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Occupy Wall Street: il sostegno di artisti, politici e intellettuali a un mese dall’inizio della protesta

Mentre in Italia sono partite oggi le prime manifestazioni sul modello degli indignados spagnoli e dei manifestanti di Wall Street, proprio questi ultimi si apprestano a festeggiare il loro primo mese di occupazione. E se da noi il fenomeno è ancora circoscritto, negli Usa ha ormai l'appoggio di politici, artisti e intellettuali.

Chissà se non ci fosse stata la protesta del 24 settembre, con tanto di risposta violenta della polizia, quanto ci avrebbe messo il movimento Occupy Wall Street ad ottenere visibilità dai media e appoggio da parte di politici, artisti e intellettuali.

Non lo sapremo mai. Quello che sappiamo è che da quel giorno in tanti - chi in maniera spontanea, chi probabilmente per farsi un po’ di pubblicità gratis, chi inaspettatamente - hanno cominciato ad sostenere l'iniziativa di questo movimento “orizzontale, autonomo, senza leader con un sistema basato sul modified-consensus (il consenso ottenuto tramite votazioni a maggioranza è solo l'estrema ratio, n.d.r.) che ha le proprie radici nel pensiero anarchico”, una mobilitazione contro la politica di Wall Street che non ha un solo specifico obiettivo ed è ben rappresentata dal vecchio slogan “People before Benefits”, come sottolinea The Nation. “Fare una lista di tre o quattro richieste ammazzerebbe la conversazione prima che sia cominciata” ha detto uno dei membri dell’ufficio stampa (una lista la trovate anche sul sito ufficiale).

Uno degli ultimi "vip" a farsi vedere è stato il rapper Kanye West, che ha passeggiato lunedì tra i manifestanti.
 
C’è chi materialmente va a Zuccotti Park (ribattezzato Liberty Plaza), il quartier generale del movimento e chi, non potendo, invia video, ne scrive e insomma lo appoggia moralmente. Il passaggio del rapper Kanye West ha attirato su di sé non poche polemiche: proprio lui? Il rapper che nei video appare con collane d’oro, gioielli, soldi e jet privati? Se lo sono chiesti in diversi, in più il rapper ha camminato e stretto mani, ma non ha cantato, a differenza di quanto successo la settimana scorsa con un mito del mondo indie, Jeff Magnum, leader dei Neutral Milk Hotel e il rapper Talib Kweli. Addirittura Magnum s’è presentato con la chitarra e ha fatto da Juke Box facendo scegliere al pubblico i pezzi da cantare; pratica non sempre amata dai cantanti. Dopo aver terminato il primo pezzo ha detto al pubblico “Sono qui per servirvi. Cosa volete ascoltare”.
 
 
Solidarietà anche dai Radiohead. Il gruppo per qualche ora è stato protagonista della protesta. Si è vociferato addirittura di un loro concerto – che organizzatori del presidio l’avevano confermato, salvo poi doversi scusare pubblicamente –, notizia smentita dalla band che però ha sottolineato il proprio appoggio morale.
 
Ma non è solo la musica ad aver solidarizzato col movimento; anche i politici cominciano a fare da sponda, non ultimo Micheal Bloomberg: “In fondo chiunque ha il diritto di manifestare. E dal momento che lo fa nel rispetto della legge, noi glielo consentiamo. Se qualcuno dovesse infrangere la legge faremo quello che dobbiamo fare: agiremo per farla rispettare”, ha detto il sindaco di New York, per poi rispondere con una battuta alla domanda su quanto tempo i manifestanti resteranno lì: “Penso che questo abbia a che vedere col meteo”.
 
Insomma anche il sindaco della grande mela lascia fare. E se lo fa lui, perché non gli altri? Il Partito Democratico non si tira indietro e con ritardo – è sempre prima bene capire che succede onde evitare problemi, sembra abbiano pensato – anch’esso appoggia gli occupanti. Dopo le critiche avanzate dai Repubblicani, Nancy Pelosi, l'ex speaker della Camera ha risposto al capogruppo repubblicano alla Camera: “Non gli ho sentito dire niente quando il Tea Party erà in strada a dimostrare”. Di oggi anche la dichiarazione dell’ex Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, che ha sottolineato come questa protesta possa “servire per un dibattito positivo”.
 
Politici, cantanti, attori e intellettuali, quindi. Nomi importanti hanno manifestato la loro solidarietà: Naomi Klein, Michael Moore, Roseanne Barr, Lupe Fiasco, Susan Sarandon, Margerite Atwood e tanti altri.

