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Napolitano e quelle parole non dette su Tav, pareggio di bilancio e Fiom

No, questo Presidente della Repubblica proprio non mi piace. Lo dico sapendo di entrare in un terreno minato. A parlare male di Napolitano si corre il rischio di essere messi insieme alla Lega, o a Belpietro, o a Sallusti. Brutte compagnie. Pazienza, vorrà dire che correrò questo rischio.

Cominciamo con la questione del Treno ad Alta Velocità in Val di Susa. L'opinione pubblica è divisa e sono divisi anche tecnici e scienziati. Non è mai stata costituita una commissione indipendente che con audizioni pubbliche e distribuzione di materiali divulgativi a livello di massa mettesse a confronto le opposte ragioni per far uscire tutta quanta la faccenda dal campo della propaganda. Governo, partiti in Parlamento e cordate di costruttori edili (Impregilo, CMC, ecc.) non la vogliono, e si capisce fin troppo bene perché. A questo punto, visto che un'intera vallata si oppone e visto che mai gli abitanti della Val di Susa sono stati consultati direttamente, è troppo chiedere al presidente Napolitano di intervenire, non per pronunciarsi nel merito - questo è ovvio - ma per far sì che venga avviato un dibattito pubblico che coinvolga i soggetti sociali interessati, tipo quello che ci fu al tempo del referendum sul nucleare, tanto per intenderci? Se Napolitano tiene alla democrazia, perché tace? E perché non ha voluto ricevere una delegazione di valsusini a Torino non più tardi di una decina di giorni fa? D'altra parte, non siamo solo noi, estremisti, che chiediamo un confronto pubblico. La leader della Cgil Camusso, pur nel ribadire il sì al Tav ha detto: "... è impensabile fare i lavori per anni con la valle contro". E Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi: "... il metodo migliore per sciogliere nodi così complessi è sempre e comunque quello del dialogo e del confronto".

Seconda questione, addirittura ancora più importante: l'introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione. Siccome tutti i partiti in Parlamento sono d'accordo su questo stravolgimento istituzionale, non sarà possibile sottoporre la questione a referendum abrogativo, dato che il referendum non si può fare se in Parlamento si raggiunge la maggioranza dei due terzi. Da notare che la modifica costituzionale in questione prevede che debbano essere in pareggio anche tutti i bilanci delle pubbliche amministrazioni, dei comuni, delle province e delle regioni, con conseguenze facilmente immaginabili sul welfare anche a livello locale. Ora, tutto questo sta avvenendo solo perché ce lo chiedono i banchieri e i burocrati di Bruxelles e solo per vie interne al Parlamento, nella più totale disinformazione dell'opinione pubblica. E' troppo chiedere che su una modifica così importante - e devastante - della legge fondamentale dello stato i cittadini possano discutere ed esprimere il proprio parere? E' eversivo chiedere di votare, almeno sulla Costituzione? Qual è l'opinione del Presidente della Repubblica?



Terza questione, non meno importante, l'ostracismo decretato contro la Fiom. Questo importante sindacato è stato estromesso dagli stabilimenti del gruppo Fiat con un diktat di Marchionne che ricorda gli anni più bui della Fiat, quelli di Valletta nel secondo dopoguerra. Qui è in ballo una questione di elementare democrazia del lavoro, che dovrebbe riguardare tutti: istituzioni, sindacati, partiti, cittadini. Non spetterebbe alla massima carica istituzionale di intervenire, non per entrare nel merito delle rivendicazioni sindacali ovviamente, ma per sollecitare un dibattito pubblico sulla questione? Non sarebbe la prima volta che tutto il Paese viene coinvolto in una questione apparentemente solo sindacale, come fu al tempo dell'abolizione della scala mobile fra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90. Ancora una volta, perché Napolitano tace?

Si dirà: Napolitano non ha il potere di affrontare queste questioni. Ma sulla guerra in Afganistan e sui bombardamenti in Libia il presidente della Repubblica ha parlato, eccome. E, purtroppo, dando il suo appoggio alla violazione dell'art. 11 della Costituzione, di cui dovrebbe essere garante. E, più recentemente, ha parlato per condannare l'uso della violenza, questione sacrosanta su cui siamo tutti d'accordo. Ma lo ha fatto unicamente allo scopo di completare l'accerchiamento istituzionale e mediatico del movimento No Tav. Dimenticandosi che violenza non è solo il lancio delle pietre, ma anche costringere un'intera popolazione a convivere per 30 anni con un cantiere di dimensioni colossali, con tutto quello che ciò comporta come polveri, gas di scarico, migliaia di camion e milioni di metri cubi di materiali di scavo contenenti amianto e uranio.

Mi piacerebbe un presidente della Repubblica meno rispettoso delle ragioni dei banchieri e dei burocrati di Bruxelles e più sensibile agli interessi degli italiani e alle ragioni della democrazia. Chiedo troppo?

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