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Patrizio Roversi e il turismo come "segnale di pace". Intervista slow e green

Lo abbiamo conosciuto come Turista per Caso, in giro per il mondo in compagnia di Maurizia Giusti alias Syusy Blady, con le telecamere su e giù per l’Italia e su Adriatica (la barca a vela più mediatica mai costruita). Con lui abbiamo seguito le orme di Darwin nel percorso che ha portato lo sviluppo delle teorie sull’evoluzione, approfondito informazioni su misteri e località anche sconosciute, visitato ambienti e monumenti, grazie a lui abbiamo goduto della descrizione di albe e tramonti visti da diversi angoli del mondo, ci ha mostrato culture e tradizioni, assaggi ed enogastronomia. Adesso è tornato a girare l’Italia (e non solo) in una passeggiata lungo i percorsi ambientali ed agricoli più belli, con Linea Verde su Rai Uno: su AgoraVox Italia c’è Patrizio Roversi.

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Salve Patrizio, benvenuto su AgoraVox Italia. Anche questa chiacchierata si sta consumando su un treno, confermando il fatto che del viaggiare ne hai fatto stile di vita e paradigma. Da sempre sei conosciuto come Turista per Caso, com’è nata l’idea di farne una professione e lasciarsi guidare dalla casualità?
 
Beh, secondo Syusy il caso è la più importante delle divinità, il caso in questo caso è il fato; chiaramente è una cosa progressiva: tutto accade! Io quand’ero piccolo, alle scuole medie inferiori, avevo un professore che si chiamava Giuliano Parenti, era un docente davvero particolare, in teoria insegnava applicazioni tecniche in realtà era professore di cultura a 360 gradi. Si parlava di teatro, si realizzavano narrazioni e spettacoli, era uno scrittore e un drammaturgo eccezionale. In qualche modo mi ha indirizzato verso questa direzione, dopodiché, quando ho iniziato il liceo e poi fatto l’università, sono diventato suo socio e collaboratore e per diversi anni abbiamo collaborato assieme facendo teatro per ragazzi, corsi e iniziative varie inerenti. Syusy invece è pedagogista, per cui anche con lei abbiamo iniziato a collaborare su questo tipo di tematica e poi siamo andati avanti in altri campi. La scintilla che ci ha portati a viaggiare è partita da lei – la Syusy - che ad un certo punto, nel 1990, ha deciso di cercare nuove esperienze e partire per l’India. Io non ci volevo andare. Avevo mille paure. Per convincermi lei mi ha comprato una telecamerina dicendomi che avremmo unito l’utile al dilettevole facendo dei servizi per la Rai, con cui già collaboravamo. Da quel viaggio è nato il primo filmato di "Turisti per caso" che Rai Due ha mandato in onda grazie al coraggio di Minoli che si è fidato di noi e di quel nostro prodotto sperimentale, di lì in poi siamo andati in giro con le telecamere, senza copioni, spinti dalla curiosità e ovviamente dal caso.
 
E’ sempre un piacere tornare a parlare di viaggi con te, come con Syusy. Com’è nato il vostro sodalizio che ha superato anche crisi matrimoniali e differenze caratteriali rendendovi paradigma della coppia televisiva per eccellenza?
 
Ci siamo conosciuti che eravamo davvero piccoli: lei faceva animazione cinematografica, io animazione teatrale, lavoravamo per l’Arci e per le colonie estive della provincia di Bologna. Mi ha attratto immediatamente per una serie di aspetti, ma fondamentalmente perché potevamo essere complici nel realizzare quelli che erano i nostri sogni comuni. Le differenze caratteriali sono una ricchezza, credo che io e lei siamo abbastanza complementari. I pregi e i difetti reciproci si incastrano bene: lei è sempre stata quella che ha lanciato le idee, che ha sempre visto lontano rispetto ai progetti di base, io credo di essere stato quello che ha dato una mano concreta a renderli operativi. Noi continuiamo a collaborare, continuiamo ad avere un rapporto estremamente intenso e devo dire che quando penso al futuro, a quello che possiamo ancora fare, penso che possiamo farlo bene assieme!
 
L’ultima volta che ci siamo sentiti proprio con Syusy qui abbiamo parlato del libro Misteri per Caso, attraverso il quale avete proposto un viaggio alternativo tra miti e leggende, culti e simboli, alieni e profezie. Qual è il tuo rapporto con l’occulto e il mistero e in quale tuo viaggio quel settore ti ha più coinvolto? Raccontaci!
 
