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Parigi: sgomberi e cariche contro immigrati e richiedenti asilo

Parigi nord, sgomberi e repressione dei migranti: anche in Francia politiche da guerra tra poveri. 

L'Italia non è il solo Paese europeo dove i problemi dell'integrazione etnica e della miseria degli emarginati sono ignorati dalle autorità finché non divengono visibili, e allora non sollecitano altro che una risposta violenta. 

Per cominciare, il 2 giugno i reparti antisommossa hanno sgomberato dei migranti, di varia origine, molti del corno d'Afrrica, che si erano insediati sotto la ferrovia urbana sopraelevata nel nord di Parigi, presso La Chapelle. L'accampamento durava dalla scorsa estate e si era progressivamente ingrandito, con sempre più disperati che venivano a piantarvi le tende, con un rapido degrado delle condizioni sanitarie. Almeno 160 di essi dovrebbero aver diritto a ottenere l'asilo in Francia. Dopo essere stati sistemati per qualche giorno in alloggi di fortuna, la sorte destinata ai migranti ancora non è chiara, mentre è stata rafforzata la sorveglianza sul luogo temendone un ritorno. La tensione cominciava in questo modo a esacerbarsi, soprattutto tra chi aveva fatto domanda per un asilo e non si vedeva giungere una risposta. Venerdì aveva luogo un altro intervento di polizia per allontanare gli immigrati dallo spiazzo davanti la chiesa di Saint-Bernard. Si sono così create le condizioni per un episodio assai più grave, lunedì scorso. Un centinaio di immigrati si erano radunati nel corso del fine settimana alla Halle Pajol (diciottesimo arrondissement), per attirare attenzione sulle loro richieste, l'asilo in particolare, con il sostegno dei comunisti, dei verdi e di altre formazioni della sinistra francese. Lunedì l'ordine di sgombero violento, stavolta scontratosi con una certa resistenza. L'arrivo, a ora di pranzo, dei corpi antisommossa ha attirato abitanti del quartiere e militanti di sinistra e di difesa dei diritti umani a sostenere i migranti a cui già nei giorni precedenti avevano portato solidarietà. Ma neanche la presenza di molti eletti locali comunisti, che tentavano di frapporsi fra le forze dell'ordine e gli immigrati, ha evitato lo sgombero violento, con impiego abbondante di lacrimogeni (in Francia di uso meno frequente che da noi) e varie cariche. Un istituzionale del Partito Comunista denuncia di essere stato colpito malgrado fosse ben riconoscibile il suo tesserino identificativo.

Molti feriti nello sgombero di quello che era un raduno sicuramente pacifico e non violento. E naturalmente tutt'altro che risolto il problema, dato che i migranti, molti dei quali aventi diritto a un asilo, non possono volatilizzarsi: sicché ora si stanno nuovamente accampando, sempre nel diciottesimo arrondissement, nel giardino del Bois Dormoy, tuttora ottenendo assai scarsa attenzione dalle autorità, che non sia per toglierseli di torno: dovremo aspettarci un nuovo sgombero? Insomma, anche per lo Stato francese la miseria e l'emarginazione vanno bene, purché non ci si organizzi e si provi a rivendicare qualche diritto: allora arriva la repressione.

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