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Pdl, libertà di espressione solo per Dell’Utri

Guai a limitare la libertà di espressione. Almeno quella di Dell’Utri. Oggi il Pdl reagisce compatto contro la censura che la contestazione di Como ha imposto al senatore Dell’Utri, condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma quando era Spatuzza, mafioso oggi pentito, a dover parlare, gli stessi difensori della libertà volevano zittirlo. E con lui tutti gli oppositori. L’impressione è che per il Pdl la libertà di espressione del pensiero, sacra e inviolabile, sia un lusso riservato ai politici.

Vittorio Sgarbi: “Spatuzza che parla? Intollerabile”

"Nel pretendere il silenzio di Dell’Utri, condannato moralmente anche prima della sentenza definitiva, si esprime l’atteggiamento di intolleranza, perfino di razzismo. In democrazia, dunque, esiste qualcuno che non ha il diritto di parlare. […] Un criminale che racconta la sua verità, che si pente (terminologia cristiana: ammissione del peccato) non merita forse di essere ascoltato? […] Allora Dell’Utri che parla di Mussolini determina un pregiudizio sull’autenticità dei Diari ma, proprio per questo, ha una storia da raccontare. Deve parlare, e può generare sospetti ma non può essere sospettato senza fornirci indizi e prove." (Vittorio Sgarbi, Il Giornale, 1 settembre 2010)
 
"In questi giorni un tribunale ha fatto parlare un signore che ha messo nell’acido un bambino, l’ha tenuto in galera per 700 giorni, lo ha sicuramente violentato e a un tribunale dice che Canale 5 è della mafia. È intollerabile! […] E le televisioni lo ascoltano! […] Mandiamo Spatuzza ai lavori forzati. Lì deve stare!" (Vittorio Sgarbi a Domenica Cinque, 6 dicembre 2009)

Feltri: “Parlare in pubblico è un diritto sacro, ma inorridisco se lo permettono a Spatuzza”

“Parlare in pubblico, esprimendo le proprie idee, è uno dei più sacri fra i diritti costituzionali. E chi limita tale diritto si macchia di un crimine vergognoso. Hanno diritto di parola i politici di destra come quelli di sinistra, gli intellettuali progressisti come quelli conservatori, i cattolici come gli atei, un missino come un partigiano, gli ex briga­tisti come i neo-fascisti. […] Lo squadrismo culturale, come la cronaca troppo frequentemente testimonia, è sempre vigile. E l’arte della intimidazione preventiva non perde occasione di manifestarsi nelle espressioni più curiose e incoerenti.” (Il Giornale, 31 agosto 2010)

“C’è da inorridire nel costatare come, mentre l’Italia laboriosa è in piedi e accenna a riprendere la marcia, uno Spatuzza qualunque abbia licenza di sputare veleno e che il suo sputo venga raccolto in tribunale quasi fosse oro colato. Oltre a gridare, bisogna ribellarsi.” (Il Giornale, 5 dicembre 2009)

Cicchitto. Quando la libertà di informazione è impropria

“Scendono in campo le squadre d’azione di Di Pietro per tacitare Dell’Utri. La cosa non ci sorprende.” (Fabrizio Cicchitto, Corriere della Sera, 1 settembre 2009)

“Improprio evocare la libertà di informazione per Annozero” (Maurizio Cicchitto, Il Giornale, 14 aprile 2009)

“Travaglio può parlare in diretta televisiva senza contradditorio. Si tratta di una operazione assolutamente inaccettabile sulla quale va richiamata l’attenzione del direttore generale della Rai, del Consiglio di Amministrazione e della Commissione di Vigilanza." (Maurizio Cicchitto, Adnkronos, 25 settembre 2009)

Miccichè: “La censura degli altri è ignobile”

“Marcello Dell’Utri è ormai un simbolo, un’icona, il collante delle diverse anime di questa sottocultura democratica a parole, ma xenofoba nei fatti, patetica e incoerente, che per sopravvivere deve necessariamente identificare un nemico da abbattere, da sconfiggere, al quale negare anche i più elementari diritti costituzionali, in virtù di una presunta superiorità morale, etica, naturale che mai niente e nessuno però potrà attribuire. Negare a qualcuno il diritto di parola è l’anticamera della morte. La scomparsa della democrazia, il requiem dei valori e principi che costituiscono l’architrave del vivere civile. Impedire a Marcello Dell’Utri di esprimere le proprie idee è un ignobile, scellerato, intollerabile atto di violenza che ci indigna e disgusta.” (post a firma di StaffSud su Sud, il blog di Gianfranco Miccichè, 31 agosto 2010)

“Il regista [Luca Ronconi, ndr] ha denunciato di aver subito forti pressioni da parte di Gianfranco Miccichè, responsabile di Forza Italia per la Sicilia. Pressioni fatte ‘con un tono quanto meno aggressivo’ durante una cena ieri sera in casa del prefetto di Siracusa, presenti il ministro Prestigiacomo, il sottosegretario Bono e altre personalità. Ronconi ha riferito così le parole rivoltegli da Miccichè: ‘Mi è stato detto che siccome prendo i soldi di Berlusconi (intendendo immagino i contributi dello Stato versati al Piccolo), il teatro pubblico non dovrebbe criticare chi gli dà i soldi’ [...] Tutto è successo per tre grandi pannelli scenografici costruiti per lo spettacolo, che rappresentavano caricature di Berlusconi, Bossi e Fini. Pannelli che non sono stati più utilizzati per la rappresentazione di questa sera. ’Non ho potuto utilizzare la scenografia - dice ancora Ronconi - perché un ’consiglio’ è stato dato al teatro, ed un ragionamento pacato è stato poi fatto da parte del prefetto di Siracusa, Alecci’.” (La Repubblica, 20 maggio 2002)
 

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