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Non li uccise la morte ma due guardie bigotte. Aldrovandi, Bianzino, Sandri, Uva, Cucchi...

"Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte mi cercarono l'anima a forza di botte". 

Fabrizio De André - Un Blasfemo (dietro ogni blasfemo c'è un giardino incantato)

Non al denaro, non all'amore né al cielo (1971)

Per cercare l'anima a Federico Aldrovandi ci si misero in 4. Luca Pollastri, Enzo Pontani, Paolo Forlani e Monica Segatto. Quattro poliziotti. C'era chi teneva e chi picchiava. Chi picchiava lo fece talmente forte che due manganelli si spezzarono sul corpo di Federico, che ostinatamente resisteva a quelle sferzate e tentava di ribellarsi, finché non venne immobilizzato. Morì verso l'alba per asfissia da posizione, con il torace schiacciato sull'asfalto dalle ginocchia dei poliziotti. Successivamente i quattro poliziotti descrissero Federico come un "invasato violento in evidente stato di agitazione".

Da ieri quello che per anni è stato chiamato "Caso Aldrovandi" potrà essere chiamato "omicidio Aldrovandi". La Corte di Cassazione di Roma ha confermato le condanne a 3 anni e 6 mesi di reclusione a Pollastri, Pontani, Forlani e Segatto, responsabili di omicidio colposo per aver ecceduto nell'uso della forza. 

La vita di un ragazzo di 18 anni vale 3 anni e 6 mesi di reclusione. Comprensibilmente in molti hanno giudicato la pena troppo tenera, ma va considerata anche la verità storica che finalmente è stata definita. Una sentenza stabilisce che un ragazzo è stato ammazzato da alcuni poliziotti. Per un paese come l'Italia, dove queste cose vengono spesso occultate, è un fatto importante.

Ma il caso di Federico Aldrovandi non è isolato. Come documentato dall'Osservatorio Repressione dal 1945 sono decine i cittadini uccisi per mano delle forze dell'ordine, che spesso hanno represso nel sangue manifestazioni di protesta. Senza considerare la repressione giudiziaria: oltre 15mila sono i denunciati dai fatti del G8 di Genova ad oggi: un tentativo, evidentemente, di trasformare lotte politiche in fatti di comune delinquenza. 

Per ragioni di spazio ci concentreremo sugli uomini morti a seguito di un fermo di polizia. Se siano stati uccisi, o se la morte sia sopraggiunta per altre ragioni, a noi non è dato saperlo con certezza. Nel caso di Aldrovandi possiamo, sentenza alla mano, parlare di omicidio: la stessa cosa non si può dire (almeno, non con rigore giornalistico) per altre situazioni che però destano preoccupazione, tra tentativi di depistaggio e insabbiamenti. Sempre per ragioni di sintesi, partiremo da Genova 2001, dai giorni torridi del luglio di 11 anni fa che videro la morte del giovane Carlo Giuliani. 

Carlo aveva 23 anni. Manifestava, insieme a migliaia di compagni, all'assemblea del G8 di Genova, in una città blindata e ferita da disordini e scontri continui. Carlo morì a Piazza Alimonda, ucciso da un colpo sparato dal carabiniere Mario Placanica, che si trovava all'interno di un Land Rover di servizio. Carlo venne colpito subito dopo aver afferrato da terra un estintore. Una ricostruzione affidabile della vicenda, con immagini da punti di vista differenti, è stata effettuata da Lucarelli nella trasmissione Blu Notte. Dopo aver esploso il colpo, diretto allo zigomi di Giuliani, il mezzo dei Carabinieri passò ben due volte sul corpo del ragazzo. Il carabiniere Placanica è stato prosciolto dall'accusa di omicidio colposo: avrebbe sparato, secondo i giudici, per legittima difesa.

L'11 luglio del 2003 all'interno del carcere Le Sugheri di Livorno venne ritrovato il corpo di Marcello Lonzi, 29 anni, in un lago di sangue. Secondo la giustizia italiana il ragazzo sarebbe morto per cause naturali (il caso è stato archiviato) ma le foto del carcere e all'obitorio mostrerebbero chiarissimi segni di pestaggio. La madre di Marcello, Maria Ciuffi, ha condotto per anni una battaglia per la verità sulla morte del figlio.

