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Passera: "La tenuta sociale è a rischio!"

Ci voleva un tecnico per prendere atto dell’operato della premiata macelleria sociale Mario Monti&co. e sconfessare di fatto la deficitaria politica sul lavoro della ministressata Elsa Fornero. Adesso Confindustria teme per la ricrescita, ma si teme per la tenuta sociale del paese.

Finalmente qualcosa si muove: il governo degli accademici, dei professori, dei bocconiani tutti numeri e nessun sentimento, inizia a traballare dall’interno. Mesi e mesi di disastri dal punto di vista comunicativo, la distruzione di qualsivoglia politica sociale, l’incapacità di parlare ad un popolo che combatte contro il calendario, hanno messo alla berlina la creatura politica del Presidente Napolitano, mastino di un sistema da difendere coi denti.

Ma è la tenuta sociale a preoccupare, finalmente, almeno un membro dell’esecutivo. Non quello che ci si aspetterebbe da una cronaca che quotidianamente riferisce di suicidi collegati alla perdita del posto di lavoro o alla mancanza di prospettive di vita dignitose.

Era ora che qualcuno si accorgesse dello scenario di dissesto sociale in cui versa la società italiana: basta scendere per le strade per rendersi conto della situazione, cosa che riesce un po’ difficile a SuperMario e soprattutto alla ministressata Elsa Fornero che, nonostante i provvedimenti adottati dal governo, dichiara placidamente di essere consapevole della fame cagionata a tante famiglie dallo smantellamento dello stato sociale. Ed è proprio sul welfare che talvolta si consuma lo scontro, perché è il sistema di assistenza alle classi disagiate ad essere indicato come il principale colpevole della situazione debitoria che l’Italia si trascina da tempo. Non stupisca pertanto la violenza ed il richiamo ad eventi che riportano alla mente gli anni più bui della storia europea, su tutti l’attentato ad Adinolfi e l’ascesa dell’estremismo di destra in Grecia.

Passera prende atto del dramma: in Italia si contano tra i 5 e i 7 milioni di disoccupati, conteggiandone altresì le famiglie arriviamo a riconoscere uno stato di indigenza a metà della nostra società civile. Dalla quale vengono esclusi ovviamente tutti gli appartenenti a qualche casta di alchimisti, politica o finanza che sia. Crede, l’uomo Intesa Sanpaolo, che nella globalizzazione ci sia uno spazio per lo sviluppo. Ci domandiamo se questo spazio sia lo stesso che le aziende italiane lasciano libero, nel momento in cui decidono di andare a produrre in Serbia o in Romania, dove possono far affidamento su una pressione fiscale agevolata sul lavoro. E’ forse il momento di ammettere a denti stretti che avevano ragione gli euroscettici? Dobbiamo placidamente lasciarci andare e dire che non era concepibile una moneta in cui venivano ad unirsi paesi di serie A, B e C?

Forse il coraggio di ammetterlo e di correggere la rotta potrebbe salvare la decadente Europa del soldo finto. D’altronde, alla luce degli accadimenti recenti, non è poi così lontana l’ipotesi di una Grecia che esce dall’euro, trascinando con sé tutti i paria europei (Italia, Spagna e Portogallo) per un effetto centrifugo che farebbe collassare totalmente la macchina finanziaria europea, per scrivere finalmente la parola fine ad una storia di diseguaglianza e iniquità che ha scandito il corso dell’euro.

Passera è consapevole di essere il più defilato tra i tecnici che animano il dibattito politico attuale. Sa perfettamente di giocare un ruolo fondamentale negli equilibri futuri della macchina statale: non sono pochi gli osservatori che lo identificano come il possibile successore di SuperMario, dopo le politiche del 2013.

Potrebbe essere un passo in avanti: sarebbe di certo un governo… di grande “Intesa”…

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