaro che non mi trovo qui a difendere l’Euro, l’Unione Europea, e la sua struttura, di cui posso solo che provare ogni male possibile, e a cui riconosco la colpa per parte dei problemi dell’Italia di oggi. Manca però nel dibattito pubblico un po’ di razionalità e di realismo nell’affrontare argomenti difficili ed incerti come possono essere gli argomenti economici. L’Euro finirà, in un modo o nell’altro, prima o poi. Preso atto di questo sarebbe importante capire come limitare i danni.

Oggi, chiunque vi proponga un referendum sull’Euro, o è un pazzo, oppure si sta consapevolmente prendendo gioco di voi e della vostra giustificata rabbia. Le due cose possono anche verificarsi contemporaneamente. In breve: pur considerando corretta l’analisi che vorrebbe un’Italia fuori dalla moneta unica, urlare alla piazza e al mondo che si vuole fare un referendum su questo argomento è molto pericoloso.

Secondo i Trattati europei non esiste nessun modo consensuale per abbandonare l’Euro. Costituzionalmente, inoltre, non si possono indire referendum su ratifiche di trattati internazionali. Va da sé che quindi questa decisione, quando verrà presa, sarà una decisione unilaterale, e come tale dovrà essere gestita in un certo modo. Decisioni di questo tipo, che riguardano non solo la vita di un paese, ma anche il futuro di un continente, devono essere trattate in maniera segreta con tutti i diretti interessati. Lo ripeto: in maniera segreta, così da diminuire l’incertezza, limitare i danni e le peggiori conseguenze.

Roger Bootle, economista del Daily Telegraph e vincitore del premio Wolfson – premio che venne dato nel 2012 alla miglior “exit-strategy” sull’Euro - ne ha spiegato i motivi, anche facendo alcuni esempi storici. L’analisi la potete trovare qui, ed ha l’eloquente titolo di “Leaving the euro: A practical guide“.

Bootle sostiene che per effettuare in maniera efficace una manovra politica di questo tipo, lo Stato che si appresterebbe ad uscire dall’Euro dovrebbe muoversi cautamente tra il diritto internazionale e quello nazionale. Lo Stato in questione dovrebbe tenere conto delle esigenze politiche e pratiche degli altri membri, senza mai dimenticare le proprie. L’Unione Europea è, nei fatti, un’alleanza. Le trattative segrete offrono da questo punto di vista molti vantaggi. Mantenere segrete le trattative consentirebbe in primo luogo di ridurre al minimo – o almeno a ritardare – i dirompenti effetti che questa radicale scelta si porterebbe dietro. Tali effetti possono essere: corsa agli sportelli, deflussi di capitale dal paese verso l’estero, fuga di investitori, interruzioni di concordati economici, crollo del valore delle attività, crollo dei rendimenti obbligazionali (e quindi dei risparmi dei cittadini), si fermerebbero i prestiti alle imprese ed alle famiglie, e ci sarebbero ovviamente effetti negativi sui consumi.

Annunciare anticipatamente l’uscita dall’Euro, magari con un referendum senza avere un piano preciso, renderebbe molto più caotico e disorganizzato proprio fare quello che ci si pone di fare, cioè uscire dall’Euro. Anche avendo un “piano”, rendendo pubblico o annunciando prima del dovuto il “break-up”, quel “piano” andrebbe rivisto. Inoltre servirebbe il giusto tempo per inventarsi una “nuova moneta”, e tra l’annuncio dell’abbandono, e il momento di ingresso in circolo del nuovo conio, quest’ultimo sarebbe vittima di una forte svalutazione e volatilità, che magari non rispetta il vero valore che quella nuova moneta potrebbe avere.

