Ora di religione all’italiana(s)
Beppe Severgnini, che cura la rubrica Italians sul Corriere della Sera ha pubblicato la lettera di una madre, la quale lamenta che sua figlia non vuole frequentare l’ora di religione. Un’occasione per riflettere su come l’argomento venga affrontato spesso in maniera non adeguata, anche sui giornali, e su quanto sia ancora più necessario fare chiarezza.
La signora Elena Scimìa scrive che la figlia, una liceale, ha espresso la volontà di non frequentare l’Irc. Secondo la madre, soltanto perché alcune sue amiche non la fanno. “Molti ragazzi rifiutano di fare l’ora di religione a scuola non per una qualche solida convinzione ideologica”, sostiene, “ma semplicemente per avere un’ora di buco in cui spassarsela e non fare nulla”. L’Irc “dovrebbe essere obbligatoria per tutti, altrimenti sarebbe meglio abolirla” e sostituirla con l’educazione civica, perché l’unica alternativa sarebbe questa ora “di buco”. A suo dire, non si tratterebbe di una forma di indottrinamento, ma di una storia delle religioni e persino chi non crede o segue un’altra religione “non subirebbe certo una violenza partecipando”.
Nella risposta Severgnini rievoca la sua personale esperienza, quando aveva come professore di religione don Carlo Ghidelli, poi divenuto arcivescovo. Il religioso con gli studenti aveva “un’ora di discussioni appassionate, tumultuose, sofisticate” dalla quale “uscivamo stremati, non sempre convinti, ma soddisfatti”. Anche lui, per superare queste “ipocrisie” italiane, sarebbe drastico: o renderla obbligatoria, o togliere del tutto l’Irc. Perché “ci sono molte cose su cui ragionare, a cavallo tra fede, storia, educazione civica“, come il rapporto con l’islam o “l’orrore delle dei campi di sterminio”.
Il commento della signora e la risposta di Severgnini sono indicativi di quanto l’opinione sul funzionamento dell’ora di religione e sulla sua reale natura sia basata su informazioni imprecise e lacunose. Di certo la responsabilità va soprattutto al sistema scolastico e istituzionale che rende molto difficile l’alternativa, quindi molto spesso nemmeno i genitori sanno che questa esiste e che è un diritto chiederla. Ci permettiamo però di far notare che non mancano dei luoghi comuni duri a morire e che trovano spazio anche sui giornali.
La vera ipocrisia italiana è infatti non garantire una libera scelta e bollare tutte le legittime alternative (come l’uscita da scuola, lo studio individuale o l’insegnamento opzionale) come sotterfugi, per spingere a frequentare l’ora di religione. Perché la legge garantisce ad esempio che sia implementato anche un insegnamento alternativo degno di questo nome, non certo quale ora di ricreazione. Sempre restando sull’aneddotica, che ognuno può citare a suo favore, ci sono anche tantissimi casi in cui l’ora di religione diventa un’ora di svago totalmente inutile: dipende sempre dagli insegnanti e dall’attitudine della classe. Il conformismo, vista la situazione italiana, gioca piuttosto a favore dell’Irc: molti genitori e studenti, proprio perché le scuole non fanno funzionare le alternative e visto il clima culturale che favorisce la religione, si ritrovano costretti a farla.
Non si capisce perché, al giorno d’oggi, si continui a confondere la funzione dell’educazione civica con quella dell’Irc, che è su un piano differente. L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole fu introdotto dal fascismo con i Patti Lateranensi del 1929 e tale rimase fino alla revisione del Concordato sotto Craxi nel 1984, quando fu reso facoltativo, nel comtempo il cattolicesimo perse la qualifica di “religione di Stato”. L’Irc non è affatto una storia delle religioni ed è complementare al catechismo, visto che i programmi sono definiti dalla conferenza episcopale, sebbene possano esserci dei docenti particolarmente aperti (ma, se è per questo, ci sono anche quelli arrestati per pedofilia o per voto di scambio con la ‘ndrangheta). I vescovi hanno inoltre il potere di dare o revocare l’incarico (nel caso di condotte morali malviste dalla Chiesa) agli insegnanti di religione.
Ci arrivano purtroppo tantissimi casi di scuole che di fatto boicottano l’alternativa all’Irc, in maniera discutibile se non illegittima, o in cui gli insegnanti di religione si distinguono per un approccio esclusivista e il piglio per l’indottrinamento; tutto ciò crea disagi agli studenti e alle famiglie, considerando che soprattutto i giovani sono più secolarizzati e tanti si dichiarano più apertamente atei o agnostici. Come associazione cerchiamo di fornire assistenza e chi avesse dei dubbi può anche consultare la scheda sull’IRC e la sezione dedicata al progetto Ora alternativa, anche per le ‘domande frequenti‘.
Se si vuole (ma si vuole?) sviluppare la consapevolezza e la coscienza critica degli studenti e aiutarli a riflettere sui rapporti con le altre culture e sulle immani tragedie che hanno sconvolto il mondo (come la Shoah) l’Irc è sicuramente inadeguata, oltre che orientata in senso inevitabilmente parziale. Quello di cui hanno bisogno i ragazzi è piuttosto una seria educazione civica, il cui insegnamento specifico è stato però abolito da diversi anni: di questo dovrebbe interessarsi il ministero dell’Istruzione.
Su una cosa il giornalista e la signora hanno ragione: l’ora di religione oggi, così com’è non ha più molto senso. Sarebbe più logico sostituirla con una materia di impronta laica e davvero utile per tutti, che insegni la convivenza e il rispetto tra i ragazzi a prescindere dall’appartenenza religiosa.
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