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Nube tossica tra Nola e Saviano: quali conseguenze per i cittadini e il territorio?

Domenica 14 luglio 2013 nell’Area PIP di Saviano, al confine con il comune di Nola (NA), si è sviluppato un incendio di enormi proporzioni che ha richiesto l'intervento sul posto di 16 squadre dei Vigili del Fuoco con oltre 50 uomini, mezzi speciali e supporto aereo.

L’incendio ha distrutto un capannone industriale che ospitava otto aziende: la Cereria Nappi Carlo (produzione e lavorazione delle cere); United States Business S.r.l (generazione di cartucce di toner); M.T. - Gaya S.r.l. (lavorazione infissi); la Idrotubi S.p.A. (commercio di tubi); la Sielte S.p.A. (deposito di materiali elettronici); l’Associazione Villaggio Creativo(studio fotografico); la Tirrenia Logistica (deposito di merci varie) e l’Alba Dolciaria S.r.l. (uffici azienda dolciaria Basile). Alcune sono gravemente danneggiate, altre riscontrano danni più lievi.

L’incendio è durato 7 giorni e ha rilasciato nell’aria esalazioni velenose e fumi che si sono sparsi nell’aria per giorni.

La sera, nei giorni successivi, si formava una cappa che costringeva gli abitanti a restare chiusi in casa. Ciononostante è stato alto il numero di intossicazioni tra le persone che vivono nella zona.

L’Arpac è intervenuta la prima volta il 14 luglio per misurare la tossicità dei fumi. I risultati hanno escluso pericolo immediato, ma non si è parlato dell’eventualità di danni o meno a medio e lungo termine.

Il Sindaco di Saviano, medico e oncologo, Carmine Sommese il 15 luglio ha dichiarato: “L'Arpac ci ha assicurato che essendosi incendiate citronella ed altri prodotti per fare le candele, non ci sono rischi per la popolazione né ci sono state ricadute nei campi intorno”. 

Il 19 e 21 agosto l’Arpac ha effettuato dei nuovi campionamenti nei comuni di Nola e Saviano. Queste nuove analisi nascono dalla riunione del 13 agosto, tra i rappresentanti del Comune di Nola e Saviano e i tecnici dell’Arpac, che ha portato all’individuazione di 10 siti da campionare: rispettivamente 6 per il territorio di Nola e 4 per Saviano.

Colpisce che per queste indagini conoscitive iniziali ci si stia concentrando nell’analizzare unicamente i suoli dei comuni di Nola e Saviano. In pratica, rispetto al luogo dell’incendio, l’Arpac sta focalizzando le sue indagini principalmente lungo le direttrici nord-est e sud-est. Questo perché, per studiare la ricaduta del particolato della nube nata dall’incendio, si sta usando come dato di riferimento unicamente il “Bollettino Previsionale Meteorologico della Regione Campania” che, per il 14 luglio, prevedeva solo venti occidentali.

La realtà è ben diversa. Le rilevazioni della stazione Metereologica di Capodichino di Napoli mettono in evidenza che dal 14 al 18 luglio la direzione dei venti durante i giorni principali dell’incendio è stata estremamente variabile, avendo come direttrici principali nord, est e ovest. La nube ha coinvolto quindi anche i comuni di San Vitaliano, Scisciano e Marigliano, che si trovano nel versante ad ovest dell’incendio.

Visto quanto sopra, non è possibile escludere da queste analisi i comuni di Scisciano, San Vitaliano e Marigliano che, a causa della direzione dei venti, sono stati coinvolti dalla ricaduta della nube in misura perfino maggiore, come risulta nella Relazione di sopralluogo n°45/GT/13 dell’Arpac.

Inoltre, secondo due professori da noi contattati del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università Federico II di Napoli, non si possono limitare le indagini solo a 10 campionamenti. Per avere delle indicazioni scientifiche attendibili, le analisi dei suoli richiedono almeno 20 campionamenti. Se si fanno delle indagini conoscitive, queste devono essere accurate e complete. Il rischio è quello di avere solo una conoscenza parziale dell’eventuale pericolo a cui tutti i cittadini dell’Agro Nolano sono esposti dal 14 luglio in poi.

Cittadini che continuano a subire disagi notturni. Quasi ogni notte sono obbligati a chiudersi in casa a causa degli odori nauseabondi che appestano il quartiere della Polveriera. Non si capisce se ciò sia dovuto ai continui roghi tossici che si sviluppano di notte nei dintorni del quartiere o alle possibili esalazioni dei residui dell’incendio del 14 luglio. Di sicuro il 21 agosto i resti dell’incendio hanno preso di nuovo fuoco e reso necessario l’ennesimo intervento dei Vigili del Fuoco.

I residui: anche questo un altro punto in sospeso. Quando verranno rimossi e quando ci sarà una messa in sicurezza dell’area? Dobbiamo forse preoccuparci di ritrovarci come a Mariglianella, con la bomba ecologica Agrimonda? I resti del deposito chimico andato a fuoco 18 anni fa sono ancora tutti là, nell’attesa di una fantomatica bonifica.

Se non messi adeguatamente in sicurezza, questi residui possono avere un grave impatto sull’ambiente e l’incolumità pubblica, così come lo hanno avuto i fumi dell’incendio sulla popolazione del quartiere. Infatti, anche se le autorità locali hanno fatto di tutto per minimizzare l’accaduto, girando tra le case dei residenti abbiamo avuto la possibilità di raccogliere più di 20 testimonianze scritte di cittadini, persone che durante e dopo l’incendio, a causa delle inalazioni dei fumi, hanno accusato due o più dei seguenti sintomi di malessere:

  • Bruciore agli occhi
  • Mal di Testa
  • Tosse
  • Nausea
  • Difficoltà Respiratorie

Da sottolineare che questi sono i classici sintomi dell’intossicazione acuta.

Qui il video delle proteste degli abitanti del quartiere della Polveriera, tra Nola e Saviano. 

 
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