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Obama, che felicità

Di questi giorni in cui tanti dittatori hanno perduto o stanno per perdere il potere, in cui Silvio Berlusconi, ex-inattaccabile, soffre pressioni per lasciare la carica, giorni in cui anche Chavez viene (molto educatamente e blandamente) contestato, mi viene da riflettere: l’unica unanimitá (a favore) è Obama.

 

Unanimità, dicevo, in tutto il mondo, meno negli USA, dove piace solo a circa 50% della popolazione.

Ma il resto del Mondo lo ama svisceratamente.

La forza dei “media”. Ricordo il giorno in cui Obama è stato eletto. Ero in una piccola città vicino a Santa Fé in Argentina: ho visto gli occhi della popolazione, composta peraltro da gente semplicissima, brillare di gioia. Ho letto sul giornalino locale lodi esagerate a questo (per loro e per buona parte degli americani) sconosciuto.

Più tardi, guardando l’inguardabile tivù locale, ho visto scene di gioia simili in posti come Le Azzorre, Trinidad Tobago Valparaíso e Rossano Calabrese.

Mi è venuto da pensare: che cosa puó rappresentare Obama per un cittadino della periferia di Santa Fé, per un produttore di liquirizia a Rossano? Come si fa ad avere tanta simpatia per un presidente, per un uomo, la cui vittoria elettorale non farà la minima differenza per costoro che tanto lo amano (anche non sapendo assolutamente chi è)?

Ed il 50% degli americani che lo hanno votato? Ciò mi confonde. Dopo mezzo secolo di invettive contro l’America da parte del mondo islamico, dopo innumerevoli atti di terrorismo, culminati nell’incredibile, imperdonabile, 11 settembre, hanno votato un individuo il cui nome è Barack Hussein Obama, la cui famiglia vive in Nigeria ed è mussulmana.

Niente a che vedere, direte voi, ma, datemene atto: sarebbe lo stesso che votare, esendo israeliani, uno che si chiama Adolf Hitler Ben David, per buona e brava persona che sia.

La forza dei “media”. Il popolo ama Obama e digrigna i denti al sentire pronunciare “Bush”. A Santa Fé? A Timbuktu? Nessuno sa chi sia, sia stato, o sarà nessuno dei due.

Provi un cittadino qualunque a scendere in piazza (piazza del Duomo, MI, va benissimo) e dire: “Bush, in fondo, pover’uomo, ha affrontato tante crisi...” ed aspetti la reazione. La signora ultarottantenne che vende medagliette della Madonnina sulla porta del Tempio lo lapiderá (debrisnon mancano in piazza). I giovani lo chiamerranno “maledetto fascista”. Cessato il tumulto, qualcuno si faccia avanti e domandi ad uno dei giovani (ancora con la bava alla bocca) cosa intende per “fascista”. Il massimo che otterrá sará “fascista due zampe cattivo, noi quattro zampe buono”.

La forza dei media (e la loro sospettosa unanimitá) ce ne libereremo mai?

Yes, We Can!

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