Rapporto con l’occulto, beh no, quello proprio non esiste: non ci riferiamo ad esoterismi di vario tipo bensì a misteri di carattere storico, archeologico. C’è tutta una serie di interrogativi a cui la scienza non riesce a rispondere totalmente e in maniera coerente ed esaustiva. Nel libro faccio da interlocutore scettico ma pronto a seguire Syusy nel suo viaggio mentale e fisico sulle tracce di grandi misteri del passato, lei ha sempre avuto questi interessi e la voglia di sbrogliare dubbi durante i viaggi che abbiamo fatto. Ha pensato così di lanciare una serie di domande che riguardano ad esempio i popoli del mare: chi erano, da dove venivano, come vivevano le popolazioni che hanno colonizzato il mediterraneo prima degli Etruschi. Parliamo ad esempio dei grandi porti e delle mura megalitiche, ciclopiche, tipiche delle nostre coste dal Circeo ad Orbetello e, sempre sulle rotte dei Pelasgi e dei popoli del mare, si parla anche dei resti di un'Atlantide mediterranea ora scomparsa. Non solo, sempre a caccia degli enigmi che la Storia ufficiale non riesce a risolvere parliamo anche di religione: partendo dal santuario di San Luca a Bologna, fino a Malta, l’isola della Dea Madre, dove Syusy prende atto che Dio è nato donna. Poi si scopre che la Lupa del Campidoglio è stata copiata da un più antico simbolo orientale! Da una mappa conservata all’Università di Bologna si deduce che qualcuno aveva mappato la terra in un periodo antichissimo, in una specie di Google Earth antidiluviana. Quindi Cristoforo Colombo non ha scoperto niente di nuovo. Approfondiamo anche i motivi che hanno reso l’oro tanto prezioso e in Ecuador Syusy ha rintracciato in una sorgente aurea la fonte dell’eterna giovinezza. E’ chiaro che è lei a trainare, io sono disponibile e mi lascio trascinare, con i miei dubbi e le mie perplessità ma anche con estrema curiosità. Diciamo che non ho pregiudizi di nessun tipo.
 
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Non vi fermate mai: avete appena preso un premio come miglior blog di viaggio ai Macchianera Awards e il 27 settembre una rappresentanza dei Turisti per Caso sarà al Festival della letteratura di viaggio a Roma. Del resto oltre all’esperienza sul campo il tuo lavoro si presta alla narrazione (come si faceva in passato con i diari di bordo), hai infatti una gustosa e curiosa bibliografia in materia, tra i titoli ricordo “Quel poco che abbiamo capito del mondo facendo i turisti per caso” e “Chiudi il gas e vieni via”, hai nuove fatiche letterarie dense della tua inconfondibile ironia che tieni nascoste nel cassetto?
 
In prossima uscita in libreria c’è proprio l’audiolibro di “Misteri per Caso” accennato pocanzi. Ma anche un libro multimediale da scaricare, in cui alle parole si accompagnano le prove, i filmati, le esperienze, le interviste, i musei, i luoghi che abbiamo toccato nei viaggi e che hanno in qualche modo provocato questo libro. Finalmente su uno strumento di comunicazione completo la parola e il video possono convivere.
 
Beh, del resto i vostri viaggi hanno sempre goduto di una sana convergenza tra tecnologie (basti pensare ad Adriatica, la barca a vela che è una potentissima regia multimediale). Avete sempre cercato di utilizzare tutti gli strumenti mediatici disponibili che offrissero supporto alla narrazione: il marchio Turisti per Caso ad esempio è uscito dal tubo catodico e vive soprattutto attraverso il web. Su facebook (qui e qui) il tuo gruppo di lavoro mette in contatto utenti che hanno fatto esperienze di viaggio, su Youtube pubblicate costantemente contenuti interessanti come quelli legati ai dialetti e ai viaggi senza benzina. Mentre in edicola esce il periodico omonimo con tanti approfondimenti e curiosità. Negli anni sei diventato così l’emblema di una sana crossmedialità.
 
Non solo, dopo l’esperienza di Slow Tour su Rete 4 abbiamo creato un nuovo portale, un sito web europeo in inglese raggiungibile su www.italiaslowtour.com.
 
Un sito che punta a pubblicizzare l'Italia all'estero raccontando quei piccoli territori e quelle suggestive realtà che sono poco conosciute come l’osteria senz’oste, le streghe del nocino, i riti siciliani, il trekking toscano e molto, moltissimo altro. Cosa vi ha spinto ad internazionalizzare le informazioni e guardare fuori ad un pubblico non italiano che però guarda all’Italia?
 
C’è sotto una considerazione assolutamente ovvia: il pubblicizzare, raccontare l’Italia all’estero ai tanti curiosi e ai turisti che della nostra penisola vogliono farne esperienza. Purtroppo sai che il progetto del sito nazionale Italia.it non è mai decollato. Noi abbiamo pensato di potere, con i nostri pochi mezzi e con estrema modestia, in parte almeno colmare questa lacuna. Abbiamo, ore e ore, decine di ore di filmati e contenuti sull’Italia, li abbiamo realizzati in cinque anni e trasmessi su Rete 4, adesso di tutto questo patrimonio abbiamo pensato di farne delle pillole tradotte in varie lingue per una piattaforma inglese che ospita un sito internazionale. Abbiamo anche chiesto ai turisti di raccontare le proprie esperienze di viaggio in Italia, e agli italiani di raccontarsi e raccontare le proprie realtà, anche perché tra un po’ arriva Expo 2015, sono attesi milioni di visitatori e mi sembra giusto tentare di rendere questi visitatori il più possibile coinvolti e informati sulla grande variabilità turistica, culturale, gastronomica, linguistica che l’Italia può offrire. Potrebbe rappresentare qualcosa di interessante, vedremo!
 
