• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca Locale > Nessuna "manina" dietro il mercoledì nero dei trasporti napoletani

Nessuna "manina" dietro il mercoledì nero dei trasporti napoletani

Paola Imperi, FILT-CGIL: "l'Anm non ha credito dalle banche, il Comune di Napoli ha un debito con l'azienda di 260 milioni di euro, la Regione Campania di 40 milioni. Nel 2013 ci sarà l'unificazione dell'Anm con Metronapoli e Napoli Park".

 

Mentre continuano le polemiche sul clamoroso stop del trasporto pubblico napoletano di mercoledì 30 gennaio, causato dall’assenza di gasolio per il rifornimento degli automezzi; una vicenda finita sui giornali nazionali e stranieri (celebrata anche in una divertentissima vignetta di Makkox), per la quale il sindaco De Magistris ha gridato al complotto, arrivando ad evocare anche la sineddoche della "manina", l'ormai classica figura retorica simboleggiante l'intervento divino o dei poteri occulti nelle cose terrene del belpaese; le organizzazioni sindacali non mancano di fare il contrappunto sullo stato reale dell’Anm (L'Azienda Napoletana di Mobilità).

Dietro il mercoledi nero dei trasporti, a quanto sembra, non ci sarebbe stata nessuna misteriosa “manina”, ma solo una prevedibilissima perfect storm causata dalla cronica carenza di liquidità che pesa come un macigno sui servizi della terza città d'Italia. Per Paola Imperi, lavoratrice dell’Anm e rappresentante FILT-CGIL, “l’unico problema dell’azienda è il ritardo dei pagamenti dei corrispettivi dei contratti di servizio pubblico. Il credito con il comune di Napoli, cumulatosi dal 2007, si aggira sui 260 milioni di euro. Un altro credito di 40 milioni di euro è con la Regione Campania. A questo si aggiunga che le partecipate del comune di Napoli, come l’Anm, che svolge un servizio strategico per la città, non rientrano nelle spese essenziali del comune di Napoli, per cui i pagamenti seguono la procedura del cronologico, ferma a maggio 2008”. 

Una situazione, comune a quasi tutti gli enti di trasporto pubblico che operano in Campania, che sta causando il ricorso all’indebitamento presso gli istituti bancari ed un rallentamento dei pagamenti presso tutti i fornitori, quindi gasolio, pezzi di ricambio, istituti assicurativi, etc. “Il nostro parco automezzi è corposo ma in gran parte vetusto”, prosegue Imperi, “ed ogni giorno, in assenza di pezzi di ricambio, i meccanici fanno miracoli per permettere al materiale rotabile di uscire dalle rimesse. Alcuni mezzi poi sono fermi perché non hanno ancora il tagliando assicurativo.

Se allora il problema del pagamento dei fornitori è datato, come è stato possibile in passato permettere ai veicoli di circolare? “Il problema c’è sempre”, prosegue Imperi”, “ed in passato è sempre stato risolto solo grazie ai fornitori che hanno fatto credito all’azienda, oppure perché venivano pagati in parte, consentendoci di avere il gasolio. Ovviamente, se non c’è possibilità di pagamento, non c’è possibilità di accumulare scorte, quindi i tempi di rifornimento dell’ANM sono necessariamente molto più stretti di quello che dovrebbero. Questo problema si è accentuato nell’ultimo anno, e già a fine dicembre avevamo tenuto una riunione con le rappresentanze della giunta di Napoli in cui ci era stato comunicato che il Comune e l’azienda stavano tentando di ottenere un credito dalle banche per fare fronte alle imminenti scadenze: retribuzioni, assicurazioni, il gasolio, etc...”.

L’Anm ha già effettuato un processo di razionalizzazione del personale ed attualmente conta 2200 maestranze, di cui 1200 autisti, circa 200 amministrativi e circa 300 addetti alla manutenzione. Il resto sono divisi tra personale di esercizio indiretto, controllori, ausiliari, etc. I dirigenti sono solo 6, più l’amministratore unico. Proporzioni perfettamente in linea con altre grandi aziende di trasporto pubblico locale, come l’ATM di Milano, in cui i dirigenti sono lo 0,3% del personale complessivo, mentre il personale di esercizio (64%) ed addetti alla manutenzione (23%) sommano complessivamente l'87%; e la GTT di Torino, terzo gruppo in Italia, con 5.500 dipendenti, di cui 2800 conducenti, la cui collocazione sul mercato del 49% delle quote di proprietà del comune ha visto le offerte di acquisto di giganti europei come i francesi di Veolia, gli inglesi di Arriva ed i tedeschi di Deutsche Bahn. Cifre non lontane persino da quelle della prestigiosa azienda di trasporto parigina RATP, modello di riferimento per il trasporto pubblico europeo nella grandi città, in particolare per l'urgente ristrutturazione dell'ATAC di Roma, che invece impiega oltre 1000 dipendenti nelle aree di staff.

L'Anm aderisce al Consorzio Unico Campania, di cui fanno parte 14 aziende di trasporto pubblico (Air, Amts, Anm, Circumvesuviana, Ctp, Cti/Ati, Cstp, Eavbus, Metrocampania Nordest, Metronapoli, Sepsa, Sita, Trenitalia). Il consorzio gestisce la tariffazione integrata del servizio di trasporto pubblico, che necessita di cospicue risorse pubbliche, per la differenza di costi tra i diversi servizi. In particolare a Napoli, a differenza di altre città italiane, il ricavo a chilometro del servizio della sola Anm deve tenere conto dell'eterogeneità del sistema di trasporto, dislocato in una città che oltre ad avere uno dei livelli più alti di urbanizzazione d'Europa, ha uno dei centri storici più grandi d'Italia e fa i conti con i dislivelli e le caratteristiche morfologiche del territorio. Un servizio quindi che non viaggia solo su gomma, ma viaggia anche su rotaia, fino agli ascensori comunali, anch'essi gestiti dall’Anm. 

Allo stato attuale le speranza affinché non avvenga l’implosione del trasporto pubblico sono legate alla fusione dell’ANM con Metronapoli, e con Napoli Park, che dovranno diventare un soggetto unico, una holding dei trasporti, così come previsto dalla delibera di fine novembre del Comune di Napoli, per il riassetto delle partecipate. “Nel piano di riassetto è prevista anche la cessione di una parte del patrimonio comunale alle partecipate”, precisa la rappresentante sindacale, “ciò dovrebbe costituire un elemento a garanzia dei prestiti con le banche. Si tratta di un percorso sostenuto dai sindacati, e che dovrebbe riguardare anche il resto delle circa 130 aziende di trasporto passeggeri, pubbliche e private, esistenti in Campania. Nel cronoprogramma di inizio anno il piano di accorpamento, per la città di Napoli, dovrebbe essere realizzato entro la metà del 2013. Naturalmente dipenderà dalle sorti finanziarie e politiche del Comune di Napoli”.

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares