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Ora alternativa, domande e risposte utili a genitori, studenti e scuole

L’insegnamento della regione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, impartito “in conformità alla dottrina della Chiesa” da insegnanti scelti dai vescovi e pagati dallo Stato, è forse la peggior stortura introdotta dal Concordato. Ma l’alternativa è possibile: e l’Uaar si impegna per renderla davvero accessibile.

Certo, sarebbe auspicabile l’abolizione immediata di questo come di altri privilegi accordati alla Chiesa cattolica. Nell’attesa però non si può rimanere con le mani in mano e occorre dare risposte ai genitori che vogliono per i propri figli una scuola laica e civile. Per questo motivo, da anni l’Uaar fornisce assistenza e si batte affinché nelle scuole sia possibile sottrarsi all’insegnamento dottrinale della religione cattolica, in particolare con l’attivazione dell’ora alternativa.

“Non si può, mancano i fondi”. “Niente da fare, ci sono state poche richieste”. “È previsto che siano smistati in altre classi a piccoli gruppi”. Troppo spesso le scuole danno questo tipo di risposte false, illegittime e irresponsabili al crescente numero di genitori che chiedono l’ora alternativa. Che sempre più spesso, per vedere riconosciuti i loro diritti, si rivolgono all’Uaar. L’associazione negli ultimi anni si è impegnata fornendo loro assistenza legale e informazioni (tramite gli sportelli [email protected] e [email protected]). Avviando cause, anche di concerto con alcune confessioni di minoranza e associazioni che si battono per i diritti nella scuola. Scrivendo agli istituti, invitandoli a rispettare le regole. Raccogliendo le risorse utili nella pagina dedicata al ‘progetto ora alternativa‘. Come sentenze, disposizioni normative e modulistica, nonché materiale didattico e divulgativo.

Ma il problema dell’inadeguatezza dell’Irc, non molto distante dal catechismo (soprattutto nella ‘prassi’ che emerge dai racconti di chi ne subisce i soprusi), e della domanda in aumento per ottenere alternative è ormai esploso. Anche i tribunali, nel trattare certi casi, riconoscono sempre più il diritto a non avvalersi dell’ora di religione. Proprio in luglio, il Tar del Molise ha stabilito che si può modificare la scelta anche durante l’anno scolastico.

Persino l’attuale ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, si è lasciato scappare che l’Irc è anacronistico, auspicandone una revisione. Subito, le critiche da cattolici e vescovi l’hanno costretto a ridimensionare la portata delle sue affermazioni. E di eventuali modifiche, almeno in tempi brevi, non si sentirà parlare.

Anche con l’inizio di questo anno scolastico, moltissime persone si sono rivolte a noi per denunciare casi di veri e propri abusi. Un copione che purtroppo si ripete ancora. In tantissime scuole infatti sono gli stessi insegnanti e dirigenti a mettere i genitori di fronte ad una ’scelta’ obbligata, quella di far frequentare l’ora di religione cattolica ai propri figli. Spesso, anche giocando con la modulistica a disposizione e dilatando i tempi. Alle volte sono le stesse direzioni scolastiche ad ignorare — o a far finta di ignorare — le disposizioni vigenti.

C’è chi accampa la mancanza di fondi, quando invece lo stesso Miur ha ribadito con una nota del marzo 2011 che l’ora alternativa va garantita ed è pagata dallo Stato. Chi senza ritegno prospetta lo smistamento in altre classi di chi non fa religione cattolica. Alcuni ne minimizzano la portata, ritenendola tutto sommato innocua: come se fosse normale indottrinare i bambini in una scuola pubblica. Qualcuno fa leva sulla possibile esclusione dell’alunno, colpevolizzando i genitori, quando sono invece proprio queste pressioni discriminatorie a favorire esclusione e divisione. Altri ancora si inventano che frequentare l’ora di religione cattolica alzerebbe la media.

Per rispondere a questi e altri quesiti, fornendo strumenti agili per orientarsi e per smascherare soprusi e falsità, l’Uaar ha pubblicato le FAQ (frequently asked questions) dell’ora alternativa. Un’altra risorsa che tutti possono consultare, nella speranza che possa essere utile ai cittadini, agli studenti e alle scuole e fornire ulteriori strumenti per far valere i propri diritti.

Roberto Grendene, responsabile campagne Uaar

Questo articolo è stato pubblicato qui

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