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 Home page > Attualità > Politica > No a un ministro dell’Interno secessionista: Maroni si dimetta

No a un ministro dell’Interno secessionista: Maroni si dimetta

Sono tornati alle buffonate. Dal Monviso alla Laguna Veneta, la sacra acqua del dio Po è tornata a rappresentare il folklore leghista in tutta la sua forza. Ma è una forza stanca, ridicola, dove del discorso di Bossi, il Maometto padano, non si è capito niente. Ha parlato di ciabatte da indossare per non farsi male, se l’è presa con i Savoia. È tornato a invocare la secessione, l’indipendenza della fantomatica e mitologica Padania. Ha pensato addirittura di indire un referendumper staccare i sacri pascoli erbosi del produttivo nord dalla corrotta Roma ladrona.

Tutto questo non è poi così grave: Bossi ormai è quello che è, inutile ribadirlo ancora una volta. Le immagini e i suoi discorsi parlano chiaro. Grave è, però, che a dire quelle parole, ad applaudire chi invoca secessioni e divisioni, sia il ministro dell’Interno. Sì, perché Roberto Maroni, capo del Viminale, controllore supremo della macchina statale, capo delle forze di Polizia, non può comportarsi in questo modo.

Non si è mai visto al Mondo che un Ministro dell’Interno, mentre tiene a bada il Paese, lavori al suo disfacimento. L’uomo deputato a garantire la sicurezza pubblica in Italia che contemporaneamente, di verde incravattato, tuona contro quella stessa Italia, invocandone la prossima fine.

Maroni deve dimettersi. Subito. Se ha dignità, se è coerente. Soprattutto, se è così interessato a costruire lo Stato padano, abbandoni la cattiva e puzzolente Italia. Si rintani nei trenta metri quadrati a Monza, li confischi, e si autoproclami reggente della neonata Repubblica. Presti giuramento nelle mani di Bossi e formi il nuovo governo insieme a Calderoli, Borghezio e al Trota. Ma lasci subito il Viminale: non è più posto per lui.

Un uomo delle Istituzioni che invoca la secessione e infanga il Paese che lo stipendia profumatamente, non è degno di ricoprire la carica che gli è stata assegnata. Lui ha giurato sulla Costituzione, è ministro della Repubblica. Della Repubblica italiana. Se oggi è tornato (nuovamente) secessionista e indipendentista, abbracci in toto la causa padana e lasci il Governo. Guidi, come tuona spesso Bossi, quei "milioni di fucili" pronti a marciare su Roma.

Ma non tenga il piede in due scarpe, perché così è troppo facile. Non si può essere secessionisti la domenica e italiani il lunedì.

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