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Natasha Korsakova: intervista alla violinista greco-russa

Qualche settimana fa ci aveva detto la sua sull'orrenda guerra in Ucraina. Stavolta il colloquio con l'insigne musicista si addentra su argomenti decisamente diversi e molto piacevoli, parlando di tutto e di più, spaziando dalla sua carriera musicale a quella di scrittrice. E c'è spazio pure per una notizia sorprendente inerente ad un famoso giornalista...

Ciao Natasha. Tu recentemente hai dato alle stampe un libro giallo che si annuncia molto avvincente: ce ne vuoi parlare?

Ciao Alberto e grazie. Cerco di parlartene in un modo succinto. Il mio primo libro, in originale scritto in tedesco, racconta del segreto di un violino antico e misterioso; di una straordinaria agente musicale trovata uccisa accanto alla sua scrivania; di un killer spietato, di un Commissario "vecchio stile", dell’intrecciarsi di ambizioni e di ricerca della ricchezza, di un groviglio di passioni famigliari… Questi elementi combinati fra loro formano il cocktail di questa storia di omicidio.

Perché hai deciso di ambientarlo in Italia?

La scelta del Paese è stata facile. Parallelamente a questa storia thriller parlo anche di un bellissimo violino di Antonio Stradivari, costruito a Cremona all’inizio del XVIII secolo. Il mio vuole essere un contributo al fatto che la liuteria del `700 è da sempre la più famosa e straordinaria al mondo. Quindi, la decisione di ambientare il romanzo in Italia, a Roma, è stata molto naturale. Il protagonista è un Commissario italiano di origine Pugliese che, già dalle prime pagine, mi ha dato l’impressione di essere una persona che conoscevo già da sempre. I misteri dello scrivere 

Quando hai iniziato la tua carriera di scrittrice?

Scrivevo racconti brevi già da ragazza nel periodo della scuola obbligatoria; qualche anno dopo, all’età di 18 anni, mi sono trasferita in Germania e ho potuto pubblicare in Austria il mio primo racconto scritto in tedesco, lingua che nel frattempo avevo imparato. 

Solo più tardi ho avuto l’idea di scrivere qualcosa di più ampio, un “thriller musicale”, visto che potevo scrivere del mio mondo che conosco benissimo, e visto che non esistono tanti libri del genere in questo ambito. Mai avrei pensato, però, che sarei arrivata a scrivere una storia di ben 440 pagine!

Così, pian pianino è nata “Tödliche Sonate” (“Sonata letale”), titolo che è diventato “L’ultima nota di violino” nella versione italiana. Devo ammettere che le continue frequentazioni di editori assieme al mio padre adottivo, l’affermato giornalista e scrittore italiano Antonio Caprarica, mi hanno acceso la fantasia e sono state fonte di grande ispirazione!

Apriamo una piccola parentesi: il famoso giornalista Antonio Caprarica è tuo padre adottivo? Non lo sapevo!

In effetti si! Alla fine dell’anno 1994 ci siamo conosciuti durante un concerto all’Ambasciata Italiana di Mosca, dove Antonio lavorava come capo dell’ufficio di corrispondenza Rai di Mosca. Mia madre Iolanta ed io eravamo sul palcoscenico, Antonio tra gli spettatori. Lì si sono conosciuti, innamorati ed hanno cominciato il loro rapporto.

Solo un anno dopo, Antonio è stato trasferito dalla RAI da Mosca a Londra, con le stesse mansioni dirigenziali di Mosca, e v'è andato insieme a mia madre. Per lungo tempo, Londra è diventata quindi come la mia seconda casa, anche se non mi ci sono mai trasferita.

Il mio rapporto con Antonio è stato fin da subito molto cordiale e soprattutto amichevole. Sicuramente anche grazie al fatto che tante cose le vediamo quasi allo stesso modo. Lui è come un’enciclopedia e il suo humor assolutamente eccezionale. Tutt’oggi resto puntualmente affascinata della sua saggezza. Durante tanti anni di vita felice con mia madre, anche il nostro rapporto è diventato umanamente sempre più profondo. Lo consideravo mio padre adottivo tanto prima che lo diventasse ufficialmente.

Il destino ha voluto che io perdessi mio padre Andrei (aveva solo 44 anni) quando io ero una ragazzina. Allo stesso tempo mi ritengo estremamente fortunata nell’aver potuto incontrare Antonio, che ha avuto un'influenza davvero significativa e meravigliosa su di me, sul mio sviluppo e sulla mia vita intera.

Okay, torniamo a noi... chi sono i tuoi giallisti preferiti?