Bootle dice anche che ci sono degli aspetti negativi nella segretezza delle trattative. Ad esempio ci sarebbe meno dibattito pubblico, e magari meno opinioni che riguardano una scelta così importante. Si limiterebbe la partecipazione dei cittadini alla decisione, e quindi potrebbe venir danneggiato il processo democratico. Bisogna però affrontare la realtà, e il politico cui spetta la decisione di uscita deve poter agire nel migliore dei modi. Il referendum era da fare sull’ingresso nell’Euro, non per la sua uscita. Si potrebbe dire anche che la segretezza precluderebbe anche ai cittadini la possibilitò di fare piani economici di medio-lungo termine, sui loro risparmi e progetti di vita, ma questo è un falso problema: annunciando un’uscita dall’Euro prima dei tempi con un referendum porterebbe le stesse famiglie a fare quelle scelte che poi saranno causa del collasso complessivo di tutto il sistema (come ad esempio la corsa agli sportelli bancari).

Bootle cita molti casi storici di successo, dove si è utilizzata la pianificazione segreta per effettuare importanti cambiamenti della politica economica e monetaria.

Nel 1992 la sterlina uscì dal regime di cambio europeo, e la decisione fu presa in segretezza e annunciata qualche settimana dopo. Un altro caso di “break-up” citato nello studio riguarda quello seguito alla frammentazione della Cecoslovacchia, sempre nel 1992. Il governo Ceco e la banca centrale decisero il “break-up” dal sistema monetario precedente il 19 gennaio del 1993, ma il piano fu tenuto segreto fino al mese successivo, appena sei giorni prima dell’effettiva separazione. Stessa cosa è successa nella divisione del Sudan: il Sudan del Sud nei sei mesi che precedettero l’indipendenza iniziò a stampare in segreto una nuova moneta. Ci sono anche esempi che vanno in senso opposto: quando si disgregò l’Unione Sovietica si dibatté pubblicamente e a lungo riguardo alla creazione delle dodici nuove monete che sarebbero entrate in circolo. Il dibattito e le trattative però non andarono bene, ed i nuovi Stati agirono unilateralmente peggiorando la situazione.

Non essendo uno sprovveduto, Bootle ritiene improbabile che tutto il processo della trattativa possa rimanere segreto a lungo. Sostiene però che questo sia possibile almeno all’inizio. Le prime fasi dell’uscita pianificata potrebbero essere gestite da piccoli gruppi governativi. Man mano che la trattativa e la pianificazione prosegue si può gradualmente allargare lo spettro dei soggetti coinvolti, proprio come accade con le decisioni che vengono prese sui tassi di interesse delle banche centrali. Bootle non si illude, e ritiene comunque necessario preparare un piano di blocco per la fuga dei capitali, almeno nella prima fase in cui l’intenzione di uscire dalla moneta unica viene resa pubblica. Una volta che tutte queste precauzioni e decisioni sono state prese, l’attuazione del piano di uscita dovrà essere il più veloce possibile.

Roger Bootle non è ovviamente l’unico che ha affrontato il problema. Ci sono altri studiosi che considerano la segretezza come essenziale nel dirimere questioni come queste, fondamentali per il futuro di un paese. 

Jacques Sapir, economista francese tutt’altro che favorevole all’Euro, scrive che per essere di “successo”, o per produrre i massimi effetti positivi e minimi effetti collaterali, [l'uscita dall'Euro] dovrebbe essere preparata come un’operazione militare, sia in termini di tattiche che di pianificazione sequenziale, operativa, e strategica

Conoscete operazioni militari di successo rese pubbliche e sottoposte ad un qualche referendum? Ecco.

Ma anche Alberto Bagnai, economista famoso per il suo blog Goofynomics, e per essere uno dei più combattivi e preparati sostenitori dell’uscita dell’Italia dall’Euro, la mette giù negli stessi identici termini.

Si capisce quindi che l’annuncio di un futuro referendum sull’uscita dall’Euro va in senso completamente opposto a quello del buon senso e di una politica responsabile, che abbia a cuore sul serio l’Italia ed i suoi cittadini.

Se si vuole uscire dall’Euro bisogna avere un piano preciso e attuarlo, senza annunci, senza deliri demagogici. Gridare “al referendum!” magari fa ottenere qualche voto in più, fa riempie la piazza, fa godere i rivoluzionari da tastiera, ma è un pessimo modo per affrontare un problema reale.

