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Obama e le paure di Teheran

Tutto ha avuto inizio ufficialmente il 7 Febbraio 2009 a Monaco di Baviera quando alla conferenza mondiale sulla sicurezza il vice presidente americano Biden aveva espresso la volontà del governo statunitense di fare passi distensivi verso Russia ed Iran.

 

Da qui lo scorso fine settimana il presidente americano ha fatto un ulteriore passo avanti verso la distensione dei rapporti tra USA ed Iran.

 

Il presidente Obama lo scorso 21 Marzo, in un messaggio inviato al popolo ed ai leaders iraniani ha fatto riferimento ed elogio alla millenaria arte e cultura iraniana, chiedendo ai leaders iraniani di fare appello al senso comune umanitario che lega le due nazioni ormai rivali da oltre un trentennio.

 

Obama ha dichiarato che il vecchio presidente G.W. Bush (senior) commise una serie di imperdonabili errori tentando di isolare l’Iran nell’ambito internazionale.

 

Purtroppo la gestione degli 8 anni precedenti sotto ‘la rissosa’ gestione Bush non ha lasciato alla nuova amministrazione Obama nessuna possibilità di scelta se non lanciare una iniziativa circondata di orgoglio ed umiltà nello stesso tempo.

 

Non perdendo questa occasione il nuovo presidente ha promesso che nella nuova agenda programmatica saranno inserite le relazioni con Teheran escludendo di avanzare pericolose minacce ed invece Obama si propone di focalizzarle sulle grandi opportunità commerciali e di collaborazione realizzabili tra i due stati.

 

Egli ha aggiunto che gli Stati Uniti cercheranno un atteggiamento onesto e basato sul reciproco rispetto.

 

Per mascherare l’arroganza della precedente amministrazione Bush, Obama ha accantonato l’obiettivo della minaccia militare e dell’approccio del ‘bastone e la carota’.

 

Nel suo messaggio Obama ha però evitato di toccare quegli argomenti che rendono irascibili gli iraniani in modo particolare e che li lasciano riluttanti a cambiare mentalità nei confronti della Casa Bianca.

 

Gli argomenti che pesano agli Iraniani sono il supporto dato dagli Stati Uniti a Saddam nella guerra contro l’Iran (1980-88), l’abbattimento dell’aereo Iraniano nel 1988  con 290 passeggeri a bordo di cui 66 bambini sullo stretto di Hormutz, per gli anni di sanzioni contro l’Iran sollecitate sotto pressione degli USA, etc.

 

Obama ha anche espresso dubbi sulle attestazioni che riportano le attività del programma nucleare di Teheran.

 

E’ a questo punto un dato di fatto che queste aperture verso le future relazioni Iraniane potrebbero facilmente rendere più complicate le relazioni Statunitensi con Israele, ma questo è un altro argomento scottante per la nuova amministrazione.

 

La promessa di accentuare l’azione persuasiva della diplomazia espressa dall’amministrazione Obama verso la distensione la rende appetibile e seducente da parte del popolo Iraniano e nello stesso tempo diventerebbe una opportunità irripetibile.

 

In Iran, nel frattempo, il Leader della rivoluzione islamica l’Ayatollah Khamenei, che è colui che determina l’espressione politica Iraniana, non ha fatto attendere le sue intenzioni.

L’ayatollah Khamenei non ha respinto completamente il messaggio di Obama, ma ha chiesto concretezza nella realizzazione dei prossimi passi della nuova amministrazione americana piuttosto che parole ed un cambio di strategia realizzato solo sulla carta.

 

‘Se voi cambiate, noi cambieremo il nostro atteggiamento’ sono state le parole espresse da Khamenei. Con tutto ciò però il presidente Obama dovrà fare i conti con le lobby che fino ad oggi hanno avuto vantaggio a tenere alto il livello di scontro tra le due nazioni.

 

Da parte iraniana la distensione delle relazioni presenterebbe l’esposizione ad un possibile rischio. Mantenere rapporti con gli Stati Uniti da acerrimo nemico come fino ad oggi è stato, ha permesso al governo di Teheran un controllo dell’intera nazione sottomettendo le nuove correnti riformiste all’interno della cortina internazionale che si era formata nel mondo, contro l’Iran animato da una ispirazione terroristica. Ora una eventuale apertura agli Stati Uniti e di seguito all’intero Occidente romperebbe questo rigido confine che isola la nazione iraniana dal resto del mondo, aprendo le porte a nuovi ideali ed a probabili contatti delle correnti giovanili iraniane con il resto dell’occidente, con la possibilità di generare l’accensione di una miccia che potrebbe diventare incontrollabile per il regime di Teheran e creare un implosione del regime degli ayatollah.

Comunque vada questa vicenda, dobbiamo apprezzare le ottime intenzioni di questo neo Presidente americano che potrebbero rigenerare miglior sorti per l’intero occidente e noi tutti ce lo auguriamo.

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