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PD: la paura del Congresso e l’agonia della sinistra

Già alcuni mesi fa parlavo di “agonia della sinistra”, e sembra che una reggenza, incredibilmente suggerita dal dimissionario Veltroni (il nome è quello del fiduciario Franceschini), voglia prolungare e aggravare la ormai incurabile malattia.

Le scuse accampate per non sciogliere immediatamente il gruppo dirigente e indire un congresso basato sulla volontà della base iscritta e su primarie vere, è quella che le elezioni europee e amministrative sono troppo vicine.

Ma non è più rischioso arrivare a queste elezioni senza una linea politica e con lo stesso gruppo dirigente che ha portato il partito al fallimento identitario ed elettorale?

Il “blocco storico” che ha vinto in Italia, formato dai grandi capitalisti, dai padroni dei media, dalle banche, dal Vaticano (appoggiato da quelle miriadi di opere riconducibili alle attività para-religiose, finto volontariato, penetrazione di “Comunione e Liberazione” in attività generate dalla politica, dalla sanità convenzionata e nei servizi), può essere contrastato solo facendo emergere gli interessi e i bisogni delle classi subalterne e proponendo un modello di sviluppo alternativo a quello fallito del liberismo, del consumismo, della globalizzazione.

L’unica forza politica di cui si sente la mancanza è quella capace di indicare con fermezza il fallimento finanziario ed economico del ciclo capitalista, la crisi ambientale generata dallo stesso e la necessità vitale di uscire da queste logiche per andare verso la “sostenibilità”, l’autosufficienza energetica ed alimentare, la diminuzione degli sprechi e dei consumi, l’attenzione estrema al rapporto tra numeri di abitanti e territorio con decisioni politiche per rendere questo rapporto sostenibile, l’eliminazione di ogni Concordato o finanziamento alla Chiesa che si è dimostrata una forza politica alleata della destra.

Ce ne sarebbe abbastanza per dare una forte identità, laica razionale e non ideologica, a quei milioni di cittadini che non sanno che farsene dei “sogni” di Veltroni o delle formulette nostalgiche dei partitini comunisti.

La classe dirigente del PD è senza futuro. E’ sclerotizzata dal mancato rispetto di una regola, che è quella di rendere ineleggibile chiunque abbia fatto più di due legislature, si è accomodata nei comodi Palazzi del Potere, si è spartita la RAI con i suoi “avversari”, chiede solo di restare nel giro dei succulenti stipendi e pensioni dei parlamentari, che per dei mediocri senza ideali è il massimo della vita.

E’ inutile qualunque “accanimento terapeutico” per tornare in vita il morente PD, di cedimento in cedimento, da Berlinguer che preferiva” l’ombrello nucleare Nato”, fino all’”I care” di Veltroni, l’identità si è dissolta, proprio di fronte alla esibizione di forza del potere padronale che ha eletto il più ricco ed inquisito capitalista d’Italia, offrendogli anche la totale impunità con quello schiaffo alla democrazia che è il “lodo Alfano”, privilegio solo per un dittatore.

L’OPPOSIZIONE è tutta da costruire e le macerie lasciate dalla sedicente “sinistra” sono solo un ostacolo alla nascita di un partito chiaramente antagonista alla destra. Di Pietro qualcosa fa, ma non credo che abbia la volontà né la convinzione di uscire dalle logiche capitaliste, perché qui sono tutti d’accordo nel finanziare con soldi pubblici banche e capitalisti per farli uscire dalla crisi e continuare nel loro ciclo distruttivo.

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