Non è politica, è spettacolo, uno spettacolo incosciente che potrebbe costarci molto caro.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

I commenti più votati

  • Di (---.---.---.200) 2 dicembre 2013 18:44

    Ma ci teniamo proprio tanto a fare la fine dell’Argentina?

    Non sarebbe meglio votare una legge anticorruzione e anticlientelismo seria?

    E ancora abbattere drasticamente l’evasione fiscale, distruggere le mafie e le massonerie occulte, sottoporre ai controlli di legalità il ceto politico, la pubblica amministrazione e le sottocaste collegate ?

    Non sarebbe meglio una legge sul conflitto di interesse che separi gli affari di controllore e controllato, di amministratore e amministrato, di politici e apparato produttivo?

    Perché ce la prendiamo con i tedeschi? sono stati forse loro a donarci leggi orrende e ladroni in quantità?

    Anche gli argentini incolpavano gli americani per i loro guai.

    AVVISO per i Pensionati:

    - la prima fregatura la presero quando il cambio di fatto tra lira e euro fu portato a 1 euro 1000 lire. Una pensione di 2 milioni di lire diventava 1000 euro che al mercato valevano nei fatti un milione.

    - la seconda ancora più grossa la prenderanno se si dovesse passare dall’euro alla lira.

  • Di GeriSteve (---.---.---.239) 2 dicembre 2013 13:12

    E’ stato indiscutibilmente sbagliato entrare nell’euro con una UE così mal organizzata.

    E’ ancora più sbagliato, direi quasi criminale, prospettare come facilmente praticabile l’uscita.

    I cittadini e le imprese italiane adesso hanno debiti in euro ed entrate in euro o valuta estera. Se si andasse, o anche se soltanto si prospettasse, una situazione in cui i debiti sono in euro e le entrate in lire soggette a svalutazione sarebbe il crollo: le imprese italiane fallirebbero tutte, i cittadini che stanno comprandosi casa con un mutuo la perderebbero.

    Come sempre in caso di catastrofe economica, qualche speculatore che dispone di capitali liquidi (ad es. mafia) ci guadagnerebbe e farebbe shopping di immobili e di beni di imprese fallite. Negli USA, dopo la crisi del ’29, lo hanno fatto i vari Rockefeller, Onassis ecc.

    GeriSteve

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.239) 2 dicembre 2013 13:12

    E’ stato indiscutibilmente sbagliato entrare nell’euro con una UE così mal organizzata.

    E’ ancora più sbagliato, direi quasi criminale, prospettare come facilmente praticabile l’uscita.

    I cittadini e le imprese italiane adesso hanno debiti in euro ed entrate in euro o valuta estera. Se si andasse, o anche se soltanto si prospettasse, una situazione in cui i debiti sono in euro e le entrate in lire soggette a svalutazione sarebbe il crollo: le imprese italiane fallirebbero tutte, i cittadini che stanno comprandosi casa con un mutuo la perderebbero.

    Come sempre in caso di catastrofe economica, qualche speculatore che dispone di capitali liquidi (ad es. mafia) ci guadagnerebbe e farebbe shopping di immobili e di beni di imprese fallite. Negli USA, dopo la crisi del ’29, lo hanno fatto i vari Rockefeller, Onassis ecc.

    GeriSteve

    • Di Lorenzo C. (---.---.---.58) 2 dicembre 2013 13:24
      Lorenzo C.

      Proprio perché un eventuale uscita non può ritenersi facilmente praticabile che serve un piano ben definito, una exit-strategy che lasci poco spazio all’improvvisazione. Sarei curioso di sapere quanti paesi dell’Euro hanno già pronto un "piano b". Temo che l’Italia non sia tra questi.

  • Di GeriSteve (---.---.---.239) 2 dicembre 2013 13:13

    E’ stato indiscutibilmente sbagliato entrare nell’euro con una UE così mal organizzata.

    E’ ancora più sbagliato, direi quasi criminale, prospettare come facilmente praticabile l’uscita.

