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Strage di Charleston: perché se il colpevole è un bianco è malattia mentale e se è un nero è terrorismo?

Terrorismo suprematista negli USA: come i media mainstream ne diluiscono e nascondono la reale pericolosità.

Il terrorismo di estrema destra sembra aver colpito ancora negli Stati Uniti. E’ questa la pista più accreditata in relazione alla strage di neri americani nella chiesa di Charleston, in South Carolina, al centro delle tensioni razziali di questi mesi. Restano sul terreno nove morti, tra cui il reverendo Clementa Pinckney, membro del Senato dello Stato. Dylan Storm Roof, presunto autore del massacro, appare sul suo profilo Facebook ritratto in fotografie con i simboli del Sudafrica dell’apartheid e della Rhodesia. Le sue simpatie suprematiste e segregazioniste sono adesso oggetto di indagini, specialmente per accertare l’eventuale affiliazione a qualcuno dei gruppi organizzati diffusi sul territorio americano e potenzialmente coinvolto nella pianificazione e nell'esecuzione della strage.

Anthea Butler, professoressa associata di religione e studi africani all’università della Pennsylvania, sul Washington Post propone una riflessione ispirata dalla copertura mediatica dei drammatici fatti. L’analisi si incentra sugli orientamenti manipolatori dei media mainstream nordamericani, ma mi pare ampiamente riproponibile anche in un contesto come il nostro, che certo non brilla per l'indipendenza di quasi tutti i mezzi di informazione.

Si osserva, allora, come le testate giornalistiche evitino oculatamente di fare riferimento al campo semantico del terrorismo, preferendo piuttosto soffermarsi su ipotetici elementi di malattia o scarse capacità mentali, peraltro nell'assenza di specifiche informazioni mediche in tal senso.

Ben diverso è invece l’atteggiamento degli stessi organi di informazione quando siano coinvolti afroamericani o musulmani, subito qualificati come terroristi e delinquenti malvagi se sospettati, mentre calunniati e sviliti se vittime del fatto. Gli atti di bianchi sono spesso dipinti come azioni di un lupo solitario isolato, mentre se commessi da neri subito ricondotti a una dinamica razziale e collettiva, di carattere sistematico e quindi tale da dover suscitare un assai maggiore allarme sociale. Eppure il terrorismo suprematista e di estrema destra è una piaga che si pone in aperta successione col tristemente noto Ku Klux Klan, gode di significativi consensi in alcuni settori della popolazione e note connivenze in certi apparati statali e di sicurezza, colpisce in modo sistematico e con continuità nel corso del tempo: è insomma negli USA una minaccia per la sicurezza interna tanto grave quanto ancor oggi sottaciuta e sottovalutata. Forse perché in fondo è uno strumento di repressione e controllo sociale non tanto meno efficace dell’aperta violenza poliziesca che già spesso e volentieri si accanisce sulla comunità nera?

Intanto si conferma ancora una volta il carattere tutt'altro che neutro e oggettivo dell'informazione dominante, che spesso maschera una propaganda per determinate idee e punti di vista politico-sociali. Una propaganda forse più sottile, ma nei contenuti in fondo non così dissimile da quella carica di razzismo militante concentrata nella "Nascita di una Nazione", che rendeva nota al mondo intero la nascente industria cinematografica americana di inizio '900.

Foto: Wikimedia ("Klan-in-gainesville" di per above. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/...)

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