Riccardo Rasman morì il 27 ottobre del 2006 a Trieste. Nella sua casa di via Grego fecero irruzione le forze dell'ordine. Il ragazzo, affetto da sindrome schizofrenica paranoide, dovuta a episodi di nonnismo subìti durante il servizio militare, era in uno stato di particolare felicità: il giorno dopo avrebbe iniziato a lavorare come operatore ecologico. Ascoltava musica ad alto volume, lanciando un paio di petardi dal balcone. Qualcuno chiamò il 113 denunciando il baccano, arrivarono due volanti, gli agenti entrarono a casa dell'uomo, lo immobilizzarno e ammanettarono a seguito di una colluttazione. Come per Aldrovandi, Riccardo Rasman sarebbe morto per asfissia: benché fosse ancora ammanettato i poliziotti continuarono a schiacchiargli la schiena impedendogli la respirazione.

Il 14 ottobre del 2007 fu la volta di Aldo Bianzino, falegname, in una cella del carcere di Perugia. Venne arrestato due giorni prima insieme alla compagna per coltivazione e detenzione di piantine di canapa indiana. Aldo era in buona salute: morì, ufficialmente, per cause naturali (a seguito di una malattia cardiaca). Una perizia medico legale effettuata dal dottor Lalli e richiesta dalla famiglia rivelerà, invece, la presenza di 4 ematomi cerebrali, fegato e milza rotte, 2 costole fratturate. Ne seguì un processo conclusosi con l'archiviazione ma, grazie all'insistenza di amici e familiari e all'apertura di un blog, negli ultimi mesi si sta tentando di riaprire le indagini.

Neanche un mese dopo, l'11 ottobre 2007, nell'autogrill di Badia al Pino verrà ucciso Gabriele Sandri, tifoso della Lazio. Ad ammazzarlo un colpo di pistola esploso dall'agente di polizia Luigi Spaccarotella, che in quel momento si trovava dall'altra parte della carreggiata. Il poliziotto verrà condannato in tutti e tre i gradi di giudizio per omicidio volontario.

Giuseppe Uva morirà il 15 giugno del 2008. Venne fermato dai Carabinieri insieme ad un amico, che raccontò: “Avevamo bevuto. Mettemmo le transenne in mezzo alla strada. Una bravata”. Li portarono via, li misero in due stanze diverse. L'amico sente le grida di Giuseppe nell’altra stanza. Chiama il 118. Chiede aiuto. Poi sono gli stessi carabinieri a chiamare i sanitari e richiedono il trattamento sanitario obbligatorio per Uva. Giuseppe muore in ospedale dopo essere rimasto oltre tre ore in caserma. Sotto processo è un medico accusato di avergli somministrato un farmaco che avrebbe fatto reazione con l’alcool che aveva in corpo. La sorella Lucia disse: "Era pieno di lividi. Aveva bruciature di sigaretta dietro il collo e i testicoli tumefatti”. “Mi hanno spiegato che Pino ha dato in escandescenze, che è andato a sbattere contro i muri, ma quelle ferite non si spiegano così”. “Giuseppe – rivela la sorella – aveva anche sangue nell’ano”. Venne violentato?

Il 24 giugno del 2008 Niki Aprile Gatti, 26 anni, muore nel carcere di massima sicurezza di Sollicciano (Firenze). Era stato arrestato a seguito di un'indagine su una società di San Marino responsabile di una truffa informatica. Venne trovato impiccato a un laccio nel bagno del carcere. Tutto avrebbe fatto pensare a un suicidio, ma la mamma di Niki non ci sta e, ancora una volta, scrive su un blog: "L’utilizzo di un solo laccio è di per sé idoneo a causare la morte per strangolamento di una persona. Ma certamente non idoneo a sorreggere il corpo di Niki, del peso di 92 chili. Inoltre non si comprende come possa essere stata consumata l’impiccagione quando nel bagno non vi era sufficiente altezza tra i jeans e il piano di calpestio del pavimento".

Il 25 luglio del 2008 muore nel carcere Marassi di Genova Manuel Eliantonio, 22 anni. Era stato in discoteca e, a seguito di un controllo di Polizia, gli rilevarono tracce di alcol e stupefacenti. Per questo venne fermano, tentò la fuga ma venne acciuffato e incarcerato. Dopo sette mesi de detenzione per resistenza a pubblico ufficiale e a meno di un mese dal rilascio muore. L'autopsia parla di intossicazione da butano ma non spiega i lividi sul suo corpo.

