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Oggi il mondo dice no alla pena di morte

Oggi, venerdì 10 ottobre, il mondo celebra la XII Giornata mondiale contro la pena di morte, evento principale della Coalizione mondiale contro la pena di morte, rete di 121 organizzazioni per i diritti umani, gruppi legali, sindacati e autorità locali e regionali per l’abolizione totale della pena di morte.

Secondo dati di Amnesty International, la pena di morte non è più praticata in 140 paesi. È ancora prevista dalle leggi di 58 paesi ma, nel 2013, è stata applicata solo in 22 paesi.

In occasione della XII Giornata mondiale contro la pena di morte, Amnesty International metterà in evidenza l’uso della pena di morte nei confronti delle persone affette da disabilità mentale e intellettiva e farà pressione su alcuni stati della comunità internazionale – tra cui Cuba, Ghana e Myanmar – perché aumenti il numero dei voti a favore della risoluzione per una moratoria sulle esecuzioni, che verrà presentata anche quest’anno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Al centro della XII Giornata mondiale contro la pena di morte sarà anche il Giappone e in particolare il caso di Hakamada Iwao (nella foto), 78 anni, condannato all’impiccagione nel 1968 e per oltre 45 anni nel braccio della morte, in attesa ogni giorno della possibile esecuzione, fino a quando il 27 marzo di quest’anno una corte distrettuale ha accolto la richiesta di un nuovo processo.

Purtroppo, il 31 marzo il pubblico ministero ha presentato ricorso contro la decisione. L’esame del ricorso potrebbe durare anche due anni. Nel frattempo, almeno, Hakamada Iwao è uscito dalla prigione.

Hamakada Iwao, nato il 10 marzo 1936, pugile, era stato stato arrestato e accusato di omicidio nel 1966. Secondo l’accusa, il 30 giugno di quell’anno aveva accoltellato il proprietario della fabbrica dove lavorava e tre familiari della vittima.

Era stato interrogato dalla polizia per 23 giorni di seguito, 12 ore al giorno, senza poter incontrare un avvocato e poi condannato a morte l’11 settembre 1968. Nel corso del processo, aveva denunciato che la polizia gli aveva estorto la confessione con la forza.

In isolamento nel braccio della morte, Hakamada Iwao ha cominciato ben presto a manifestare segni di squilibrio mentale e comportamentale. Ha continuato a scrivere lettere senza senso fino all’agosto 1991, poi ha smesso. Nel 1994 ha deciso di non ricevere più visite della sorella e ha cambiato idea solo nel 2006. Nel 2007 gli è stata diagnosticata l’infermità mentale.

In occasione del 10 ottobre, attivisti e simpatizzanti di Amnesty International promuoveranno un appello al pubblico ministero del Giappone chiedendo di desistere dal ricorso contro il nuovo processo e invieranno messaggi di solidarietà a Hakamada Iwao, per sostenere la sua richiesta di giustizia.

La Giornata mondiale sarà seguita da Città per la vita, manifestazione organizzata dalla Comunità di S. Egidio e prevista per il 30 novembre, quando più di 1.400 città nel mondo illumineranno edifici per commemorare la data della prima abolizione in Europa, avvenuta nel 1786 in Toscana.

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