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#OrangeRevolution: no alla discriminazione di genere e alla violenza contro le bambine!

La hanno voluta chiamare OrangeRevolution la rivoluzione gentile a cui carteciperanno oggi centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo per dire no a qualunque tipo di discriminazione di genere e no alla violenza contro le bambine!

Ieri 10 ottobre ho partecipato a Roma, nella splendida cornice della Biblioteca del Senato intitolata a Giovanni Spadolini, alla conferenza stampa di Terre des Hommes che, come ogni anno, aderisce e fa propria la giornata internazionale delle bambine e delle ragazze proclamata dallo ONU. L’11 ottobre la campagna #indifesa costringe i politici e i giornalisti ad occuparsi della situazione reale che vivono le bambine in ogni parte del mondo. #OrangeRevolution l’hanno voluta chiamare, la rivoluzione gentile attraverso la quale lanciare fiori di gentilezza in nome dei diritti delle bambine.

Dopo il primo saluto della Presidente della sezione italiana dell’associazione i dati che emergono dal rapporto annuale sono agghiaccianti anche rispetto alla situazione nel nostro Paese: nonostante scenda il numero totale delle vittime di reati in Italia sale invece il numero di minori che subiscono violenze o sfruttamento. Dal 2016 al 2017 si è registrato un aumento di vittime minorenni dell’ 8% e il trend non sembra abbia cambiato segno nel 2018. Le bambine e le ragazze, come ci si poteva aspettare, costituiscono 60% di questa triste classifica.

I reati registrati sono molteplici ma spiccano e fanno male quelli legati alla sessualità che non accenna minimamente a decrescere anzi la pedopornografia fa registrare un incremento del 57%

Per fortuna in questo quadro tremendo esistono anche delle notizie positive legate soprattutto alle mutilazioni genitali femminili in calo costante dal 2000 ad oggi.

In Italia sono circa 70mila le donne di origine straniera di prima generazione che hanno subito mutilazioni genitali. La ricercatrice Patrizia Farina, del dipartimento Sociologia e ricerca sociale dell’università degli studi di Milano Bicocca, sta conducendo un’indagine attraverso interviste alle donne con mutilazioni genitali ed il 70% delle oltre 1000 donne intervistate ha dichiarato di non voler praticare il taglio alle proprie figlie. Questa, che sembra essere una presa di coscienza delle donne immigrate è certamente il segno di una mutata capacità di consapevolezza femminile, una consapevolezza che le mette in grado di recepire come una violazione di un diritto umano ciò che fino alla loro generazione hanno accettato come pratica ineluttabile perché legata alla tradizione del proprio gruppo etnico.

Un’altra buona notizia sembra provenire dal campo dell’istruzione, scendono infatti nel mondo le bambine totalmente escluse dall’istruzione anche se il totale mondiale rimane un numero inaccettabile 263 milioni di bambine e ragazze non hanno accesso a nessun tipo di istruzione.

Nelle relazioni e nei dati comunicati dagli oratori e soprattutto dalle oratrici durante la conferenza stampa emergeva chiaramente come l’impegno della comunità che è intorno alle ragazze abbia contribuito non poco al miglioramento delle condizioni delle bambine e delle ragazze nel mondo. È la coesione e la vicinanza delle istituzioni a garantire quelle condizioni di sicurezza in cui è possibile lo sviluppo ci coscienza personale e civile per raggiungere quell’uguaglianza di genere a cui tende l’ONU come uno degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030.

Sono tantissimi i problemi che affliggono le bambine, primo fra tutti la piaga dei matrimoni precoci da cui discende una serie di comportamenti che portano allo sfruttamento del lavoro infantile, la violenza sessuale, il maltrattamento in famiglia.

Dalle parole di Vincenzo Spadafora Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle Pari Opportunità e alle Politiche Giovanili abbiamo appreso della intenzione di rivedere il disegno di Legge Pillon sull’affido condiviso anche alla luce dei dati emersi dal dossier di Terre des Hommes. I dati parlano chiaro, si riscontra un aumento di maltrattamenti e violenze sui minori in famiglia. Personalmente sono sollevata da tale dichiarazione, è evidente che non si può forzare un bambino o una bambina a frequentare un padre che non vuole vedere e non è neanche possibile accettare che sia indicata la madre come causa di tale rifiuto. Se ne è rallegrata anche Raffaella Palladino Presidente della rete DiRe Cetri Antiviolenza, che ha sottolineato il disegno di legge metta in pericolo l’emanicipazione femminile conquistata in anni di lotte femministe ed oggi data per scontata. Ha raccontato che le donne non denunciano più perchè è già in atto nelle aule dei tribunali una sorta di accanimento contro le vittime che vengono “rivittimizzate” non vedendo recepite le violenze che hanno denunciato a seguito della sola presentazione del disegno di legge Pillon. “La libertà – ha detto – non è l’omologazione delle donne ai modelli maschili”

 

Interessante anche l’intervento di Mimi De Maio, da un mese direttore generale dell’agenzia nazionale per i giovani che individua nelle parole e nel dialogo il punto di contatto con i giovani. E’ attraverso il canale culturale infatti che si può intervenire nel contrasto alla violenza.

Illuminante anche l’intervento di Marina Contino della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato che ha condiviso con l’assemblea dei giornalisti e di blogger presenti storie agghiaccianti di soprusi e di violazioni perpetrate verso bambine. Sono rimasta scossa soprattutto dalla storia di una bambina cinese che dopo il ricongiungimento familiare in Italia con il padre è stata ridotta in uno stato di schiavitù domestica nella nuova famiglia che l’uomo si era fatto nel nostro Paese. Per fortuna storia a lieto fine, la ragazzina poco più che quattordicenne è riuscita ad instaurare un legame positivo con i professori di scuola e sono loro che hanno segnalato alla polizia il suo caso rendendo possibile la sua liberazione!

Molto bello e positivo e pieno di speranza per il futuro anche il racconto di Valentina Lucchese, responsabile di Terre des Hommes in Bangladesh la quale ha presentato alla platea una app sviluppata per condividere i servizi e gli aiuti in una baraccopoli e di come una ragazza stigmatizzata come “cattiva ragazza” e dunque “disonorata” abbia potuto dar condannare il suo “pretendente” che voleva obbligarla a sposarlo facendola rinunciare a tutti i suoi sogni di istruzione e di libertà.

Esistono dunque storie a lieto fine che possono darci una speranza e spesso partono dalla scuola o comunque dal mondo dell’istruzione.

Perché la carta dei diritti della bambina proposta e presentata dalla presidente dell’associazione FIDAPA associata alla BPW International diventi realtà c’è bisogno di un’azione congiunta di più forze ed è ciò che abbiamo visto ieri, nella biblioteca Spadolini in occasione giornata internazionale delle bambine e delle ragazze #Indifesa #OrangeRevolution

Questo articolo è stato pubblicato qui

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