I docenti della Columbia hanno firmato un appello per sostenere la protesta e non poteva mancare, ovviamente, Noam Chomsky che in uno scritto indirizzato ai manifestanti dice:
 
Tutti coloro che hanno gli occhi aperti sanno che il gangsterismo di Wall Street – e degli istituti finanziari in generale – ha causato gravi danni alla popolazione statunitense (e mondiale). E dovrebbero anche sapere che è stato così per oltre 30 anni, durante i quali il loro potere nell’economia è incrementato radicalmente, e con esso il loro potere politico. Ciò ha messo in moto un circolo vizioso che ha concentrato un'immensa ricchezza, e quindi un immenso potere politico, in una minuscola fetta di popolazione, una frazione dell’1%, mentre il resto andava ad ingrossare le fila di quello che viene chiamato “precariato” – ovvero, coloro che cercano di sopravvivere a un’esistenza precaria. In più loro portano avanti queste attività nefaste nella quasi totale impunità – non solo sono “troppo grandi per fallire”, ma anche “troppo grandi per andare in prigione”.

 
"La protesta coraggiosa e valorosa nelle strade newyorkesi dovrebbe servire a portare questa calamità all'attenzione dell'opinione pubblica, e far si che vengano fatti gli sforzi necessari per sconfiggerla e per mettere la società sulla giusta via”.
 
A lui si sono affiancati nomi come quelli di Slavoj Žižek e Joseph Stiglitz, tra gli altri. Con megafono alla mano (è vietato, infatti, qualunque tipo di amplificazione) il filosofo slovacco ha detto:
 
Ci dicono che siamo sognatori. I veri sognatori sono coloro che pensano che le cose possano andare avanti all’infinito così come sono oggi. Noi non siamo sognatori. Noi ci siamo svegliati da un sogno che si è trasformato in un incubo. Noi non vogliamo distruggere nulla. Noi siamo solo testimoni di come il sistema sta distruggendo se stesso. Tutti conosciamo le classiche scene dei cartoni animati. Il carrello arriva sull’orlo di un precipizio. Ma continua a camminare. Ignorando il fatto che non c’è nulla, sotto. Solo quando si guarda in basso e ci si rende conto, allora si cade giù. Questo è quello che stiamo facendo qui. I ragazzi qui a Wall Street stanno dicendo a chiunque: ‘Ehi, guarda giù!’ (...)

"Non siamo comunisti: il comunismo è finito nel 1990 e gli ex-comunisti sono diventati ovunque campioni di capitalismo, basta guardare la Cina. L'unica ragione per la quale potremmo definirci comunisti sta nel fatto che abbiamo a cuore i beni comuni che il sistema privatizza: il patrimonio ambientale, quello intellettuale, quello genetico. Il comunismo è completamente fallito, ma il problema dei beni pubblici rimane. Noi siamo democratici, anche se ci accusano di essere contro la democrazia perché critichiamo il capitalismo. Ma il matrimonio tra democrazia e capitalismo è finito (...) Sappiamo che spesso le persone desiderano qualcosa, ma in realtà non lo vogliono. Non abbiate paura di volere davvero ciò che desiderate”. Il resto del discorso lo potete trovare qui.
 
 
Avete il diritto di indignarvi. Il fatto è che il sistema non funziona bene. Non è giusto avere tante disoccuppati nel momento in cui abbiamo tanto bisogno di mano d’opera – ha detto il Premio Nobel Stiglitz –. I nostri mercati finanziari hanno un ruolo importante da giocare. Si suppone che dovrebbero assegnare i capitali e gestire il rischio. Ma non hanno ben ripartito i capitali e di fatto hanno creato il rischio. Noi stiamo sopportando il costo dei loro errori. Viviamo in un sistema dove le perdite sono supportate dalla società intera a fronte di guadagni privatizzati. Non è capitalismo, non è un’economia di mercato. È un’economia snaturata, e se continuiamo così, non ritroveremo mai la crescita economica e non riusciremo a creare una società giusta”.
 
Inaspettato - e chissà quanto auspicato - è stato, invece, l’appoggio di George Soros, uno degli uomini più ricchi e potenti al mondo: “Ho simpatia per le loro posizioni (...). Onestamente capisco la loro reazione” ha detto.
 
Fra meno di una settimana OWS compirà un mese (il 17 ottobre) e la protesta si sta allargando a macchia d'olio anche in altre città e paesi. Si discute tanto su quali saranno i suoi effetti materiali ma forse è come guardare il dito mentre la luna probabilmente è la protesta in sé.
 
Credits Foto: _PaulS_ (Flickr)

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