Ne leggo diversi. Pochi anni fa ho divorato quasi tutti i gialli dello svedese Henning Mankell. Oggi ammiro i libri di Andrea Camilleri, dell’americana Sandra Brown, dell’austriaca Ursula Poznanski (che è anche una mia carissima amica), ma anche di Donna Leon, l’inventrice del Commissario Brunetti. Inoltre i classici di Theodor Dreiser e di Anton Tchechov... Parlando 5 lingue [Tedesco, Inglese, Russo, Italiano e Danese, ndr], e cercando di non “perderle”, rileggo per esempio in danese i romanzi di Peter Høeg oppure libri di scrittori russi, come in particolare i divertentissimi Ilf & Petrov.

Pensi di scrivere ancora in futuro?

Assolutamente sì. Sto lavorando al terzo caso del Commissario Di Bernardo, che verrà pubblicato l’anno prossimo in paesi di lingua tedesca. Contemporaneamente vorrei scrivere ancora un thriller con altri protagonisti, ambientato in Germania e in Italia. Vedremo dove mi porterà la fantasia…

Parliamo adesso un po' della tua carriera musicale: qual è stata la tua ultima esibizione?

Uno degli ultimi concerti musicali è stato a Milano, suonando il Concerto di Mendelssohn-Bartholdy con l’Orchestra dell'Università Milano-Bicocca; e di recente ho suonato anche in un paio di recitals in USA. Suono anche molto spesso e volentieri durante le presentazioni di miei libri, facendo così una connessione stretta tra letteratura e musica. Alcune serate di questo tipo le ho appena fatte pochi giorni fa sia in Germania che in Italia.

Tu hai suonato in tutto il Mondo: qual è stata sinora la tua performance preferita, quella di cui vai più fiera?

È molto difficile dare una risposta a questa domanda… Ogni concerto è un’esperienza diversa e unica: e questo comporta numerosi parametri come il contatto con il pubblico, il rapporto tra il mio suono e l’acustica della sala, il mio sentimento momentaneo sul palcoscenico, la predisposizione delle mie mani, ma anche della mia mente e della mia anima. Un'esperienza concertistica che mi ha particolarmente emozionato, e che si intreccia con le emozioni attuali della guerra, è stata, molto tempo fa, l’esecuzione del concerto nr. 1 di Shostakovich nel grande Teatro di Odessa, dove è stata fatta negli anni '50 la prima esecuzione mondiale con il violinista David Oistakh.

Perché suoni prevalentemente da solista?

Da bambina sognavo, in effetti, di suonare in una grande orchestra. Mio nonno paterno era primo violino dell’Orchestra della Radiotelevisione Statale Russa di Mosca, e lo guardavo con grande rispetto. Il fatto di suonare violino da seduti mi sembrava affascinante e comodo, invece mio padre, un solista straordinario, si esibiva sul palco stando sempre in piedi, e questo mi piaceva di meno. Ma ben presto avrei cambiato idea :-)

Adoro suonare da solista perché sono indipendente, creativa e molto spontanea, e posso scegliere di suonare una frase come mi pare, a seconda della mia ispirazione del momento. Ma adoro suonare musica da camera con altri musicisti, in formazioni di duo e trio, fino all’ottetto

Qual è stata la location più bella in cui ti sei esibita?

Esistono davvero meravigliose sale sia in Europa, che Asia, che in America del Nord e del Sud. Ognuna ha un suo fascino particolare. Ricordo con grande piacere la Santory Hall a Tokyo, la Wigmore Hall di Londra, l’Opera Comique di Parigi, la Philharmonie di Berlino, la Musikhalle di Hamburg… Ripenso con particolare orgoglio al concerto nella Sala Nervi in Vaticano, davanti a Papa Benedetto XVI e 8000 persone, ma anche ad un concerto a Sirmione, su un palcoscenico bellissimo rivolto sul Lago di Garda, dove proprio con le ultime note del concerto è scoppiata una tempesta pazzesca. Ma anche alla mistica atmosfera nel Teatro Grande del Parco Archeologico di Pompei. E tante, tante altre sale…

Chi sono i tuoi musicisti e compositori preferiti, quelli che ispirano la tua musica?

Quasi sempre i miei compositori preferiti sono quelli che sto suonando nel momento attuale. Ma generalmente non basterebbe lo spazio di questa intervista se dovessi menzionare tutti i compositori senza i quali non riesco più ad immaginare il mio universo musicale. Quindi, anche se mi duole il cuore dover escludere numerosi geni da questa piccola lista, non riesco ad immaginare la mia vita senza la musica di W.A. Mozart, J.S. Bach, L. van Beethoven, P. Tchaikovsky, J. Brahms, F. Schubert, G. Verdi, G. Rossini, D. Shostakovich, S. Prokofiev, A. Piazzolla e S. Rachmaninov!

