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 Home page > Tribuna Libera > Non capisco l’entusiasmo del PD di Letta

Non capisco l’entusiasmo del PD di Letta

Sui talkshow sto assistendo a dibattiti surreali post elezioni amministrative. Soprattutto è l'entusiasmo del PD che lascia veramente esterefatti. Difatti se si analizza i risultati del voto il PD ha perso voti rispetto alle amministrative precedenti, risultato percentualmente mascherato solo dalla forte diminuzione di votanti, complessivamente meno della metà degli aventi diritto.

 

Ora se Oscar Farinetti, tra il serio ed il faceto, vuole fondare un partito dei "NO VOTO", che sarebbe una contraddizione in termini, non è meno contradditoria la proposta del PD sui ballottaggi. A Roma Gualtieri ha ribadito che non metterà mai in giunta un grillino e neppure farà preaccordi con Calenda. Se è plastica la posizione nei confronti del M5S, dopo che il PD per cinque anni in sintonia con il governatore del Lazio Zingaretti (PD), ha aggredito quotidianamente la sindaca Raggi con fuoco alzo zero, meno chiara è quella nei confronti di Calenda. In sostanza al ballottaggio Gualtieri chiede sostegno a tutti, escludendo qualsiasi accordo. Poiché i ballottaggi per propria natura sono divisivi, ovvero o voti a destra o voti a sinistra, non si capisce chi dovrebbe accogliere il suo invito. Contemporaneamente Letta va dicendo che il suo obiettivo politico è ricostituire una sorta di ULIVO bis di prodriana memoria. Ovvero mettere in unico contenitore tutti coloro che si risconoscono in un fantomatico centro sinistra, nel quale ovviamente il PD sarebbe il perno federatore "primus inter pares", aprendo anche allo stesso Renzi, ovviamente a Calenda e allo stesso Conte. Quindi la cosa curiosa è che tutti dovrebbero riconoscersi in questo campo allargato, a prescindere dai comportamenti del PD. Perché un PD che sta con Calenda e Renzi è una cosa, tra l'altro già sperimentata e che ha portato il PD ai minimi termini. Un PD che sta con Conte è ben altra cosa e ha ripreso una boccata di ossigeno. A meno di non pensarla come Maria Giovanna Maglie che, sulla Rete 4 di ieri, ha spiatellato una verità al contrario, ovvero che chi si allea con il M5S va incontro a disastri. Difatti la Lega che ha formato il Conte 1 insieme al M5S è passata, seppur temporaneamente, dal 17% al 34%, poi Salvini ci sta mettendo del suo per ridimensionarla. Mentre nel Conte 2 il PD moribondo ed in preda a scissioni, alleandosi con il M5S, ha risollevato la cresta tanto da risultare il vincitore "virtuale " delle elezioni amministrative. Questo tanto per stigmatizzare il livello di attendibilità di certi opinionisti in servizio permanente.

Semmai in queste alleanze, o intese di programma come dir si voglia, chi ci rimette è sempre e comunque il M5S. Ergo, non solo per coerenza ma anche per un sano spirito di giustizia, io mi sento di suggerire agli elettori romani del M5S di non votare Gualtieri. Perché a tutto c'è un limite e la dignità va comunque salvaguardata. Arrivo a dire, da uomo di sinistra, che piuttosto dovrebbero votare Michetti del centro destra. E non è una ripicca, ma è il segnale di tornare con i piedi per terra, perché la protervia è un indicatore che non va sottovalutato, soprattutto in un contesto come Roma dove il PD ha già espresso il peggio di se stesso.

Per quanto riguarda Conte mi aspetto una posizione chiara. Un primo segnale lo ha dato oggi dicendo, intervistato da Tagadà ( La7), che il M5S non è un ramo di nessun albero (leggi Ulivo) ma è un albero a se. Dopo di che se il PD vuole reinglobare il reietto Renzi e il pariolino Calenda faccia pure ma, a questi punti, il M5S deve rimanerne fuori .

Piuttosto sia Conte a diventare il federatore di una vera sinistra che sia alternativa alla destra.

Foto Wikimedia

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