Carmelo Castro è morto in carcere il 28 marzo del 2009, a soli 19 anni. Era stato arrestato per aver fatto il palo in una rapina. Tre giorni dopo aver varcato il portone del carcere di Piazza Lanza si è suicidato legando un lenzuolo allo spigolo della sua branda. Cosi è stato scritto nella relazione di servizio e questo ha confermato anche il gip Alfredo Gari che ha già respinto una prima richiesta di riapertura delle indagini presentata dalla famiglia del ragazzo. Ma la madre Grazia La Venia non ci sta: "Mio figlio non può essersi suicidato, non era in grado nemmeno di allacciarsi le scarpe da solo, figuriamoci attaccare un lenzuolo alla branda e impiccarsi". Al suo fianco ora si schiera l’associazione Antigone, che ha denunciato: "Nel corso delle indagini preliminari non è stato disposto il sequestro della cella, né del lenzuolo con il quale Castro si sarebbe impiccato a questo, si aggiunga che non è stato sentito nessuno del personale di polizia penitenziaria intervenuto, né il detenuto che avrebbe portato il pranzo a Castro e che sarebbe l’ultima persona ad averlo visto ancora da vivo". 

Il 21 luglio del 2009, Stefano Frapporti, operaio di 48 anni, sta tornando da lavoro in sella alla sua bicicletta quando viene fermato da due carabinieri in borghese per un'infrazione stradale. Portato in carcere perché sospettato di spaccio non uscirà mai vivo dalla cella. Ufficialmente morirà suicida, ma tra gli amici da anni è in vigore una battaglia per chiedere chiarezza

Il 58enne Franco Mastrogiovanni morirà il 4 agosto del 2009 dopo 4 giorni di trattamento sanitario obbligatorio e dopo essere rimasto legato più di 80 ore a un lettino, alimentato solo di flebo e sedato con farmaci antipsicotici. Il video della sua agonia fece il giro del mondo. 

Tutti conoscono la storia di Stefano Cucchi, geometra di 31 anni morto nel reparto carcerario dell'Ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre 2009. Stefano era accusato di detenzione di stupefacenti. Morì di edema polmonare dopo 8 giorni di agonia, nei quali perse 7 chili. Sul suo corpo, le cui foto sconvolsero l'Italia, venne rilevata una vertebra fratturata, la rottura del coccige, sangue nello stomaco e altri traumi sparsi ovunque. Gli agenti di polizia penitenziaria che lo ebbero in custodia sono tuttora indagati per lesioni e percosse (è caduta l'accusa di omicidio colposo), mentre i medici sono indagati per abbandono di incapace.

E la lista potrebbe essere ancora lunga, se contenesse anche i nomi dei detenuti che si sono tolti la vita negli ultimi anni, spesso a causa delle condizioni disumane in cui versano le carceri. La soluzione del caso Aldrovandi dovrebbe indurre a far chiarezza anche su tutti gli altri. Verso i quali, come abbiamo visto, troppo spesso è prevalsa la superficialità di giudizio quando non un assurdo spirito cameratesco.

Si ringrazia l'Osservatorio sulla Repressione.

Commenti all'articolo

  • Di Antonio Libonati (---.---.---.49) 22 giugno 2012 18:38
    Antonio Libonati

    Giuseppe Gulotta. Riconosciuto innocente dopo 21 anni di reclusione. Era stato arrestato ingiustamente nel 1976, quando Giuseppe Vesco, fermato con una pistola, fece il suo nome come responsabile della strage (salvo poi morire in carcere alcuni mesi dopo). L’uomo venne portato in carcere e torturato e percosso dagli agenti. Furono in dieci, e si accanirono per ore contro l’uomo, al chiuso di uno stanzino perché confessasse. Quindi condannato in via definitiva all’ergastolo nel 1990, dopo ben nove processi. Solo nel 2010 era tornato in libertà vigilata, perché un maresciallo in pensione, Renato Olino, aveva confermato le notizie sulle torture cui era stato sottoposto. Ora Gulotta è libero. Nel registro degli indagati sono finiti quattro degli investigatori che avrebbero torturato gli arrestati, ma ormai la prescrizione coprirà tutto.

  • Di Geri Steve (---.---.---.243) 22 giugno 2012 18:47

    Certo, l’elenco è impressionante.

    Io depennerei il caso Sandri-Spaccarotella perchè non c’è il sadismo su un arrestato e perchè ci credo poco che con una pistola e a quella distanza si volesse colpire proprio quella persona.
    Forse alcuni casi sono dovuti a impreparazione degli agenti che eccedono in violenza perchè hanno o hanno avuto paura di essere sopraffatti, ma è chiaro che la gran parte, forse tutti, sono casi di violenza deliberata dovuti a volontà punitiva e/o a sadismo.