    I cittadini e le imprese italiane adesso hanno debiti in euro ed entrate in euro o valuta estera. Se si andasse, o anche se soltanto si prospettasse, una situazione in cui i debiti sono in euro e le entrate in lire soggette a svalutazione sarebbe il crollo: le imprese italiane fallirebbero tutte, i cittadini che stanno comprandosi casa con un mutuo la perderebbero.

    Come sempre in caso di catastrofe economica, qualche speculatore che dispone di capitali liquidi (ad es. mafia) ci guadagnerebbe e farebbe shopping di immobili e di beni di imprese fallite. Negli USA, dopo la crisi del ’29, lo hanno fatto i vari Rockefeller, Onassis ecc.

    GeriSteve

    • Di Il Gufo (---.---.---.115) 2 dicembre 2013 13:34

      La Germania non voleva la moneta unica, volevano tenersi il marco a tutti i costi.
      Trattando da una posizione economica forte ottennero un valore nominale dell’Euro molto alto, adatto per l’economia tedesca, infinitamente di meno per paesi abituati alle "svalutazioni competitive".
      Credo che l’Italia accettò perchè la nostra spesa per interessi sarebbe calata di molto e per diversi anni, dando ampi margini di intervento alla classe dirigente.
      Se poi abbiamo votato nani e ballerine non ha tanto senso prendersela coi tedeschi...
      Ricordo che l’inflazione aumentò a dismisura SOLO IN ITALIA perchè si consentì a commercianti che già non pagavano le tasse di raddoppiare allegramente i prezzi (coprendo il furto con la mitologica "inflazione percepita").
      Caffè al banco, mille lire. Un giorno diventano 0,8 euro (quando andava bene 0,7). Dal +30% al +80% in un paio di mesi, tanto per citare solo una voce.

  • Di Il Gufo (---.---.---.115) 2 dicembre 2013 13:22

    Sarò spietatamente sincero: è molto più probabile la buona riuscita di un’operazione simile se PUBBLICA rispetto a trattative segrete (tra chi poi non è dato sapere, immagino banchieri sempre attenti agli interessi della collettività).
    Basta una sola ragione: si chiama "asimmetria informativa". Ovvero sui mercati chi sa prima le cose meglio le sfrutta. E’ una cosa che esiste sempre in misura più o meno grande, finora non avevo mai sentito dire che fosse una cosa buona, addirittura auspicabile per il bene del pueblo!

    "potrebbe venir danneggiato il processo democratico".
    "Potrebbe"?!? Solo per aver deciso in segreto ascoltando il parere di quattro gatti la più assurda strategia economica della storia? Mi chiedo quale idea abbia della democrazia chi utilizza il condizionale in una frase del genere.
    Ma il vero problema è che non si trova citata UNA SOLA RAGIONE che spieghi perchè l’uscita dall’Euro sarà il nostro supremo bene, quali siano gli obiettivi che ci si prefigge, in che modo ridurre gli enormi e sicuri rischi che una decisione del genere comporta (una "nuova moneta" subirà enormi fluttuazioni nei cambi, come si impedirebbe una selvaggia speculazione globale che ne aumenti gli effetti? Boh. Come si terrà l’inflazione sotto le due cifre quando l’economia sottostante alla moneta è in ginocchio? Boh. Esporteremmo di più, sicuramente, peccato che poi il gas russo ci toccherebbe pagarlo con le caciotte o le mignotte di Arcore).
    Insomma usciamo dall’euro perchè sì ed in modo più segreto possibile. Non è molto convincente.
    Just my two cent

    • Di Lorenzo C. (---.---.---.58) 2 dicembre 2013 13:29
      Lorenzo C.

      Mi sembrava abbastanza chiaro che il senso del mio articolo non fosse "dobbiamo uscire dall’Euro", ma "nel caso dovesse succedere come bisognerebbe agire". Infatti parlo di limitare i danni. L’Euro è una costruzione artificiale che potrebbe non durare a lungo. Non dico che sia inevitabile, non dico che sia auspicabile, ma è possibile che l’intera struttura possa crollare. E’ meglio far finta di niente oppure ragionare su come poter limitare i danni?

  • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 2 dicembre 2013 14:57
    Truman Burbank

    Per uscire dall’euro bisogna prima togliere Letta dalla poltrona che occupa, perchè non sarà certamente lui, messo dai banchieri, a decidere l’uscita.
    Ma per togliere Letta bisogna far arrivare il problema alle masse.

    E quindi può essere corretto proporre il referendum, non per farlo, ma perchè se ne parli. Poi un’eventuale uscita andrebbe decisa a sorpresa, ma dopo aver messo le persone giuste nei posti giusti.

    • Di (---.---.---.158) 3 dicembre 2013 01:35

      può essere corretto proporre il referendum, non per farlo, ma perchè se ne parli.
      Poi un’eventuale uscita andrebbe decisa a sorpresa, ma dopo aver messo le persone giuste nei posti giusti."
      Nel mondo dei sogni. Nel mondo reale, chi ha soldi da parte li sposta all’estero ben prima che le persone giuste arrivino ai posti giusti, per cui la "sorpresa" sarà soltanto un massacro sociale a senso unico per i più poveri, che non avendo soldi da parte si beccheranno solo i danni del ritorno alla lira, laddove anche nel caso peggiore (fallimenti di massa) Chi ha messo i suoi euro all’estero la fame non la farà-.

  • Di (---.---.---.201) 2 dicembre 2013 15:03

    non sono per nulla daccordo che debba essere fatto in modo segreto, anzi sono convinto che debba essere una scelta colettiva.

  • Di (---.---.---.201) 2 dicembre 2013 15:04

    e’ meglio ragionare su come poter limitare i danni, ma tutti insieme, non i soli 4 ladri

  • Di (---.---.---.215) 2 dicembre 2013 17:33

    una cosa è certa, chi può non tenga euro nelle banche, ma contanti sotto il materasso!

  • Di (---.---.---.200) 2 dicembre 2013 18:44

    Ma ci teniamo proprio tanto a fare la fine dell’Argentina?

    Non sarebbe meglio votare una legge anticorruzione e anticlientelismo seria?

    E ancora abbattere drasticamente l’evasione fiscale, distruggere le mafie e le massonerie occulte, sottoporre ai controlli di legalità il ceto politico, la pubblica amministrazione e le sottocaste collegate ?

    Non sarebbe meglio una legge sul conflitto di interesse che separi gli affari di controllore e controllato, di amministratore e amministrato, di politici e apparato produttivo?

    Perché ce la prendiamo con i tedeschi? sono stati forse loro a donarci leggi orrende e ladroni in quantità?

    Anche gli argentini incolpavano gli americani per i loro guai.

    AVVISO per i Pensionati:

    - la prima fregatura la presero quando il cambio di fatto tra lira e euro fu portato a 1 euro 1000 lire. Una pensione di 2 milioni di lire diventava 1000 euro che al mercato valevano nei fatti un milione.

    - la seconda ancora più grossa la prenderanno se si dovesse passare dall’euro alla lira.

  • Di (---.---.---.174) 2 dicembre 2013 19:27
    Sarò anch’io spietatamente sincero, senza volontà di offendere nessuno però.

