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"Pensierini sulle elezioni"

"Sta per iniziare la battaglia"

Ci siamo: il 6 e 7 giugno sono vicini e con loro la battaglia finale. Ebbene si: siamo allo scontro decisivo.
Dopo rivoluzioni politiche durate anni, partiti nati, quasi morti e poi risorti e i soliti duri a morire, simboli, bandiere e falsità, la politica italiana si ripresenta così: facce nuove poche, vecchie o riciclate troppe.
 
Da quello che si sente in giro il risultato sarà importante per farci capire se ad andare avanti sarà l’”Impero del Male”, ancora una volta guidato dall’eterno condottiero. Colui che si è trasformato per anni, ha attraversato i pericoli del mare in tempesta della politica italiana, conducendo la nave in porto, continuando a farci divertire col suo piano bar.
 
Ha attraversato le epoche, il “gran camaleonte”, mutando nella “forma e nel colore”, cogliendo ogni cambio di direzione del vento, modificando ogni volta la rotta da seguire nel nome "delle libertà". In principio era il Cavaliere, poi semplicemente Silvio, infine affettuosamente “il Papi” di tutti noi.
 
Lo si può vedere ancora lì, nei manifesti che dopo anni riportano ancora la scritta “Berlusconi” e la sua immagine sempiterna come il ritratto di Dorian Gray. Il volto sicuro, il sorriso è lo stesso del pianista da crociera, di chi ti vende un sogno e un’emozione. La nave, con a bordo la sua corte, viaggia ancora col vento in poppa verso l’Europa, mentre l’Italia viene affondata dalle sue armi di “distrazione di massa”.
 
All’estremo opposto, risplendono gli scudi dei “gabbiani” di Tonino di Pietro, che del “Papi” hanno fatto una ragione di vita, il veleno senza il quale non esisterebbe l’antidoto: loro.

 
Ride,Tonino, in fondo non è mica poi tanto diverso, anche lui in Europa a guidare le sue armate dalla prima fila. Perché si vinca o si perda <<io ci metto la faccia>>. Peccato che la stessa cosa la dica anche La Russa, non proprio un “gabbiano”.
 
Sono loro i nuovi paladini dei lavoratori, gli eredi delle vecchie mummie comuniste,anche Tonino ha imparato a fare la guerra di guerrilla, tra la piazze, con la gente. Peccato che si sia adatto all’era moderna, la politica delle facce belle, “pulite”, poi non importa se i contenuti alternativi non ci sono. La rivoluzione oggi si fa così: raccontando barzellette perché va di moda, perché con una risata passa tutto, come insegna “Papi”.
 
Sull’altro fronte le “Forze del Bene”: un manipolo di temerari, costretti a inseguire, ridotti a brandelli dalla fame di voti, dal desiderio di poter svegliare dal torpore “l’italiano medio”, ossessionati dal terrore di rimanere un partito di mediocri, logorati dagli affanni di anni vissuti in bilico, tra falci, martelli e Ulivi. A guidarli c’è l’uomo che non ti aspetti: Dario Franceschini, una vita da mediano all’ombra di chiunque e ora diventato l’uomo della provvidenza, dietro di lui il vuoto. Non può perdere altrimenti torneranno ad essere il Partito dei Defunti per Sempre.

Una sconfitta spazzerebbe via le ultime speranze di un sogno di un’Italia moderata e progressista, ma chissà quanto diversa.
 
Infine a provare a mantenersi a galla nel grande mare dell’Europa ci sono ancora loro: i “compagni” di mille avventure, a contendersi i voti dei nostalgici, stavolta divisi, ognuno sulla sua scialuppa di salvataggio.
 
La battaglia sta per iniziare, ma c’è bonaccia, nonostante le dichiarazioni di guerra alla fine è calma piatta: la quiete senza una “vera tempesta” che li porti via tutti.

Commenti all'articolo

  • Di Riciolo Biondo (---.---.---.92) 3 giugno 2009 15:51

    Io spero ma NON CI CREDO che gli Italiani si siano resi conto di chi hano mandato al governo e a chi hanno dato la maggioranza sia alla canmera che al Senato ...
    Non solo per le figuraccie che facciamo all’estero ma per la tragedia di comes ta rovinando il nostro Bel Paese ..

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