Già da quando ero piccola, la mia più grande ispirazione musicale è stata senza dubbio mio padre Andrei Korsakov (1946-1991), che era un grandissimo virtuoso di violino con un animo estremamente profondo. La sua improvvisa scomparsa in età ancora molto giovane è stata la più grande tragedia della mia vita. Fortunatamente ci ha lasciato davvero molte incredibili registrazioni, che amo tutte, tra le quali alcune in duo con mia madre, la pianista Iolanta Miroshnikova, che lo accompagnava spesso anche nelle tournees.

Un altro violinista che ho sempre stimato è stato Zino Francescatti (morto come mio padre nel 1991), ma anche l’italiano Uto Ughi, i cantanti Renée Fleming e Thomas Hampson, il pianista Maurizio Pollini...

Impossibile non menzionare il mio compagno, il violinista e virtuoso italio-svizzero Manrico Padovani, che spesso, studiando e suonando nella stessa casa, mi ispira molto e mi permette sovente di farmi avvicinare a composizioni del repertorio che non avevo ancora suonato. Spesso ci chiedono se la competizione può intaccare il rapporto di coppia, ma non è il caso da noi: invece di pensare di chi di noi è migliore dell’altro, mettiamo i programmi, concerti e registrazioni insieme, affinché chiunque possa sentire quanto siamo diversi ma anche quanto siamo simili.

Ascolto spesso e volentieri anche altri generi di musica: Dire Straits, Elton John, Paolo Conte, Billy Joel, Eros Ramazzotti… solo per menzionarne alcuni.

Ma come è iniziata la tua passione per la musica? Merito del padre?

Direi merito di tutta la famiglia! Da parte di mio padre io appartengo alla quinta generazione di musicisti, la terza da parte di mia madre. È stato quindi un passo molto naturale diventare musicista. Ho cominciato a cantare da piccolissima, iniziando a suonare il pianoforte a 3 anni e il violino a 5. Il fatto che sono diventata violinista e non pianista è stato comunque merito piuttosto di mia madre, grande pianista e persona meravigliosa, che per motivi intelligenti e pratici ha espresso a mio padre il desiderio che io diventassi violinista. Le prime lezioni di violino le ho avute da mio nonno Boris. Sono stata sua allieva per 6 anni e spesso mi dava lezione giornalmente. È lui che ha svolto il lavoro più complicato. Quando è scomparso suonavo già spesso in giro per la Russia. È stato a questo punto che sono diventata allieva di mio padre, che mi ha anche insegnato tanto anche se, viste le sue continue tournées, non mi dava troppe lezioni...

Gli anni passano per tutti, ma per te sembrano passare molto lentamente, e non mi riferisco soltanto al tuo aspetto esteriore ma anche al tuo spirito interiore molto positivo, estroverso, vitale e giovanile: la musica aiuta a mantenersi giovani?

Sei davvero gentile! Rimanendo onesti devo dire però che anche io non sono sempre e solo contenta e tranquilla, come potrebbe sembrare a prima vista. Sarai forse sorpreso nel sentire che non sono nemmeno una “ottimista di natura”: nelle situazioni incerte preferisco attendermi il peggio, per poi essere meno delusa in caso di un risvolto negativo. Quindi tanto più contenta se le cose volgono al meglio. Comunque sia, la musica, e soprattutto il mio stare spesso immersa nella natura facendo lunghissime passeggiate, mi aiutano sicuramente nel mantenermi giovane e fresca, grazie alle capacità balsamiche di queste attività sul corpo e sull’anima.

Come trascorri il tempo libero?

Adoro come detto le passeggiate lunghe in natura, nuotare, uscire con amici, mi piacciono i film ma anche cucinare. Dedico molto tempo agli animali. Nel frattempo casa nostra è diventata un crocevia di animali, soprattutto gatti, che passano regolarmente.

Attualmente sto cercando inoltre di aiutare e sostenere organizzazioni animaliste in Ucraina, dove persone fantastiche, nonostante mettano in pericolo la propria vita, cercano di salvare giorno per giorno gli animali dalla strada e dagli orrori della guerra

Per chiudere ti chiedo: hai un sogno da realizzare?

In verità ne ho due! Ma visto che sono sogni, preferisco tenerli (ancora) segreti. Grazie infinite Natasha! E' stato un piacere averti sulle nostre pagine. E tanti auguri per il libro: se scrivi come suoni, beh, allora sarà un capolavoro...

Il libro ha recentemente ricevuto il PREMIO EDOARDO KIHLGREN XIV EDIZIONE 2022.

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