    1) qui bisogna mettere ordine nel cervello: prima si afferma senza se e senza ma che "L’Euro finirà, in un modo o nell’altro, prima o poi". Poi però, messi alle strette, si corregge il tiro, "il senso del mio articolo non è dobbiamo uscire dall’euro". E allora?
    Se si è convinti, come anch’io lo sono, che l’Euro senza l’Europa è stata una calamità e che bisogna prendere un’altra strada, cosa dobbiamo aspettare? E, sopratutto, chi dovrebbe deciderlo, in quali segrete stanze e con quali garanzie di avere a cuore gli interessi del Paese piuttosto che quelli di pochi plutocrati? 
    Promuovere un referendum significa raccogliere firme, e ci si può scommettere che non sarà certo un problema raccoglierne 500.000, tutt’altro, bisognerà sgomitare ai punti di raccolta firme. Poi naturalmente non sarà ammesso per via della legge richiamata dallo stesso articolista, ma a quel punto, Letta o non Letta, Napolitano o non Napolitano, Cohn-Bendit ed altri, non potranno tanto facilmente continuare a fare i falsi europeisti (perchè tali sono, in ossequio al principio cardine nei matrimoni di interesse "quello che è mio, è mio, quello che è tuo, è mio lo stesso".
    2) la proposta del referendum è strumentale a quella, ben più sostenibile, esplicitata da Grillo nel Vday di Genova, e cioè: Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune finalizzata eventualmente all’adozione di un Euro 2. In alternativa, aggiungo io, abbandono dell’euro da parte della sola Germania, che sarebbe certamente molto meno traumatico per tutti.
    3) in politica se va bene si e no il 30% delle proposte ha una reale possibilità di essere discussa, e ancora meno accettata: purtuttavia, anche sapendo che non potranno aver seguito, è necessario che le idee vengano rese pubbliche. Ha un valore simbolico importantissimo, perchè rende palese la posizione di un forza politica rispetto ad un dato problema, e nel contempo costringe le altre forze a prendere una posizione chiara su quell’argomento. E questo, a ben guardare, è il succo del sistema democratico.
    4) per finire, quando ci si perde dietro ai tecnicismi ed alle tattiche, si finisce per perdere di vista il vero valore di qualsiasi idea.


  • Di (---.---.---.200) 3 dicembre 2013 10:19

    Quindi dovremmo dare credito a Lorenzo C "faccia di scimmia" e non a Cesaratto, Brancaccio, Stirati, Gnesutta e Stiglitz?
    Bravo tieniti le tue certezze!

  • Di (---.---.---.112) 3 dicembre 2013 15:10

     il referendum a cui fa riferimento Grillo è quello propositivo e non abrogativo. Vuol dire che con il referendum non possiamo uscire dall’euro, ma proporre ai nostri politici la volontà di uscire, a quel punto, se il M5S sarà maggioranza di governo, lavorerà per uscire dalla moneta unica. Non sottovalutiamo questo strumento di estrema democrazia!!! Ciao

    • Di Lorenzo C. (---.---.---.58) 3 dicembre 2013 16:19
      Lorenzo C.

      Il referendum propositivo si può fare solo a livello locale in alcune regioni, ed è vincolante se viene raggiunto il quorum. Forse tu ti riferisci al "consultivo", regolato dall’art.132 della Costituzione, che non si potrebbe comunque fare su trattati internazionali, visto che in Italia è piuttosto limitato nelle sue funzioni.

  • Di (---.---.---.112) 3 dicembre 2013 15:17
    CACCIATA UE-BCE-FMI, L’UNGHERIA RINASCE: TAGLIO COSTO LUCE GAS ACQUA DEL 20% TICKET BUS DEL 10% IVA RIDOTTA DA 27% A 5%

  • Di paolo (---.---.---.25) 4 dicembre 2013 23:55

    Ma si è tutta colpa dell’euro !

    Corruzione ,sprechi ,malapolitica ,disordine morale e sociale ,leggi ad personam e leggi non applicate e rispettate , scuola in pezzi ,servizi alla deriva ,evasione fiscale e contributiva , abusivismo edilizio , mafia ,camorra , ’ndrangheta ,sacra corona unita ,chiesa cattolica , Lega ladra ecc...... e dulcis in fundo tanto per gradire , venti anni di Silvio !!!!? .

    Ma no che c’entra , la colpa è dell’euro e poi ce lo dicono Paolo Barnard e Grillo mica due citrulli qualsiasi !! Ci siamo bevuti venti anni di un cantore pregiudicato perché non dovremmo sorbirci le cazzate anche di questi . Il popolo lavello digerisce tutto , non fa un cazzo per cambiare la situazione ma , con poche idee ma sbagliate ,procede coerente e dritto come un fuso verso l’autodistruzione . L’importante però è che poi la colpa sia del baion . 

    Ho letto con interesse l’articolo che analizza l’eventuale possibilità tecnica di uscita dalla moneta unica che , come ben dice Geri ,sarebbe una pura e semplice follia .
    Che teste di ....

  • Di (---.---.---.52) 8 marzo 2014 20:47

    Bah. Tolgo il feed

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