    Sono anche certo che quegli agenti torturatori avevano già manifestato le loro tendenze in episodi precedenti che sono rimasti occultati e, molto probabilmente, sono stati incoraggiati da colleghi e superiori a proseguire. Lo si deduce dall’abbondante omertà sempre riscontrata, dal caso Aldrovandi al caso Cucchi, per non parlare del G 8 e del caso "uno bianca", mai chiarito nelle sue tante complicità.

    Se non si indaga e non si colpisce decisamente in quella direzione, questi drammi incivili proseguiranno, anche se la maggioranza di poliziotti, carabinieri, carcerieri ecc, sono persone perbene, che però hanno difficoltà ad opporsi a questo "spirito di corpo" di stampo criminale e fascista.

    Come spesso accade, il pesce puzza dalla testa, anche se ad essere condannati sono soltanto agenti di basso livello.

    • Di Paolo Gazzola (---.---.---.106) 23 giugno 2012 12:10
      Paolo Gazzola

      A me un poliziotto che spara in mezzo all’autostrada verso un gruppo di persone fa paura eh.

    • Di (---.---.---.180) 23 giugno 2012 16:48

      ma vaffanculo va

    • Di Sandro kensan (---.---.---.65) 23 giugno 2012 17:47
      Sandro kensan

      Chi ti dice che la maggioranza dei poliziotti...? A me sembra il contrario ovvero che è risaputo che i poliziotti picchiano anzi come nel caso della pedofilia nella chiesa molto sovrabbondante rispetto alla gente, si va a fare il poliziotto per picchiare.

      I fatti delle uccisioni sono solo la punta dell’iceberg, per uccidere un uomo ci vuole molto sadismo, ci vogliono molti colpi, in effetti bisogna rompere contemporaneamente costole, stomaci, crani, non basta rompere una costola. Chi è mediamente sadico nella Polizia non ha nulla da temere, i casi che emergono sono solo quelli di estremo sadismo.

      E anche gli estremamente sadici sono piuttosto in regola in quanto è risaputo che il loro comportamento è socialmente accettato sia all’interno della Polizia, sia all’interno dei media sia all’interno dell’apparato politico, sia all’interno dell’apparato giudiziario. Basta vedere le sentenze o le mancate sentenze.

      I violenti sono la normalità, tipo quei due poliziotti che hanno parcheggiato la volante in divieto di fermata per acquistare un pacchetto di sigarette dove sono stati fotografati con telefonino da figlio e madre, portati immediatamente in caserma e rilasciati in seguito. Un sopruso normale che non ha paura della gente in quanto la gente è un gradino sotto la legge che loro rappresentano.

      Anzi direi di più, questi fatti sono per insegnare alla gente ad avere paura di loro, a temere per la propria vita o per un arresto o per essere fermati.

      it.wikipedia.org/wiki/Dredd_-_La_legge_sono_io

    • Di (---.---.---.45) 29 giugno 2012 20:46

      ma vai a farti dare dentro il culo stronzo, che quando li chiamavate carne da macello perché servi dello stato andava bene. avete sempre voluto dare addosso alle forze dell’ordine e creare sfiducia nelle istituzioni. Adesso va bene se uno dice che un poliziotto è un assassino e un magistrato e la persona più affidabile del mondo, invece sono proprio questi ultimi che ti mandano in galera innocenti e lasciano i delinqunti liberi di circolare.

      CRETINO

  • Di (---.---.---.204) 24 giugno 2012 10:47

    Ben vengano questi articoli in un Paese dove la memoria è sempre, sempre troppo corta...


  • Di (---.---.---.177) 26 giugno 2012 20:34

    Certo certo... i poliziotti dovevano farsi massacrare e magari farsi sottrarre anche l’arma di ordinanza .. bene bene continuiamo cosi’ tutti a favore dei delinquenti drogati e teppisti e tutti contro le forze dell’ordine anche quel de andre’ a me non mi e’ mai piaciuto una lagna di canzoni del czo! Vorrei ricordare a tutti i buonisti che un carabiniere SANTARELLI e’ deceduto dopo mesi di coma per colpa di uno di questi stronze tti!

    • Di (---.---.---.45) 29 giugno 2012 21:02

      Ma non hai capito come devono funzionare i loro livelli di civiltà: un poliziotto deve morire in servizio, magari con una bella medaglia alla memoria (tanto era carne da macello e se si è fatto ammazzare era perchè non adatto al lavoro, era un meridionale che scappava dalla fame o dalla disoccupazione), un tossico è un disadattato che deve manifestare il suo disagio picchiando un agente o un carabiniere, rubacchiando in giro; un delinquente, se fa il suo dovere, deve ammazzare il poliziotto. E’ sono questi che ti scrivono 10-100-1000 Nassirya. Con i loro politicanti che poi si difendono dicendo: ma no non l’hanno scritto i nostri ma qualche esaltato da non pèrendere in considerazione. Così come quel testa di cazzo che manifestava alla TAV e inveiva verso gli agenti, dopo ti va a dire in televisione che dopo aver provocato i carabinieri gli ha detto che però lui voleva bene a tutti, anche a loro (che testa di cazzo). Oggi le forze dell’ordine, non riescono a fermare nemmeno uno zingaro che borseggia alle stazioni perche comunque trovano un magistrato che stà due anni a indagare perché raccontano la frottola di essere stati picchiati (magari, ma come dico io) e tu che sei lo scippato devi fare il tuo semplice dovere di vittima.

    • Di (---.---.---.164) 30 marzo 2013 12:13

      Si vede che tu non hai capito proprio niente dell’articolo.... Qui stiamo parlando di casi di sadismo, prendi per esempio il caso Aldrovandi, l’avevano già immobilizzato, che bisogno c’era di massacrarlo dopo? Poteva forse sfilargli l’arma lui? quello è omicidio, punto. Non è l’attegiamento che dovrebbero avere le persone che, in teoria, dovrebbero proteggerci. Io non ci sto.

  • Di (---.---.---.221) 30 giugno 2012 02:49

    UN ILLUSO SOGNATORE CHE SOGNA E CHE SPERA IN UNA ITALIA MIGLIORE A CUI TUTTI , MA PROPRIO TUTTI DOBBIAMO CONCORRERE A REALIZZARE.

    ESISTE UN LUOGO COMUNE NEL QUALE HO SEMPRE CREDUTO ED IN CUI PREFERISCO CONTINUARE A CREDERE , IN SINTESI IL VECCHIO DETTO : "ITALIANI BRAVA GENTE", SPERIAMO CHE GLI ITALIANI , TUTTI , CAPISCANO CHE SIAMO STATI TROPPO SCHIAVI, NEL SENSO LETTERALE DEL TERMINE, PER POTERCI PERMETTERE IL LUSSO DI FARCI DEL MALE TRA NOI STESSI, BASTEREBBE PENSARE CHE: A VITA E’ NA ROTA OGGI A ME DIMAN A TE’, E FORSE SI CAPIREBBE CHE E’ PIU’ UTILE AIUTARSI VICENDEVOLMENTE , PIUTTOSTO CHE SCANNARCI. 

     

  • Di (---.---.---.29) 30 giugno 2012 20:31

    Ce ne fossero di poliziotti cosi!!! Non avremmo paura di andare la notte a prendere un gelato con la paura che un drogato simile ci infili sotto con lauto! w le forze dell ordine e che quando vedano un drogato picchino forte m mse si ribella!

  • Di (---.---.---.208) 1 luglio 2012 18:45

    MI dispiace per la morte del ragazzo ma i poliziotti dovevano essere assolti e anche premiati! Il chiamiamolo ragazzo ma era maggiorenne da come si legge era una furia verso i poliziotti e auto di servizio era appena uscito da un locale imbottito di droghe pesanti cosa volevate che i poliziotti dovevano accarezzarlo? Hanno rischiato la vita .SOLIDARIETA’ AI POLIZIOTTI! cE NE FOSSERO DI PIU’ A PROTEGGERCI LA NOTTE DA QUESTI MATTI CHE GIRANO DROGATI.Quando poi in tv mattina vedro’ intervistare mamme che hanno perso i figli per colpa di drogati simili alla guida di un auto e che magari diranno che non si fa prevenzione.... gli faro’ un bel vfan clo. Il ragazzo era stato fermato solo per chiedergli i documenti e per aver bisogno di aiuto i poliziotti figuratevi cosa stava combinando questo povero bambino.

  • Di (---.---.---.33) 10 luglio 2012 02:31

    Carlo venne colpito subito dopo aver afferrato da terra un estintore. così come scritto sembra che carlo volesse togliere l’estintore dalla strada perchè intralciava la circolazione.

  • Di (---.---.---.217) 29 marzo 2013 23:34

    si si, che vengano da me, e poi non si riconosceranno le facce l’un l’altro

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