Ecco, guardiamo un po’ all’estero: in tempi di insofferenza e scintille di guerra ritieni che fare turismo possa diventare uno strumento di pacificazione, di globalizzazione positiva? Può essere utile quell’interazione tra abitanti di stati diversi consumata attraverso il turismo?
 
Il turismo evidentemente è un segnale di pace: vuol dire che laddove c’è la guerra non può esserci turismo. E’ evidente che il turista in quanto tale rappresenta un formidabile strumento di comunicazione, di relazione tra popoli diversi, di conoscenza; quindi il turismo, se fatto in un certo modo, scioglie i pregiudizi, rende curiosi e disponibili all’incontro. Dico che deve essere fatto in un certo modo per essere considerato positivo perché se tu vai in un Paese e non hai relazione coi locali, ti chiudi in un circuito turistico esclusivo, in un villaggio, e non conosci la realtà locale, allora il turismo in sé non funziona. Se invece pensi che andare in giro per il mondo vuol dire conoscere le persone, relazionarsi, cercare di capire la situazione, non pretendere di portarsi dietro le proprie abitudini: non imporre ad esempio esigenze che siano in contrasto con la realtà locale, in poche parole non chiedere in tutto il mondo la stessa pastasciutta, non pretendere i Grand Hotel a quattro stelle o degli ambienti artificiali che in qualche modo possono modificare il posto dove si insediano e inquinarle, allora stai facendo sano turismo. Un turismo responsabile è culturalmente uno dei veicoli più importanti di comunicazione e relazione.
 
Parlando degli effetti della crisi sui viaggi e sui viaggiatori ho letto che è a rischio il progetto Erasmus che porta gli studenti in Europa. Lo reputi uno strumento utile l’Erasmus o pensi se ne possa fare a meno?
 
Io credo sia uno strumento essenziale, indispensabile. Io e Syusy abbiamo una figlia che adesso ha vent’anni ed è iscritta all’università e ha già pianificato per ovvi motivi di andare all’estero a studiare, partirà appunto attraverso l’Erasmus, all’inizio, poi si vedrà se dopo quell’esperienza vorrà proseguire così i suoi studi all’estero e perfezionarsi. Ma mi sembra evidente che quel progetto è un’occasione imperdibile per i ragazzi, per cui l’idea che possa essere tagliato, ridimensionato o ridotto mi sembra davvero folle.
 
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Dallo scorso anno invece ogni domenica su Rai Uno hai assunto la conduzione di Linea Verde, un’istituzione per il servizio pubblico ma come tutto ciò che è istituzionalizzato non si affida al caso, lo consideri un cambiamento nel tuo modo di viaggiare? Un traguardo per la carriera di viaggiatore?
 
Attraverso Linea Verde continuo in sostanza a fare quello che facevo prima: viaggiare per l’Italia (non solo, perché realizzeremo anche diverse puntate all’estero). Semmai attraverso questa trasmissione sto riuscendo ad approfondire un argomento che mi ha sempre coinvolto: se Syusy è interessata ai misteri di carattere archeologico, storico, culturale, io sono sempre stato interessato al territorio, all’agricoltura, all’economia, con Linea Verde riesco a mettere a fuoco meglio questi argomenti. Ho la soddisfazione di poter entrare nel merito di un tema che è centrale adesso: quello dell’agricoltura! Un argomento che vuol dire anche ambiente ed enogastronomia, soprattutto vuol dire paesaggio e quindi turismo. Non mi sono spostato un granché dalla mia primitiva vocazione, ho solo fatto una leggera virata in una direzione che mi appassiona, mi interessa e mi coinvolge, anche perché ho avuto un padre, uno zio, un nonno che sono stati funzionari di consorzi di bonifica. In realtà sono sempre stato nell’ambiente agricolo.
 
Facciamo un po’ di spoiler? Quali realtà raggiungerete nelle prossime puntate di Linea Verde?
 
In questo periodo siamo stati in Puglia a parlare di vini e ulivi, poi in giro per l’Italia del nord a parlare di sperimentazione e di tecniche ambientali e di coltivazione, in Trentino abbiamo affrontato argomenti legati ai cambiamenti climatici: come il clima influenza l'agricoltura e come l'agricoltura riesce ad influenzare il clima. Sono questi i temi che troverete nelle prime puntate in onda ogni domenica.
 
Grazie per la piacevole chiacchierata e al prossimo viaggio!
 
Grazie a voi, alla prossima!

 

 

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